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ROMA - La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha terminato le votazioni sugli emendamenti al testo dell'Italicum: tutte bocciate le richieste di modifica, molte sono invece decadute a causa dell'Aventino delle opposizioni che le avevano presentate. La Commissione tornerà a riunirsi domani, intorno all'ora di pranzo, per dare il mandato al relatore per l'Aula.

E' questo l'esito di una giornata convulsa, dopo il putiferio che si è scatenato per la sostituzione in commissione dei dieci deputati appartenenti alla minoranza dem, per la decisione delle opposizioni di abbandonare i lavori e per le polemiche contro l'ipotesi 'voto di fiducia' alla Camera (più contestuale braccio di ferro delle opposizioni a favore del voto segreto finale). In serata, nel corso della trasmissione Di Martedì su La7, la presidente della Camera Laura Boldrini ha manifestato le sue ansie: "Mi preoccupa quanto successo oggi sull'esame della legge elettorale, rappresenta uno strappo e mi auguro che tutti si adoperino per evitarlo".

"Avanti su tutto". Con un post su Facebook, Matteo Renzi a metà pomeriggio ha suonato la carica sulle riforme e sulla legge elettorale: "Fermarsi oggi significherebbe consegnare l'intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo". L'Italia ora corre "e noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti ma senza farci fermare da nessuno", ha scritto. Chi, insomma, pensa di mettersi tra lui e l'Italicum o le riforme, avrà il fatto suo.

Le opposizioni sono andate sull'Aventino e a rincarare la dose ci ha pensato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi: "Onestamente non capisco l'atteggiamento delle opposizioni che abbandonano i lavori, perché avviene così: la maggioranza esprime la sua linea politica. Credo che in realtà abbiano poca dimestichezza con le regole della democrazia, non capisco questo atteggiamento".

Fi sull'Aventino. "Noi dichiareremo l'inaccettabilità della posizione del Pd di sostituire la propria minoranza in commissione. Lasceremo al Pd tutta la responsabilità di approvarsi in commissione l'Italicum blindato, a disonore del Partito democratico stesso", ha annunciato Renato Brunetta a Montecitorio. Il capogruppo azzurro alla Camera ha poi confermato che Forza Italia avrebbe abbandonato i lavori della commissione Affari costituzionali sull'Italicum.

Trincea dopo il turn over. Un Aventino, quello dei berlusconiani, che è arrivato all'indomani del turn over in casa dem: in dieci, infatti, ieri sera sono stati mandati via dalla commissione Affari costituzionali, dove la riforma elettorale è approdata per la discussione sugli emendamenti (97) prima di arrivare in aula (lunedì 27 aprile). I deputati sostituiti sono tutti estranei all'area renziana. Anzi: sono tutti critici, ormai da mesi, sull'Italicum. La notizia, ratificata dall'ufficio di presidenza del gruppo Pd, era annunciata da giorni e conferma come, sulla riforma delle legge elettorale, il premier sia più che mai convinto a non concedere nulla al dissenso Pd. Ma la decisione, oltre a far salire in trincea il M5s che ha minacciato di non partecipare ai lavori della commissione, rischia di allargare ulteriormente la frattura interna ai dem con una buona fetta della minoranza pronta al contrattacco direttamente in aula.

Chi sono i 10 sostituti. Tra i membri che si sono riuniti oggi in commissione, c'erano anche 10 esponenti del Pd chiamati a sostituire i dissidenti. I 10 deputati sono David Ermini, Alessia Morani, Giampaolo Galli, Franco Vazio, Stefani Covello, Paola Bragantini, Stella Bianchi, Maria Chiara Gadda, Edoardo Patriarca e Ileana Piazzoni. Visto il clima teso, durante la giornata è scattata la caccia ad alcuni di loro. Dalla commissione è uscito Galli, ex Confindustria e tra i sostituti: i giornalisti lo hanno rincorso, incalzandolo con le domande. Il deputato dem alla fine ha perso la pazienza e ha alzato il tono della voce: "Io credo in questa legge elettorale, quindi sono qui e la voto non per vincolo di mandato ma per convinzione". Poi ha girato sui tacchi ed è andato via.

A sinistra. A ruota, anche Sel ha annunciato l'abbandono della commissione. Lo ha scritto su Twitter il capogruppo Arturo Scotto: "Renzi tratta la commissione come una sezione Pd. La sostituzione è un atto grave. Sel non partecipa a farse. Lasciamo i lavori e ci vediamo in aula".

Sc rimane. A cambiare idea, invece, è Scelta Civica che alla fine è rimasta in commissione per difendere i propri emendamenti. È stata così superata, alla luce di una riflessione nel partito, l'ipotesi circolata ieri di abbandonare i lavori. Sono cinque le proposte di modifica a firma Sc: uno introdurrebbe l'apparentamento delle liste, un altro metterebbe un tetto minimo di 5 e uno massimo di 15 alle pluricandidature, si raddoppierebbero i collegi riducendo al massimo a 40 i nominati, si stabilirebbe ex lege che in caso di elezioni in più collegi il candidato debba scegliere quello in cui la lista ha ottenuto il risultato peggiore (premiando così chi ha ottenuto preferenze), si stabilirebbe anche che alle elezioni possano concorrere anche i movimenti.

Bacchettata dal Pd. Dal Pd a replicare è Lorenzo Guerini, vicesegretario del partito: "C'è molta strumentalità. La voglia di fare cagnara intorno a questo passaggio non credo sia un servizio al lavoro parlamentare nè al Paese".

Lega fuori. Per tutta risposta, la Lega - e poi anche Fratelli d'Italia -  si è schierata con le altre opposizioni: "Non abbiamo alcuna intenzione di mischiarci ai burattini di Renzi e di fare il loro gioco. Per questo non parteciperemo alla commissione Affari costituzionali". Lo ha annunciato il deputato Cristian Invernizzi, capogruppo in commissione. "Questo - ha detto- è un ulteriore esempio di come Renzi utilizzi il parlamento a suo uso e consumo, per garantire a se stesso la poltrona, fregandosene dei drammi sociali ed economici del paese".

Italicum, Salvini: "Anche la Lega abbandonerà la commissione"


Pausa di riflessione e ripresa. Poco prima delle 17, il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto, ha chiesto un'ora di pausa affinché le opposizioni che hanno abbandonato i lavori riflettano. Ma, nonostante l'ora di sospensione dei lavori, le opposizioni non sono rientrate in commissione. Si è andati avanti, dunque, fino alle 19 con il voto degli emendamenti, circa una ventina, tolti quelli - decaduti - delle opposizioni. La Commissione tornerà a riunirsi domani, intorno all'ora di pranzo, per dare il mandato al relatore per l'Aula.

Nodo fiducia. Intanto, però, la mossa finale del governo per evitare di venire battuto in aula alla Camera sull'Italicum potrebbe essere, secondo l'agenzia Dire, la fiducia su ogni singolo articolo del testo. L'idea sarebbe di porre non una sola fiducia sul testo complessivo ma quattro distinte fiducie (gli articoli dell'italicum sono infatti quattro) eliminando quindi la possibilità di voto segreto su singoli emendamenti. Gli esponenti di vertice del Pd, ma anche il ministroBoschi, hanno sempre detto che la fiducia sarebbe 'l'extrema ratio'. E questa potrebbe essere sollecitata proprio dal rischio che in aula si crei un asse 'minoranza Pd-opposizioni' che nel segreto dell'urna manderebbe sotto la maggioranze e l'esecutivo.

Voto segreto. A insistere per il voto segreto è Forza Italia, con Brunetta che ha ribadito: "Renzi non ha più la maggioranza né alla Camera nè al Senato e per questo ha paura e vuole mettere la fiducia sull'Italicum. Ma noi glielo impediremo con il voto segreto, anche sulla votazione finale. Noi in aula riproporremo tutti i nostri emendamenti e chiederemo su ognuno di essi che si voti a scrutinio segreto. Se poi il governo metterà la fiducia chiederemo il voto segreto anche sulla votazione finale".