sabato 9 gennaio 2016

Siamo tutti Pepino Calderola.

EDITORIALE 

L'inquietante settarismo degli squadristi grillini

L'attacco dei sostenitori a Caldarola fa emergere la voglia di scontro fisico.

06 Gennaio 2016
Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle.
(© GettyImages) Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle.
Oramai è una routine, ma non per questo meno pericolosa e deprecabile. L’ultima volta è successo martedì 5 gennaio quando, alla pubblicazione dell’editoriale politico del nostro Peppino Caldarola, è scattato l’ennesimo il raid punitivo su Facebook.
Caldarola non è mai stato tenero con il Movimento 5 Stelle, ma almeno quanto non lo è stato con la sinistra del Pd e il drappello di suoi esponenti che poi si è messo in proprio. Per non parlare della Lega e di Matteo Salvini, sui quali ha più volte rivolto accuse di essere né più né meno che dei propagandisti, sinistri mestatori nell’ampio pentolone delle italiche paure. Nonché dell’altro Matteo al governo, il cui afflato rottamatore non è più quello che lo ha portato di slancio alla conquista del potere.
PER I GRILLINI LE REGOLE NON VALGONO. Ovviamente chi si sente criticato ha tutto il diritto di difendersi e dire la sua, anche con toni accesi. Rientra, si diceva una volta, nella dialettica della democrazia, il cui sale è il confronto-scontro delle opinioni, l’antagonismo tra i diversi punti di vista.
Un regola che vale per tutti meno evidentemente che per i grillini, che reagiscono con uno squadrismo per ora solo verbale, ma dal quale trasuda una voglia di scontro fisico, di eliminazione dell’avversario sostituendo il bastone alla parola.
LA MINACCIA AI NEMICI. Nei loro post aleggia, ma talvolta è esplicita, l’inquietante minaccia: una volta preso il potere, spazzeremo via i nostri antagonisti dalla faccia della terra. Come, per il momento non è dato sapere: sarà una pulizia etnica cui sopravviveranno solo gli adepti del profeta Casaleggio, una deportazione di massa o la privazione dei diritti di quella Costituzione che il Movimento 5 stelle difende dagli attacchi dei barbari che la vogliono stravolgere, la quale per altro all’articolo 21 garantisce libertà di pensiero e di opinione?
GLI INSULTI SU FACEBOOK. Pesco a caso nel fluorilegio di insulti che accompagnano su Facebook l’articolo di Caldarola. «Se il M5S va al governo voi giornalisti di m..... andate a pulire i cessi...» scrive Gabriella. Le fa eco Miro: «Metà a casa metà in galera.....il m5s vi caccerà via a tutti voi leccaculo del sistema marcio e corrotto». Ancora Stefano: «Già cominciati gli attacchi dei complici dei delinquenti che governano questo Paese, ce ne fosse uno che scrivesse la verità, spero che al più presto questi giornaletti chiudano visto che non sanno cosa sia l'informazione».
«Voi pennivendoli farete ben presto le valigie, per andare a fare in culo, prima o poi succederà» è la pacata esortazione di Nicola. E così via insultando, in una lunga monotona litania che è un misto di insofferenza e disprezzo, la prefigurazione del progrom che toccherà a tutti i dissidenti che oseranno dissentire dal verbo grillino.
IL SILENZIO DEI CAPI. Ma quello che colpisce ancora di più è il laissez faire dei capi del movimento, la totale assenza di una parola di condanna, della presa di distanze da chi, dietro la violenza della lingua, evoca senza infingimenti l’uso della spada.
Alla tanto mitizzata Rete, che almeno fino ad oggi resta il Supremo Tribunale al cui verdetto il Movimento 5 stelle sottopone la sue decisioni, il popolo grillino affida quotidianamente la sua visione dittatoriale del mondo. I dissidenti sono avvertiti, saranno umiliati e offesi, privati del diritto di parola e, se va bene, internati in campi di rieducazione o messi direttamente in galera. Insomma, “Adda venì Grillo e Casaleggio”. Nel qual caso, per tutti i non allineati (compresi noi pennivendoli leccaculo al servizio della Casta) come prefigurava proprio Caldarola in un editoriale di qualche mese fa, sembrerebbe non restare che l’esilio.

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