giovedì 23 aprile 2015

A breve sistemiamo anche i figli ed i nipoti di Aiello e poi siamo a posto. Tutto questo mentre i migliori giovani italiani scappano all'estero per essere giudicati in base alle capacità che hanno e non alle persone che conosco possibilmente dello stesso partito o dello stesso sindacato.


Grande amico di Maroni. Nonché suo avvocato di fiducia. Il governatore lumbard ha prima sistemato la moglie al Pirellone. Ora ha messo lui nel Cda dell'Expo.

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22 Aprile 2015



Quando il 20 aprile il decreto firmato da Roberto Maroni è arrivato sul tavolo dell'assemblea dei soci Expo, nessuno ha battuto ciglio, sollevato dubbi, posto questioni di opportunità.
La nomina di Domenico Aiello, avvocato personale del governatore lombardo ed ex legale della Lega Nord, nel Consiglio di amministrazione di Expo (unica new entry) in rappresentanza della Regione, che tanto sta facendo discutere, è passata a larga maggioranza.
Non è la prima volta che Maroni mischia governo regionale e partito, affari della Lega e affari della Lombardia. Già nell'ottobre scorso aveva nominato a capo della Lombardia Film Commission un ignoto commercialista, Alberto di Rubba, che Lettera43.it aveva poi rivelato essere l'amministratore delegato della Pontida fin, l'immobiliare del Carroccio.
IL PD CHIEDE LA REVOCA DELLA NOMINA. Ora è la volta di Expo. Il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, chiede che la scelta venga revocata: «Siamo francamente sorpresi, quella dell’avvocato Aiello è chiaramente una nomina inopportuna, visto che ricopre il ruolo di avvocato personale di Maroni proprio su vicende che riguardano Expo».
Ma dal Pirellone fanno sapere che il governatore non intende riconsiderare la sua posizione.
Del resto per Maroni quello con Aiello è più che un rapporto professionale. Sono amici, si frequentano da tempo e l'avvocato assiste l'ex segretario anche nell'inchiesta sulle assunzioni in Expo e Eupolis, ancora in corso, nella quale il governatore è accusato di aver dato illegittimamente un contratto di collaborazione nella società a una sua fedelissima. Nell'inchiesta è indagata anche la società Expo.

Da Catanzaro a Milano passando per Londra: la carriera dell'avvocato di Bobo

Classe 1969, nato a Palermiti, in provincia di Catanzaro, Aiello ha costruito la sua carriera nel penale societario, prima di avvicinarsi alla politica grazie al Carroccio. Dopo la laurea a Perugia, si è specializzato in diritto internazionale a Londra e ha cominciato a lavorare nello studio di famiglia.
Il suo rapporto con Bobo risale a quando Maroni era ancora ministro dell'Interno e fu indagato per presunta violazione della legge sul finanziamento ai partiti.
Aiello lo difese e nel 2012, quando scoppiò lo scandalo dei diamanti di Francesco Belsito, Maroni fece fuori lo storico avvocato della Lega, Matteo Brigandì, per dare l'incarico al legale calabrese.
IN UN ANNO PER LA LEGA 3 MLN DI SPESE LEGALI. Una scelta non felice per le casse del Carroccio. In un solo anno, il 2013, la Lega ha sborsato 3.102.723 euro per le spese legali, il 300% in più rispetto all'anno precedente quando erano state impiegate risorse per 538.288 euro.
Secondo il Fatto Quotidiano, solo per la faccenda dei diamanti, l'avvocato ha incassato dalla Lega più di 800 mila euro in 11 parcelle.
Troppo per Matteo Salvini, che, con le casse ormai svuotate e i dipendenti tutti in cassa integrazione, ha rinunciato a costituirsi parte civile nel processo a carico dell'ex tesoriere Belsito per non spendere ulteriori risorse in costi legali e ha affidato l'incarico di difensore a Claudia Eccher.
Anche per questo, dicono in via Bellerio, la scelta di Maroni di “riciclare” Aiello nel Cda dell'Expo, non è stata gradita dal segretario leghista.
LA MOGLIE DI AIELLO IN REGIONE. Eppure non è la prima volta che il governatore promuove la famiglia del legale. Appena diventato presidente della Regione, affidò alla moglie di Domenico, la signora Anna Tavano, ex direttore generale della Regione Calabria, la guida del dipartimento Infrastrutture e mobilità del Pirellone, incarico lasciato solo pochi mesi fa.
Qualche tempo dopo, Domenico è finito intercettato dalla Dda di Reggio Calabria: ai magistrati calabresi risultava essere in contatto con imprenditori sospettati di collusioni con la 'ndrangheta. In quelle telefonate c'erano anche dei colloqui giudicati dal procuratore generale della Cassazione troppo amichevoli con il magistrato milanese Alfredo Robledo che, secondo il pg, avrebbe riferito al legale notizie riservate su indagini in corso.
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