Ma ai pm non è mai arrivata la memoria della sindaca sulla vicenda della nomina del fratello di Marra
Virginia Raggi è tornata a ribadire che in caso di rinvio a giudizio per le vicende per cui oggi è indagata dalla procura di Roma non intende dimettersi da sindaca. Intanto, scrive oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, la difesa della prima cittadina della Capitale ha rinunciato a presentare la memoria difensiva che il suo avvocato aveva annunciato all’epoca dell’interrogatorio:
Al termine dell’interrogatorio del 2 febbraio scorso — quando si scoprì che Romeo le aveva intestato alcune polizze vita — l’avvocato Alessandro Mancori, difensore di Raggi, annunciò la presentazione di una memoria «entro due settimane». E il 16 marzo scorso spiegò: «Tra 15 giorni sarà consegnato alla Procura il lavoro della difesa che sarà molto strutturato da un punto di vista tecnico per spiegare l’iter delle nomine, allegando dei documenti. Abbiamo sentito come testimoni persone informate sui fatti rispetto a circostanze sulle quali ci siamo difesi il giorno dell’interrogatorio. Indicheremo nella memoria altre persone da sentire se i pubblici ministeri vorranno farlo. Contiamo di chiarire tutto e chiudere questa vicenda».
Da allora nulla è però arrivato in Procura. Essendo trascorsi due mesi è possibile che la difesa abbia scelto di attendere la decisione dei pubblici ministeri senza scoprire le proprie carte. L’intenzione della Procura sembra essere quella di chiudere in un’unica tornata sia il fascicolo in cui è indagata in concorso con Marra, sia quello che la coinvolge insieme con Salvatore Romeo.
La vicenda è quella dell’indagine per abuso d’ufficio e falso per la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, a capo dipartimento per il Turismo: per i pm non fece una comparazione dei curriculum e non impedì a Raffaele Marra di partecipare alle procedure di nomina del fratello.
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