giovedì 18 maggio 2017

Bonini punta il dito sull'indagine di Napoli e del NOE: le fughe di notizie partono da lì e Roma ne è vittima. Il caso Scafarto può accompagnare solo. 
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Carlo Bonini su Repubblica oggi ricostruisce con dovizia di particolari com’è andata la storia della telefonata tra Tiziano e Matteo Renzi che è finita nel libro di Marco Lillo “Di padre in figlio” in uscita giovedì in edicola. Repubblica ricostruisce così la sequenza dei fatti:
Il 22 dicembre 2016, la Procura di Napoli trasmette per competenza a Roma parte dell’inchiesta Consip. Nel fascicolo, Tiziano Renzi, al contrario dell’imprenditore che i napoletani vogliono abbia trafficato con lui in “influenze” (Carlo Russo), promettendo all’imprenditore napoletano Romeo di spendersi per un aiuto nell’aggiudicazione degli appalti, non è indagato. Ma, dal 5 dicembre i suoi telefoni sono intercettati dal Noe.
Intercettare “terzi non indagati” è una mossa che il codice consente in casi rari e che i pm romani evidentemente ritengono incongrua, esattamente come indagare uno soltanto di due soggetti che concorrono in uno stesso reato. Iscrivono dunque Tiziano Renzi al registro degli indagati per traffico di influenze e, contestualmente, lasciano che le intercettazioni disposte da Napoli vadano ad esaurirsi entro i 20 giorni per i quali sono state autorizzate. Non fosse altro perché il reato di traffico di influenze non consente l’uso delle intercettazioni. Ma, tra gennaio e febbraio, accade l’imponderabile.
telefonata renzi padre
La Procura di Napoli informa la Procura di Roma dell’intenzione di “riattaccare” i telefoni di Tiziano Renzi per le stesse ragioni per cui ne hanno disposto l’ascolto nel dicembre precedente:
È una mossa singolare che ha come effetto che una Procura della repubblica (Napoli) ascolti al telefono un uomo (Tiziano Renzi) su cui indaga un altro ufficio giudiziario per un reato per cui i telefoni non possono essere ascoltati. Ciò che è uscito dalla porta di Roma rientra dalla finestra di Napoli. Il 3 marzo, giorno dell’interrogatorio di Tiziano Renzi, il Noe dei carabinieri, che sta ascoltando per conto di Napoli i suoi telefoni, dà conto alla Procura di Roma dell’intercettazione del giorno precedente con il figlio Matteo. Roma giudica quella telefonata penalmente irrilevante.
Qualche settimana dopo, il brogliaccio di quella telefonata viene fatto filtrare perché vada immediatamente alle stampe. Più o meno in coincidenza (fine marzo) con l’estromissione del Noe dei carabinieri dall’inchiesta perché ritenuto responsabile della fuga di notizie sull’ultima delle sue informative. Ora, copia del file audio con quella conversazione del 2 marzo, come delle altre disposte dalla Procura di Napoli sono state consegnate dalla Procura di Roma al Nucleo investigativo dei carabinieri di Roma perché vengano ascoltate e trascritte.
Bonini quindi punta il dito sull’indagine di Napoli e del NOE: le fughe di notizie partono da lì e Roma ne è vittima. Il caso Scafarto può accompagnare solo.

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