martedì 16 maggio 2017


15 maggio 2017

Milano, le mani della mafia sui fondi Ue per le periferie

L'inchiesta di Ilda Boccassini sulla Lidl scopre il ruolo di un ex sindacalista mediatore con la famiglia Laudani, i "macellai" di Nitto Santapaola. Tra gli obiettivi i 300 milioni per riqualificare la città.

             
Nella Milano «capitale morale» (copyright del numero uno dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone) accade che un ex sindacalista della Uil in pensione finisca in carcere con l'accusa di aver favorito nell'assegnazione di appalti pubblici, grazie alle sue conoscenze nel mondo della politica milanese, la famiglia Laudani, il braccio armato o anche “i macellai” dei Santapaola di Catania, quelli di Nitto, condannato per la strage di Capaci dove morì il giudice Giovanni Falcone.
INCONTRI NEGLI UFFICI COMUNALI. Puntavano, con le complicità dei dirigenti, a commesse sotto i 40 mila euro, cioè ad assegnazione diretta, in particolare quelli della Città Metropolitana. Ma nelle intercettazioni parlavano anche dei fondi europei per le periferie milanesi, circa 300 milioni di euro destinati a piovere sulla città nei prossimi anni. E gli incontri avvenivano sotto Palazzo Marino o persino negli uffici di via Bergognone, sede del Comune di Milano dove è sindaco Giuseppe Sala.
A finire in manette è una vecchia conoscenza della politica milanese, ovvero Domenico detto "Mimmo" Palmieri, volto noto a Palazzo Marino
Non ci sono solo quattro supermercati della Lidl o la vigilanza Securpolice del tribunale di Milano nell'ultima inchiesta dei procuratori Ilda Boccassini e Paolo Storari. A finire in manette è una vecchia conoscenza della politica milanese, ovvero Domenico detto "Mimmo" Palmieri, volto noto a Palazzo Marino, attivo durante le ultime campagne elettorali, ora in pensione, ma attento conoscitore di Provincia e Comune di Milano.
STIPENDIO DA MILLE EURO MENSILI. Ben addentro al meccanismo di assegnazione degli appalti, Palmieri è accusato di aver ricevuto quasi uno stipendio mensile, circa mille euro al mese, per mediare con altri dirigenti in modo da far vincere appalti alle aziende mafiose dei Laudani, in capo a Luigi Alecci, Giacomo Politi e Emanuele Micelotta, tutti «con il ruolo di capi e promotori» che con aziende anche schermate vincevano appalti al Nord e portavano i soldi alle cosche del Sud.

Un fermo immagine tratto da un video diffuso dalla polizia mostra la cessione di denaro da parte di Emanuele Micelotta, esponente di una cosca mafiosa, a Mimmo Palmieri.

Gli inquirenti in conferenza stampa hanno spiegato che «corrompere in Italia è facile» e che «si pagano non solo i funzionari e i dipendenti, ma anche i pensionati e chiunque possa avere influenza o segnalare i corruttibili». Stando all'ordinanza del gip di Milano Giulio Fanales la presunta associazione per delinquere, composta da 16 persone, avrebbe commesso «una pluralità di delitti: dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione Iva, omesso versamento Iva, appropriazione indebita, ricettazione, traffico di influenze, intestazione fittizia di beni, corruzione tra privati».
APPALTO PER 40 MILA EURO. Proprio Palmieri per una "paghetta" mensile di mille euro avrebbe messo a disposizione «le proprie relazioni con esponenti del Comune di Milano, di sindaci e assessori» dell'hinterland «al fine di ottenere commesse e appalti da proporre ai propri clienti». In questo senso, sarebbe riuscito a far ottenere alle imprese degli indagati l'assegnazione dell'appalto per le pulizie degli edifici scolastici comunali per 40 mila euro, grazie alla sua conoscenza con Giovanna Rosaria Maria Afrone, responsabile del servizio gestione contratti trasversali, ora ai domiciliari.
UNA CUGINA DA SISTEMARE. La dirigente, si legge in un passaggio dell'ordinanza, si sarebbe impegnata a far ottenere agli imprenditori, tramite la procedura di affidamento diretto, la gara, per avere in cambio un posto di lavoro presso il settore bilancio della Provincia di Milano nonché il trasferimento della cugina al settore informatico sempre di Palazzo Marino.
Nel mirino sono finiti anche i cospicui finanziamenti erogati a livello europeo per la riqualificazione urbana di alcuni quartieri periferici della città, come Corvetto, Giambellino e Lorenteggio
Ma particolarmente interessante, a detta degli inquirenti, è un passaggio dell'ordinanza dove la polizia giudiziaria segue sia Micelotta sia Palmieri. È la mattina del 12 aprile 2017. I due si nascondono in un giardino assicurandosi di non essere pedinati. Qui Micelotta consegna una busta al Palmieri che se la nasconde nella giacca. Ma durante l'incontro, oltre alla presunta mazzetta, gli inquirenti sentono qualcosa d'altro.
INTERCETTAZIONE AMBIENTALE. Tramite intercettazione ambientale, grazie al cellulare di Palmieri, scoprono un interessante dialogo fra i due. «Palmieri», si legge, «riferiva, infatti, di avere conferito, il giorno precedente, con un dirigente del Comune di Milano di sua conoscenza e di avere saputo da costui che il Comune, grazie a cospicui finanziamenti erogati a livello europeo, avrebbe inteso procedere alla riqualificazione urbana di alcuni quartieri periferici della città, come Corvetto, Giambellino e Lorenteggio».
STANZIAMENTO DI 120 MILIONI. Non solo. Palmieri «aveva scoperto della stanziamento di 120 milioni in virtù della delibera comunale adottata la settimana precedente, fermi restando i futuri stanziamenti ulteriori, per un totale di poco superiore a 300 milioni».

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