martedì 28 febbraio 2017

Loro garantiti con lo stipendio di parlamentari o con le fondazioni. Renzi a casa senza alcuno stipendio e senza alcun paracadute. E io dovrei iscrivermi ad un partito gestito da questi due vecchi?

Quella sinistra-sinistra ossessionata dallo spettro di Renzi

Il Fattone
Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema alla Camera in una foto d'archivio. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il variegato arcipelago della sinistra-sinistra, già diviso e litigiosissimo al proprio interno, è impegnato giorno e notte, festivi inclusi, a gettare fango sul Pd e sul suo leader, a minarne ogni possibile credibilità, a picconare l’ultimo argine rimasto al populismo.
 
C’è una grande saggezza nell’intervista al Fatto di Antonio Pizzinato, l’operaio di Sesto San Giovanni divenuto segretario generale della Cgil, il più grande sindacato italiano: e ancor più grande è la saggezza delle sue scelte. Così lo presenta ai suoi lettori Antonello Caporale: “Era il primo della fila, ora – disciplinato – accetta di stare in coda. E’ stato segretario generale della Cgil, ora è membro del direttivo del suo circolo. Ha avuto potere, oggi è un felice nullatenente”.
Di quanti, fra i tanti padri nobili della sinistra italiana, si potrebbe scrivere altrettanto? La saggezza di Pizzinato non sta soltanto in quell’aggettivo – “disciplinato” –, che oggi suona quasi come un insulto e che invece definisce alla perfezione il senso della militanza politica, che dovrebbe sempre essere al servizio di una causa, di un movimento collettivo, di un progetto condiviso, e mai in funzione di se stessi o della propria carriera.
La saggezza di Pizzinato risiede prima di tutto nella capacità di farsi da parte e di passare il testimone quando una stagione – personale e politica – si chiude e un’altra, non sempre e non per tutti piacevole, si apre. Pizzinato non condivide (quasi) niente delle scelte compiute dal governo Renzi, è iscritto al piccolo partito di Fratoianni, considera il Pd ormai lontano, lontanissimo dalla sinistra in cui è cresciuto e di cui è stato un dirigente di primo piano, e tuttavia ha scelto per sé una parte minore, defilata, invisibile.
A Bersani e a D’Alema rimprovera, con amarezza e senza alcun livore, di aver fatto la scissione “troppo tardi” e di esser stati “inerti troppo a lungo”: ma fra le righe si legge anche un sentimento di spaesamento, la composta convinzione di aver fatto ormai il proprio tempo, e forse anche una punta di fastidio per quella “vecchia guardia” che continua a calcare le scene ma non riesce a divincolarsi dal politicismo, dalle manovre di palazzo, dalla supremazia della tattica, dall’avversione personale.
La lezione di Pizzinato resterà inascoltata: il variegato arcipelago della sinistra-sinistra, già diviso e litigiosissimo al proprio interno, è impegnato giorno e notte, festivi inclusi, a gettare fango sul Pd e sul suo leader, a minarne ogni possibile credibilità, a picconare l’ultimo argine rimasto al populismo.
L’Italia rischia di rompersi l’osso del collo, il sistema politico implode, la destra si sta riorganizzando mentre Grillo tenta la spallata finale, e alla nostra sinistra-sinistra non viene in mente altro se non lo spettro di Renzi.

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