MAMBO
M5s, ma dove vai con un Di Maio che pare Alfano
I sondaggi premiano i grillini. Ma sono così granitici? A me paiono di panna montata.
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05 Gennaio 2016
(© Ansa) Beppe Grillo.
Il dibattito pubblico di questi giorni, e direi settimane, è dominato da alcuni punti interrogativi che elenco: Renzi ha ancora il vento in poppa o no?
Fassina, Vendola & company riusciranno ad aggregare qualcosa di significativo e soprattutto riusciranno a fare politica?
Infine, la destra che ridiventa tale dopo l’estinzione di Forza Italia può aspirare a guidare l’Italia con Salvini?
Fra questi dubbi si taglia una sola certezza: il Movimento 5 stelle è in ascesa, arriverà al ballottaggio alle politiche e in quell’occasione, avvalendosi dei voti degli elettori di Salvini e di quelli di Fassina - figlio degenere! - batterà Renzi. Ma siamo sicuri?
I CINQUE STELLE SONO CAMBIATI. Provo a fare le pulci a questo ragionamento, partendo però da alcuni dati innegabili. Il Movimento 5 stelle non è la stessa cosa degli inizi, nel bene e nel male. Non ha più l’aspetto del movimento vandeano dei primi tempi, ha sostituito in corsa una buona parte della sua classe dirigente facendo emergere, diciamo così, i migliori, comunque i migliori di loro, Grillo si è leggermente defilato, la struttura resta autoritaria e violenta verso i dissidenti ma emergono anche personalità che hanno, addirittura, diritto di parola.
Sul Movimento sono nate molte leggende, l’ultima, ma non sconosciuta, che viaggia sui social è che i grillini siano stati creati da lobby americane (dal Secondo dopoguerra, la sinistra pensa che dietro ogni cosa indigeribile ci siano americani o israeliani).
L’unico dato certo e inquietante è come possa accadere che una formazione politica così ampia, così ricca di giovani acculturati, possa farsi guidare da un personaggio come Casaleggio, rispetto al quale il mago Otelma è una specie di Einstein.
Nulla di ciò che vediamo e sappiamo del Movimento 5 stelle , però, prova scientificamente che questo partito stia lì lì per governare il Paese.
QUEI SONDAGGI CHE DANNO IL M5S AVANTI. Ci sono, tuttavia, i sondaggi che lo danno a un passo dal Pd e addirittura Di Maio sopra Renzi. I sondaggi, malgrado la serietà di alcuni ricercatori, da anni non ne azzeccano una.
Colpa forse degli italiani, che sono bugiardi. Colpa di schemi presi troppo alla grossa. Colpa forse di opinioni politiche dichiarate sull’emozione immediata e non sulla pesantezza di sentimenti e interessi di lungo periodo che emergono al momento del voto. Vorrei registrare solo una differenza rispetto al passato.
Quando iniziò la sua resistibile ascesa il Movimento 5 Stelle era trascinato da un euforico Grillo, riempiva i social e gonfiava le piazze. Era un movimento che correva sui binari dell'alta tecnologia, ma sapeva anche usare strategie di terra assai consolidate: l’adunata, il comizio, il banchetto, la riunione sul luogo di lavoro e persino di caseggiato. Era, cioè, anche un movimento territoriale.
DI MAIO SEMBRA ALFANO. Oggi non lo è più, ovvero, quando lo è ha molto pochi viaggiatori su Internet e sul territorio è diventato partitino personale.
I 5 Stelle starebbero, quindi, aumentando i consensi soprattutto per tre ragioni: per reazione a Renzi, perché il mondo degli “anti” si va ingrossando e , infine, perché in Italia non esiste un effetto Le Pen, nei due sensi che non c’è nessuno che faccia paura come lei (figuratevi Di Maio!), e che non ci sono forze repubblicane in grado di unirsi contro l’eventuale pericolo.
Di qui la domanda: e se i sondaggi stessero prendendo una cantonata e scambiassero un moto di stizza degli intervistati in solida volontà politica a favore di un movimento ormai istituzionalizzato, con un Grillo “stanchino”, un Di Maio che equivale ad Alfano - mi scuso con Angelino - con un popolo che non si raduna più e con i social invasi da altri protagonisti?
È una domanda vera perché l’idea che tutto sia in discussione mentre granitico reggerebbe solo un movimento di panna montata mi pare un po’ eccentrica.
Fassina, Vendola & company riusciranno ad aggregare qualcosa di significativo e soprattutto riusciranno a fare politica?
Infine, la destra che ridiventa tale dopo l’estinzione di Forza Italia può aspirare a guidare l’Italia con Salvini?
Fra questi dubbi si taglia una sola certezza: il Movimento 5 stelle è in ascesa, arriverà al ballottaggio alle politiche e in quell’occasione, avvalendosi dei voti degli elettori di Salvini e di quelli di Fassina - figlio degenere! - batterà Renzi. Ma siamo sicuri?
I CINQUE STELLE SONO CAMBIATI. Provo a fare le pulci a questo ragionamento, partendo però da alcuni dati innegabili. Il Movimento 5 stelle non è la stessa cosa degli inizi, nel bene e nel male. Non ha più l’aspetto del movimento vandeano dei primi tempi, ha sostituito in corsa una buona parte della sua classe dirigente facendo emergere, diciamo così, i migliori, comunque i migliori di loro, Grillo si è leggermente defilato, la struttura resta autoritaria e violenta verso i dissidenti ma emergono anche personalità che hanno, addirittura, diritto di parola.
Sul Movimento sono nate molte leggende, l’ultima, ma non sconosciuta, che viaggia sui social è che i grillini siano stati creati da lobby americane (dal Secondo dopoguerra, la sinistra pensa che dietro ogni cosa indigeribile ci siano americani o israeliani).
L’unico dato certo e inquietante è come possa accadere che una formazione politica così ampia, così ricca di giovani acculturati, possa farsi guidare da un personaggio come Casaleggio, rispetto al quale il mago Otelma è una specie di Einstein.
Nulla di ciò che vediamo e sappiamo del Movimento 5 stelle , però, prova scientificamente che questo partito stia lì lì per governare il Paese.
QUEI SONDAGGI CHE DANNO IL M5S AVANTI. Ci sono, tuttavia, i sondaggi che lo danno a un passo dal Pd e addirittura Di Maio sopra Renzi. I sondaggi, malgrado la serietà di alcuni ricercatori, da anni non ne azzeccano una.
Colpa forse degli italiani, che sono bugiardi. Colpa di schemi presi troppo alla grossa. Colpa forse di opinioni politiche dichiarate sull’emozione immediata e non sulla pesantezza di sentimenti e interessi di lungo periodo che emergono al momento del voto. Vorrei registrare solo una differenza rispetto al passato.
Quando iniziò la sua resistibile ascesa il Movimento 5 Stelle era trascinato da un euforico Grillo, riempiva i social e gonfiava le piazze. Era un movimento che correva sui binari dell'alta tecnologia, ma sapeva anche usare strategie di terra assai consolidate: l’adunata, il comizio, il banchetto, la riunione sul luogo di lavoro e persino di caseggiato. Era, cioè, anche un movimento territoriale.
DI MAIO SEMBRA ALFANO. Oggi non lo è più, ovvero, quando lo è ha molto pochi viaggiatori su Internet e sul territorio è diventato partitino personale.
I 5 Stelle starebbero, quindi, aumentando i consensi soprattutto per tre ragioni: per reazione a Renzi, perché il mondo degli “anti” si va ingrossando e , infine, perché in Italia non esiste un effetto Le Pen, nei due sensi che non c’è nessuno che faccia paura come lei (figuratevi Di Maio!), e che non ci sono forze repubblicane in grado di unirsi contro l’eventuale pericolo.
Di qui la domanda: e se i sondaggi stessero prendendo una cantonata e scambiassero un moto di stizza degli intervistati in solida volontà politica a favore di un movimento ormai istituzionalizzato, con un Grillo “stanchino”, un Di Maio che equivale ad Alfano - mi scuso con Angelino - con un popolo che non si raduna più e con i social invasi da altri protagonisti?
È una domanda vera perché l’idea che tutto sia in discussione mentre granitico reggerebbe solo un movimento di panna montata mi pare un po’ eccentrica.
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