martedì 28 febbraio 2017

Mi autodenuncio condividendo in pieno quanto affermato da Raffaella Paita. D'Alema ha distrutto i sogni di tutti ed è ora che se ne vada a fare il nonno.

D’Alema mi vuole querelare, ci vorrebbe una class action contro di lui

Pd
Massimo D'Alema durante il seminario dei deputati della Sinistra Italiana su "La guerra globale e la pace come politica" alla Sala Capranichetta in piazza Montecitorio. Roma 11 marzo 2016. ANSA/ANGELO CARCONI
Se l’ex premier si è innervosito vuol dire che ho colpito nel segno: ci ha rubato i sogni
 
Massimo D’Alema mi vuole querelare perché ieri ho osato dire che “ci ha rubato i sogni per 20 anni”. E ci sarebbe perfino da ridere se non fosse vero che, dal 1996 a oggi, dietro a molti fallimenti del centrosinistra, si trova la sua inconfondibile firma.
Nel 1998 si è interrotto un sogno, il sogno dei riformisti che avevano finalmente l’opportunità di cambiare il Paese. Quel che è accaduto nel ventennio dopo lo sappiamo, conosciamo il prezzo che hanno pagato l’Italia e, soprattutto, le giovani generazioni.
Ma D’Alema si è offeso e adesso pensa addirittura di portarmi in tribunale. Faccia pure: sono proprio curiosa di capire quale sia il reato che mi contesta, visto che, nel codice penale, non sono riuscita a trovare neppure un articolo in cui si parli del fantomatico reato di “furto di sogni”. Forse per queste faccende bisognerebbe chiedere un consulto a Harry Potter. Scherzi a parte, questa reazione scomposta, un po’ troppo sopra le righe, dimostra che forse, con quella frase, ho colpito nel segno.
E’ la storia, bellezza: tutte le volte che il centrosinistra è riuscito a conquistare il governo del Paese, c’è stato chi, per una ragione o per l’altra, si è adoperato per creare problemi.
Certo, c’era la Bicamerale, le riforme da fare, quelle riforme che erano fondamentali per il Paese (ce lo ha ripetuto instancabilmente D’Alema per anni) e che, magicamente, quando c’è stata la possibilità di realizzarle, con il referendum del 4 dicembre scorso, invece non erano più così importanti.
E infine: l’avversione a Renzi, alla sua leadership, al suo Governo. Non appena Renzi e il Pd hanno iniziato la loro esperienza di governo, D’Alema ha iniziato la sua battaglia personale.
E questa volta ha voluto proprio strafare: non si è limitato a guidare il fronte del No al referendum costituzionale, sostenendo che in due mesi si sarebbe potuta fare una nuova riforma (qualcuno ne ha sentito più parlare?), ma ha addirittura promosso la scissione di una parte del partito. Una guerra senza quartiere alla solidità del Pd e del centrosinistra con l’obiettivo di indebolire entrambi. Quanto impegno, quanta dedizione, sempre contro la possibilità di riformare, cambiare e migliorare il Paese.
Per questo, giusto per fare un po’ di ironia, si potrebbe proporre a tutti gli iscritti e ai simpatizzanti del Pd di fare una class action contro D’Alema per tutte le occasioni perse dal centrosinistra. Ma è meglio restare seri.

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