L'ombra della crisi di Governo nello scontro sui voucher. Mdp si sgancia: "Rotto il vincolo di maggioranza"
Riunioni continue, mediazione infruttuosa e il Pd si spacca. L'incidente parlamentare è dietro l'angolo
Presentato, ritirato, poi nottetempo modificato. E infine, tra le polemiche, approvato. È intorno all'emendamento che mira alla reintroduzione dei voucher che il Partito Democratico va in stallo. Il lavoro incessante dei "tecnici" per trovare la quadra sulla nuova formula dei buoni lavoro dà la misura del caos che regna nella maggioranza. L'inizio della discussione era fissata per le 11 di questa mattina, l'ultima riunione tra i dem a Montecitorio si è svolta alle 10: solo un'ora prima. Al netto delle dichiarazioni in pubblico, alla Camera si respira imbarazzo tra le fila Pd. Ma potrebbe nascondere, riportano fonti parlamentari, anche una strategia renziana ben precisa. E che conduce, senza tanti intoppi, alle elezioni anticipate. Soprattutto ora che il nuovo patto del Nazareno sulla legge elettorale è stato siglato. L'epilogo del caos voucher in Commissione sembra confermare le voci: tra Mdp e Governo è rottura, "si è rotto il vincolo di maggioranza".
Con ordine. Aboliti per decreto dal Governo Gentiloni per evitare il referendum della Cgil e poi, d'un tratto, riapparsi tra gli emendamenti alla manovrina in Commissione Bilancio della Camera, i voucher rischiano di diventare l'incidente parlamentare utile per il voto anticipato. Perché tra Pd e Governo per tutta la notte non si riesce a trovare l'accordo sui buoni lavoro, denominati ora "PrestO" (acronimo per prestazioni occasionali) che a molti, non solo nelle opposizioni ma anche nella maggioranza dem, sembrano troppo simili ai voucher aboliti. Nella convulsa nottata le modifiche al testo si susseguono ma non riescono a placare i mal di pancia di una parte del Partito Democratico.
"La tensione c'è. Mi auguro che l'incidente non si cerchi sui voucher. Si tratta di un argomento importante ma non a tal punto da far cadere il governo", dice Cesare Damiano, del Pd. Che ha annunciato di non votare il testo dal momento che, nell'ultima riformulazione, i voucher vengono estesi alle imprese con meno di 5 dipendenti (con contratto a tempo indeterminato). Come lui, tutta l'ala orlandiana del Pd non seguirà le indicazioni della maggioranza del partito, dice sempre Damiano. Per questo la ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro ha provato a stoppare sul nascere le polemiche: "I voucher sono stati cancellati con un decreto-legge di questo Governo e non torneranno. Chi sostiene il contrario, non dice la verità".
Ce l'ha in particolare con i bersaniani di Mdp che hanno annunciato di non votare l'emendamento firmato Titti Di Salvo e di uscire dalla maggioranza. "Mi spiace che la Finocchiaro copra un imbroglio. Dice che non ci sono più i voucher. Falso. Li introducono persino per le imprese sotto i cinque dipendenti. Ovvero la maggioranza del tessuto produttivo di questo paese. Cambia solo il nome, la sostanza resta la stessa", attacca Arturo Scotto di Mdp.
Mentre il premier Paolo Gentiloni è a Taormina per il G7, a Roma aleggia lo spettro della crisi di governo. Perché nei corridoi di Montecitorio il sospetto è che sia stato il segretario dem Matteo Renzi ad aver scelto i voucher come terreno fertile per l'incidente parlamentare: la strategia, si vocifera, è costringere Bersani a votare contro e far cadere il Governo per poi additarlo come il nuovo Bertinotti. Fonti di governo fanno però sapere che il ruolo dell'esecutivo è quello di mediatore e non sono precluse modifiche al testo presentato in Parlamento. Da Palazzo Chigi quindi c'è disponibilità a discutere sui sub-emendamenti che verranno presentati. Nel frattempo la Commissione Bilancio, che avrebbe dovuto aprire i lavori sui voucher in mattinata ma li ha fatti slittare al primo pomeriggio, ha approvato l'emendamento senza i voti dell'ala che fa capo ad Andrea Orlando (Susanna Cenni, Carlo Dell'Aringa e Antonio Misiani). Anche Mdp ha abbandonato i lavori: "Questo emendamento incrina in maniera fortissima e forse definitiva il nostro rapporto con questa maggioranza e forse con il governo, è una mina per la legislatura". Per Roberto Speranza "Il Pd si assume la responsabilità di una forzatura ed è evidente che c'è anche la volontà di mettere in difficoltà il governo".
Sui numeri il problema non è tanto alla Camera, dove il Pd è ben saldo La questione politica si porrà al Senato, tra quindici giorni o poco più quando arriverà la manovrina, dove i bersaniani hanno messo in chiaro la loro posizione: "Non votiamo la fiducia al Governo". Perché sui voucher Mdp fa "squadra" con la Cgil in un contesto di campagna elettorale permanente. Anche a costo di prestare il fianco a Renzi che avrebbe così gioco facile nell'attaccare la sinistra "che frena". Ed è in questo senso che si possono leggere le parole del capogruppo Pd alla Camera Rosato: "Mi auguro che al Senato Mdp mostri senso di responsabilità e mantenga fede agli impegni che ha assunto anche davanti ai suoi elettori, dicendo che avrebbe sostenuto con lealtà il governo, dopodiché ognuno si assumerà sua responsabilità". Sui voucher, insomma, la rottura, prima che di merito, è politica. E apre la strada al voto anticipato.
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