venerdì 20 febbraio 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

MAMBO 

A destra caos, a sinistra il nulla: ci resta solo Renzi

Il premier gioca da solo. In democrazia non era mai successo. Ma non è colpa suMore Sharing Services

Il processo di disintegrazione del mondo politico sopravvissuto alla Seconda repubblica e nato nella fase di transizione verso la Terza procede con grande velocità.
E favorisce Matteo Renzi. Forza Italia è scoppiata. Silvio Berlusconi avrebbe potuto salvare la propria creatura e diventarne un simbolo. Invece ha scelto di stare in campo e ora assiste e partecipa alla sua deflagrazione.
Emergono nel partito forze che puntano alla ragionevolezza e personaggi folli, gente tentata da un nuovo centrodestra e altri convinti che il renzismo sia una nuova religione politica super partes.
È difficile capire dove potrà andare questo barcone di privilegiati che non riesce a trovare la sua Lampedusa.
TANTA CONFUSIONE A DESTRA. Raffaele Fitto potrebbe puntare ad allearsi con Angelino Alfano e Pierferdinando Casini, ma questo rassemblement saprebbe subito di antico.
Potrebbe tentare, per agganciare un mood di destra, di acchiappare la giovane Giorgia Meloni. Tuttavia la segretario di Fratelli d'Italia cerca spazio per sé, culturalmente è più vicina a Matteo Salvini anche se a differenza del leader leghista si sente ed è l’erede della destra vera e antica.
Lo stesso Salvini vede crescere la ribellione di alcuni luogotenenti del Carroccio di buona levatura, fra cui Flavio Tosi. È ben vero che solo Salvini ha il linguaggio che parla alla pancia della sua gente, che solo lui può portarla dal separatismo al lepenismo, ma prima o poi lo spillone nel suo palloncino qualche nemico di partito lo infilerà.
Di Beppe Grillo si può dire poco. L’area M5s è ancora vasta anche se non si comprende, se non dai sondaggi e dai disastri del blog del comico, quanta gente creda ancora in lui.

Renzi si è preso il centro della scena

Ecco allora che Renzi dilaga prendendo indisturbato il centro della scena.
L’uomo, lo ripeteremo noiosamente, ha numeri ma è ancora nella fase in cui non si capisce se sia un campioncino o un fuoriclasse.
I suoi errori vengono spacciati per successi. Il voler fare di testa propria, in Italia o all’estero, così che capita che la bella operazione-Mattarella gli faccia saltare l’alleanza del Nazareno con il buffo esito che ora è la sinistra Pd a chiedergli di abbracciare Berlusconi, anzi Renato Brunetta (ragazzi, ma quanto bevete?).
Per esempio dar l’idea alle cancellerie europee di essere un potenziale giocatore solitario con l’effetto che gli hanno commissariato la povera e incolpevole Federica Mogherini.
SULLA LIBIA IL PREMIER HA FATTO BENE. Tuttavia Renzi ha iniziato a ragionare un po’ alla grande. Per esempio sulla Libia ha dato prova di una prudenza che ha calmato molti bollori ed è risultata anche per me convincente. Il suo assillo di coinvolgere Putin è assolutamente ragionevole. Persino la sua prudenza sulla mozione pro-Palestina è un prendere tempo di fronte a una decisione che fra qualche settimana sarà tuttavia inevitabile.
Renzi continua a giocare da solo, a far da solo sistema politico. In democrazia non era mai successo. Non è colpa sua.
La verità è che l’uomo è arrivato e ha trovato due decenni di scontro assai banale fra berlusconiani e antiberlusconiani, incentrato nell’ultimo periodo sul “pilu”.
LA SINISTRA NON ESISTE PIÙ. Insisto nel pensare che il dramma della sinistra siano stati nell’ordine: la scarsa generosità dei suoi dirigenti, che invece di preparare una successione mettendo in campo forze vere, hanno promosso loro “famigli” e poi li hanno traditi; nel non aver capito che la revisione della cultura della sinistra non doveva esser lo schizofrenico viaggiare dal blairismo al pikettismo; che l’abbraccio con i giustizialisti è stato mortale.
Sarebbe  stato meglio perdere voti scontrandosi con loro (con Antonio Di Petro e Grillo poi è avvenuto) ma tenendo alta la bandiera che la politica non la decide un gruppo di magistrati.
Il simbolo di questa crisi è quell’onest’uomo di Bersani che ha detto a Renzi di non potergli fare il nome di nessun dirigente dei Ds per la presidenza della Repubblica perchè si elidevano fra di loro.
Lì i post comunisti si sono sciolti davvero. Il loro (nostro) popolo lo aveva capito prima.
Alcuni, come gli elettori emiliani, sono andati più in là, sbattendo la porta in faccia anche a Renzi.

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