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"Ma quando le rimpatriamo quelle bestie straniere?", chiede un sostenitore di Giovanni Toti. Il presidente della Regione Liguria, forzista con un legame di ferro con la Lega Nord, risponde come se niente fosse. Invece di contestare l'uso di quel "bestie straniere", commenta così: "Appena andiamo al governo. Purtroppo la Regione non può far nulla in questo campo. Dipende dal ministero degli Interni a Roma".

Lo scorso 29 maggio alle 17,14 Toti pubblica un post sul centro storico della città e sulla polemica relativa alla movida. Ottenendo 845 likes. Alle 00,58 di martedì arriva la sua risposta che ora ha scatenato un putiferio. "Penso che i social rivelino l'identità autentica di ognuno di noi. Questo è il vero Toti, va dal Papa il sabato e poi risponde senza problemi a un commento del genere. Ma il cattolico Marco Bucci, candidato sindaco a Genova, non si vergogna di queste parole?", dice la capogruppo in Regione del Pd, Raffaella Paita. Anche Walter Massa dell'Arci protesta: "Toti, dai le dimissioni e torna a Roma. I razzisti devono stare fuori dalle istituzioni". E dalla Comunità di San Benedetto al Porto, Domenico Megu Chionetti ragiona: "Toti dietro la maschera di parole come sicurezza e bellezza cela un disgustoso razzismo".

Le parole di Toti arrivano dopo la visita avvenuta ieri nel quartiere popolare di Begato insieme a Matteo Salvini, nel giorno in cui la giunta regionale ha approvato la riforma
 per le assegnazioni di edilizia residenziale pubblica imponendo la residenza in Italia da almeno dieci anni, provvedimento accusato di incostituzionalità dalle opposizioni. Il presidente della Regione poi si è autoassolto su Facebook: "Mai usato la dizione 'bestie straniere'. Nel rispondere mi sono riferito a persone responsabili di reati particolarmente gravi. Il senso era chiarire che, in ogni caso, le competenze in materia sono governative non regionali".