mercoledì 1 marzo 2017

La crescita accelera e la pressione fiscale diminuisce. A dirlo è l’Istat

Economia
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Il commento di Padoan: “I dati di oggi dimostrano che il rilancio dell’economia sono obiettivi possibili e perseguibili assieme”
 
La pressione fiscale è scesa nel 2016 al livello più basso dal 2011, anno in cui non era ancora in vigore l’Imu sulla prima casa. Un calo che avviene in corrispondenza dell’incremento di gettito prodotto dal contrasto all’evasione. Contemporaneamente il livello del Pil del biennio 2014-15 è stato rivisto al rialzo (di 3,4 miliardi per il 2015). Sono i dati economici diffusi oggi dall’Istat.
Secondo le serie dell’Istituto di statistica, 6 anni fa il peso del fisco rispetto al Pil era pari al 41,6%. L’anno scorso, quando il governo Renzi ha abolito la Tasi, è scesa al 42,9%. Nel 2012, primo anno di applicazione dell’imposta municipale introdotta dal governo Monti, la pressione fiscale era balzata al 43,6%, stesso livello del 2013. Lieve calo invece nel 2014 e 2015, entrambi al 43,3%.
” Sono tutte buone notizie per gli italiani. La pressione fiscale scende”, commenta il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Si deve fare di più, non siamo sicuramente contenti”, ha aggiunto, segnalando che “stiamo per riaffermare la strategia di crescita del governo precedente di questo, basata su riforme strutturali, sostegno agli investimenti pubblici e privati e inclusione sociale”.
La nota del Ministero dell’Economia
I dati di oggi dell’Istat dimostrano che il rilancio dell’economia sono obiettivi possibili e perseguibili assieme. In una nota, il Mef dà una lettura approfondita dei dati Istat pubblicati oggi. “La ripresa che siè affacciata sulla nostra economia nel 2014 dopo una lunga crisi è andata progressivamente rafforzandosi. La crescita del PIL in termini reali registrata nei tre anni è stata rispettivamente +0,1% +0,8% e +0,9%.
Il livello del PIL del biennio 2014-15 è stato rivisto al rialzo (di 3,4 miliardi per il 2015). L’efficacia delle politiche economiche, orientate a sostenere la domanda interna, si palesa nella crescita degli investimenti fissi lordi e dei consumi delle famiglie, rispettivamente pari al 2,9% e all’1,3% nel 2016″ precisa il Tesoro. Dal punto di vista dei conti pubblici, “si conferma lo sforzo di consolidamento graduale e progressivo, nonostante i numerosi interventi di carattere espansivo che hanno contribuito a sostenere la crescita”.
“Segno evidente – sottolinea il Mef – di come sia possibile coniugare il miglioramento della finanza pubblica con le misure di stimolo all’economia. Il deficit è infatti sceso dal 3,0% del PIL nel 2014 al 2,7% nel 2015 fino al 2,4% nel 2016, in linea con la previsione formulata nella Nota di aggiornamento al DEF”. A proposito degli indicatori di finanza pubblica, il Mef ricorda che l’avanzo primario (cioè la differenza tra le entrate e le spese al netto degli interessi sul debito pubblico) è risultato pari all’1,5% del Pil mentre con un incremento di 6 decimi di punto percentuale rispetto al 2015, nello scorso anno il debito risulta pari al 132,6% del PIL (il valore previsto nel Documento Programmatico di Bilancio). “Tenendo conto dell’accumulo di disponibilità finanziarie del Tesoro, l’incremento si riduce allo 0,2%.
Il Governo ha ancora una volta mantenuto l’impegno di migliorare progressivamente il quadro della finanza pubblica”, spiega nella nota il dicastero. Sul fronte della tassazione si registra la riduzione della pressione fiscale sotto il 43%, che avviene in corrispondenza dell’incremento di gettito prodotto dal contrasto all’evasione. Riclassificando il bonus Irpef come taglio dell’imposta diretta, la pressione fiscale, stimata dall’ISTAT al 42,9% del PIL nel 2016, scende al 42,3 (dal 42,8% del 2015). Per l’Istat, è al 42,9%.

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