Sul blog il capo va all'attacco dei parlamentari che hanno osato criticare l'intesa raggiunta sulla legge elettorale. E già che c'è ricorda a ognuno che tutti i portavoce sono utili ma nessuno è indispensabile
Ci risiamo. Beppe Grillo torna a cazziare i suoi eletti perché sono troppo indipendenti. Stavolta nel mirino c’è la legge elettorale e le critiche che sono arrivate nei confronti dell’accordo tra i tre maggiori partiti sul porcellum alla tedesca. Sul suo blog Beppe scrive il solito post senza nominare nessuno ma colpendo chi ha osato dissentire.
Beppe Grillo contro Roberto Fico e Paola Taverna
Spiega infatti Beppe che il 95% degli iscritti ha detto sì al sistema elettorale proposto al voto su Rousseau la settimana scorsa; poco gli interessa segnalare che quel sistema nulla c’entra con quello elaborato dal M5S quando aveva fatto la sua proposta politica e nulla c’entra anche con il Legalicum che avevano approntato dopo la sentenza della Corte Costituzionale.
Il MoVimento 5 Stelle chiede di andare al voto dal 4 dicembre e sin da allora abbiamo proposto di approvare una legge elettorale costituzionale che permettesse di farlo. Prima era il Legalicum, ora è il modello tedesco, votato a stragrande maggioranza dai nostri iscritti con oltre il 95% delle preferenze. I portavoce del MoVimento 5 Stelle devono rispettare questo mandato perché il testo depositato in commissione mercoledì sera corrisponde al sistema votato dai nostri iscritti: proporzionale con 5% di sbarramento e divisione tra seggi proporzionali e collegi uninominali con predominanza dei primi per assegnare i seggi.
Con chi ce l’ha Beppe? Federico Capurso sulla Stampa ha segnalato la particolare ostilità di Roberto Fico e Paola Taverna riguardo la questione del nuovo accordo sulla legge elettorale:
«L’accordo non è per nulla sancito, non è tutto fatto», avverte da Palermo Roberto Fico, leader M5S dell’ala ortodossa. E le truppe dei duri e puri rispondono alla chiamata. «Questa legge è quasi un mega-Porcellum. Io a quel tavolo non mi sarei nemmeno seduta», tuona la senatrice Paola Taverna nel corso di un’intervista radiofonica. E anche il «voto il prima possibile», mantra di Luigi Di Maio, viene messo in discussione: «Perchè così leviamo al Pd la patata bollente della legge di stabilità, di cui devono prendersi la responsabilità».
Beppe Grillo e la minaccia sulla rielezione
Giova ricordare che già in un’altra occasione Roberto Fico aveva osato dissentire sulla scrittura del programma del M5S, finendo poi massacrato sul blog di Grillo e perdendo poi la voce per qualche giorno dopo la cazziata. Nell’occasione però Beppe affonda il coltello nella piaga del “lei non sa chi sono io” ricordando a ognuno (ma in particolar modo a chi dissente) che tutti sono utili ma nessuno è indispensabile:
Anche qui il Verbo, per essere pienamente compreso, va interpretato. Ci aiuta a farlo Emanuele Buzzi che sul Corriere della Seraproprio oggi raccontava di una riunione dei parlamentari sulla legge elettorale con tanto di sano terrore per il pericolo di mancata rielezione. Anche nell’articolo del Corriere gli unici nominati sono Fico e Taverna:
Gli attacchi di Paola Taverna e Roberto Fico all’accordo sulla legge elettorale sono un segnale inequivocabile dell’ala ortodossa, che non apprezza l’intesa. Le esternazioni sono giunte dopo ore arroventate: mercoledì sera si è svolta una riunione congiunta di deputati e senatori in cui sono state spiegate le regole del modello tedesco e i meccanismi per l’elezione. E proprio su questo punto si sarebbe aperta una spaccatura.Molti parlamentari avrebbero compreso i rischi di non essere rieletti derivanti dalla combinazione tra il « tedesco» e le strette regole del Movimento, che fino a oggi prevedono gli over 40 al Senato, vietano le candidature multiple e legano la corsa all’area di residenza. Alcuni big temono la sconfitta nell’uninominale e una cattiva collocazione nella lista del proporzionale, le seconde linee, invece, si sentono spiazzati. Da qui un giro vorticoso di telefonate, chat roventi nei gruppi.
Insomma, anche i grillini si sono accorti che il combinato disposto della nuova legge elettorale, che prevede il paracadute per chi se la rischia nel collegio uninominale, e il divieto delle candidature multiple in vigore nel MoVimento 5 Stelle rischia di lasciare i candidati del collegio uninominale fuori dal parlamento. Ma Beppe è stato chiaro: “Non ci interessa garantire la rielezione di questo o quell’altro portavoce”. Figuriamoci dei non allineati. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
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