Migranti, la solidarietà di Renzi a Morandi
ore 13.2 del 24 aprile 2015
Il presidente del Consiglio ieri ha chiamato il cantautore dopo gli attacchi subiti per il suo post che difendeva gli immigrati
BOLOGNA - E alla fine, per Gianni Morandi, è arrivata la telefonata del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Dopo giorni di attacchi, critiche ma anche difese da parte dei suoi fan, dopo che persino il leader della Lega Nord Matteo Salvini gli ha consigliato di ospitare "i profughi a casa sua", ieri il premier ha espresso solidarietà al cantautore di Monghidoro, al centro di una querelle che ha appassionato la Rete e non solo.
Quel post su Facebook. Tutto è cominciato da un suo post su Facebook, il 21 aprile. Una foto che paragona le navi dei migranti italiani con quelle dei profughi che arrivano dall'Africa sulle coste del Mediterraneo. Della serie: "Vi ricordate come eravamo?". Un diluvio di commenti, molte critiche, qualche insulto. E il cantautore, incredulo, ha risposto a molti suoi fan dicendosi “senza parole per il nostro egoismo, la paura del diverso e il nostro razzismo”. C'è chi gli consiglia di ospitare i migranti "nelle sue ville". Lui non perde la pazienza: “Ho una sola casa, tutti forse no, ma qualcuno potrei accoglierlo”.
Un caso politico. Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, non si fa scappare l'occasione. E ieri, con un post su Facebook, attacca l'ex conduttore di Sanremo e lo invita, appunto, a "invitare i migranti a casa sua". Pronta la risposta del Pd: "E' facile cavalcare il razzismo e l'intolleranza in anni di crisi economica e sofferenza sociale. È più difficile dire parole di solidarietà e umanità, come ha fatto Gianni Morandi" dice Andrea De Maria, deputato e componente della segreteria di Renzi. Fino, appunto, alla telefonata del premier, che tende la mano al cantautore.
Facebook, che disastro. Ma ieri agli onore delle cronache è arrivato un altro caso di insulti pesanti via Facebook, sempre sul tema dell'immigrazione. Giuseppe Grasselli, candidato leghista a sindaco in un comune in provincia di Reggio Emilia, scrive sul social network "Zitta puttana", riferendosi alla giornalista Selvaggia Lucarelli, che aveva criticato il Carroccio. La sua reazione non si è fatta attendere: in diretta radio ha praticamente zittito il leghista, costringendolo alla fine a scusarsi, così come si è scusato tutto il partito, sfiduciando di fatto il candidato emiliano.
Quel post su Facebook. Tutto è cominciato da un suo post su Facebook, il 21 aprile. Una foto che paragona le navi dei migranti italiani con quelle dei profughi che arrivano dall'Africa sulle coste del Mediterraneo. Della serie: "Vi ricordate come eravamo?". Un diluvio di commenti, molte critiche, qualche insulto. E il cantautore, incredulo, ha risposto a molti suoi fan dicendosi “senza parole per il nostro egoismo, la paura del diverso e il nostro razzismo”. C'è chi gli consiglia di ospitare i migranti "nelle sue ville". Lui non perde la pazienza: “Ho una sola casa, tutti forse no, ma qualcuno potrei accoglierlo”.
Un caso politico. Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, non si fa scappare l'occasione. E ieri, con un post su Facebook, attacca l'ex conduttore di Sanremo e lo invita, appunto, a "invitare i migranti a casa sua". Pronta la risposta del Pd: "E' facile cavalcare il razzismo e l'intolleranza in anni di crisi economica e sofferenza sociale. È più difficile dire parole di solidarietà e umanità, come ha fatto Gianni Morandi" dice Andrea De Maria, deputato e componente della segreteria di Renzi. Fino, appunto, alla telefonata del premier, che tende la mano al cantautore.
Facebook, che disastro. Ma ieri agli onore delle cronache è arrivato un altro caso di insulti pesanti via Facebook, sempre sul tema dell'immigrazione. Giuseppe Grasselli, candidato leghista a sindaco in un comune in provincia di Reggio Emilia, scrive sul social network "Zitta puttana", riferendosi alla giornalista Selvaggia Lucarelli, che aveva criticato il Carroccio. La sua reazione non si è fatta attendere: in diretta radio ha praticamente zittito il leghista, costringendolo alla fine a scusarsi, così come si è scusato tutto il partito, sfiduciando di fatto il candidato emiliano.
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