venerdì 22 novembre 2013

Sono anni che continuo a sostenere che la casta delle regioni è diventata più affamata di Roma ladrone e che i sindacati come la Cisl hanno più potere di intrallazzo di tutti i partiti messi insieme.

CASTA E DINTORNI

Consigli regionali, la mappa degli scandali

Lecca lecca. Salami. Champagne. Le spese pazze di amministratori e politici. Oltre 350 indagati in tutta Italia.

di Marco Mostallino
«Anche noi mangiavamo, ma almeno sapevamo stare a tavola», disse una volta Andreotti, di fronte all'esplosione degli scandali legati ale ruberie dei politici della cosiddetta Seconda Repubblica.
Il Divo Giulio, ben lungi dall'assolvere i suoi vecchi amici democristiani, segnò in qualche modo un confine.
L'ennesima inchiesta sull'appropriazione di denaro pubblico a fini privati da parte di consiglieri regionali (l'ultima, per ora, in Piemonte) dimostra che Andreotti aveva ragione.


INDAGINI A RAFFICA. Lazio, Sardegna, Emilia Romagna, Campania, Lombardia, Calabria, Friuli Venezia Giulia: difficile tenere il conto degli indagati perché il loro numero cresce ogni giorno. I politici e gli amministratori accusati di aver speso per fini personali fondi pubblici destinati ai gruppi sono ben oltre 350. L'elenco dei casi di peculato è vario, ma in qualche modo monotono: i quattrini che i Consigli stanziano per l'attività politica sono stati spesi per viaggi, cene, regali, per l'acquisto di opere d'arte.
FANTASIA CRIMINALE. Nessun partito si salva e, in qualche caso, la fantasia del crimini ha raggiunto vette insospettabili per i comuni mortali: un esponente sardo del Pdl, Carlo Sanjust, è in carcere a Cagliari perché sospettato di aver inquinato le prove dopo aver pagato con i soldi dei contribuenti la propria festa di matrimonio, un party con centinaia di invitati.
Il trucco funziona più o meno ovunque nello stesso modo. In ogni Consiglio regionale, i partiti costituiscono dei gruppi ai quali nel bilancio annuale viene assegnato un finanziamento proporzionale al numero di politici che ne fanno parte. Le leggi regionali e le regole delle assemblee non prevedeno alcun obbligo di rendicontazione delle spese, che tuttavia dovrebbero essere legate all'attività politica dei singoli consiglieri e del partito: convegni, incontri pubblici, iniziative di studio e di propaganda.
Ma il confine, già labile in questi termini, tra il lecito e l'illecito è stato da tempo abbondantemente superato in centinaia di casi.

La Sardegna fa da apripista: oltre 100 indagati

In Sardegna gli indagati appartengono a ben tre legislature, l'attuale e le due precedenti, e i primi processi sono già terminati: l'esponente dell'Italia dei valori Adriano Salis ha nei giorni scorsi patteggiato una pena di un anno e otto mesi di carcere (che peraltro non sconterà perché incensurato) per aver speso per affari propri circa 20 mila euro di fondi pubblici.
L'Isola ha fatto in qualche modo da apripista perché già nel 2009 una coraggiosa dipendente del gruppo misto si recò in Procura per raccontare come i politici sardi intascavano i quattrini del Consiglio regionale.
CENE E MONTBLANC DEL CONTRIBUENTE. Da lì le inchieste si sono diffuse a macchia d'olio, toccando oltre 100 politici, con situazioni veramente clamorose come quella di Sanjust, convolato a nozze con i quattrini dei contribuenti, e quella dell'ex capogruppo Pdl Mario Diana (già uomo di An, anch'egli in carcere) che avrebbe speso circa 200 mila euro in libri antichi per sé e i suoi figli, in orologi Rolex e penne Montblanc, oltre che in cene e altri regali preziosi.
MANGIATE PANTAGRUELICHE. Notevole anche il caso di alcuni consiglieri i quali si facevano emettere fatture false per inziative mai svolte o che concludevano convegni sull'obesità con patagrueliche mangiate a base di vino e porchetto arrosto. Sanjust è accusato anche di aver minacciato e insultato un usciere del Consiglio («hai parlato, sei una merda» gli avrebbe detto secondo il Pm) colpevole ai suoi occhi di essere stato interrogato dai magistrati come testimone.
Tra gli indagati per peculato dell'ultimo filone c' è anche Francesca Barracciu, candidato del Pd alla presidenza della Regione per le elezioni il programma nel 2014.

Le false trasferte dei piemontesi: la Casta pendolare

In Piemonte gli indagati sono 43, anche qui di ogni colore e partito (tranne M5s) per oltre 1 milione di euro di fondi regionali spesi per interessi privati.
L'ultima inchiesta - che vede nel mirino anche il governatore leghista Roberto Cota, il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo (ex Popolo della libertà, ora gruppo misto), l'ex presidente della Giunta Mercedes Bresso - riguarda denari pubblici dissipati tra ristoranti e vestiti griffati. Ma anche per ricariche telefoniche e mazze da golf.
TRA LA TRUFFA E IL FINANZIAMENTO ILLECITO. I reati contestati sono, a vario titolo, truffa e peculato, con accuse diverse da caso a caso; per Bresso, per esempio, l'ipotesi è di finanziamento illecito dei partiti.
Tra le spese pazze che balzano all'occhio ci sono i 38 mila euro spesi in ristoranti e i 6.154 in abbigliamento di lusso spesi da Cattaneo. E non è finita: nella lista ci sono anche fiori, champagne, e 36 mila euro in salumi.
LA GABOLA DEL RIMBORSO. Oltre alle spese per cene e regali, la Procura della Repubblica di Torino contesta agli onorevoli il meccanismo dei rimborsi per raggiungere la sede dell'assemblea regionale. I consiglieri che risiedono in città diverse dal capoluogo, dove si tengono le sedute, hanno diritto a un rimborso chilometrico per ogni giornata di lavoro a Torino. Ma molti di essi, pur risultando residenti a Cuneo, Asti o altri Comuni, in realtà vivono nel capoluogo dove hanno casa di proprietà o in affitto e dunque hanno incassato denaro che non sarebbe loro spettato, nemmeno secondo i termini di un regolamento che pure lascia già larghi margini di manovra.

Il Lazio di Batman e i 13 nel mirino della Procura

Nel Lazio una guerra interna al Pdl ha fatto venire a galla il sistema gestito da Franco Fiorito, detto Er Batman della Ciociaria, già capogruppo del partito e condannato in primo grado a tre anni e quattro mesi di carcere per avere intascato circa 1 milione di euro di fondi pubblici.
ACCUSA DI PECULATO. L'accusa è peculato ma Batman sostiene di «non aver rubato nulla», e quando è stato scarcerato, dopo la detenzione cautelare, è rientrato a casa tra gli applausi di amici e compagni di partito.
Nel Lazio gli onorevoli indagati per peculato sono 13, ma le inchieste non sono ancora giunte al termine e altri politici potrebbero finire nel mirino della Procura.

Lombardia: da Mignottocrazia ai pasticcini

In Lombardia gli onorevoli indagati per peculato sono 62, anche qui da destra a sinistra, sempre per gli stessi sistemi di appropriazione ma con qualche variante, per così dire, curiosa.
Come quella del consigliere Nicole Minetti,coinvolta anche nella vicenda di Berlusconi e Ruby, accusata di aver speso soldi del Consiglio per acquistare copie del libro Mignottocrazia scritto da Paolo Guzzanti, dedicato appunto alle ormai famose cene di Arcore con belle ragazze, politici e amici di vario genere del Cavaliere e dove un capitolo è dedicato proprio alla Minetti, igienista dentale di Berlusconi prima di essere eletta al Pirellone.
DALLE BRIOCHE AL MC DONALD'S. Ma nelle spese degli amministratori non ci sono solo libri. Alcuni consiglieri avrebbero usato i soldi pubblici per prendere ogni mattina cappuccino e brioche al bar. Inoltre, sarebbero stati spesi i soldi dei gruppi consiliari per acquisti di carne in macelleria, per pranzi in ristoranti di lusso milanesi, come A Riccione e Berti, ma anche il ben più popolare Mc Donald's. Qui un consigliere avrebbe persino chiesto lo sconto e pagato un pranzo con la formula Menu bambini.
PURE LECCA LECCA E MUNIZIONI DA CACCIA. Non solo.  Il leghista Cesare Bossetti avrebbe speso nel 2011 quasi 15 mila euro per comprare dolci in pasticceria, mentre il pidiellino Angelo Giammario avrebbe usato per fini personali oltre 27 mila euro di soldi pubblici, in particolare per noleggi auto e taxi. Un altro esponente del Carrocciom, Pierluigi Toscani, infine, avrebbe acquistato Gratta e vinci, salsicce di Norimberga, ostriche (per 127 euro), lecca-lecca e cartucce, armi e munizioni da caccia per 752 euro.
L'importo presunto, sinora, dei casi di peculato in Consiglio regionale lombardo supera ampiamente i 2 milioni di euro, ma potrebbe essere ancora più ingente.

Nessun Consiglio regionale boccia il sistema di rimborsi senza rendiconto

Difficile fare il totale degli onorevoli indagati nelle altre Regioni italiane, perché il loro numero si fa sempre più grande col procedere nelle inchieste.
In Campania gli indagati sono oltre 60, e decine sono i politici iscritti nei fascicoli delle Procure di Trieste, Bologna, Ancona, Reggio Calabria.  Ed è pesante anche il bilancio dei denari sottratti alle assemblee regionali, con cifre che nel totale nazionale ormai si contano in decine di milioni di euro.
Da notare inoltre che finora quasi nessun Consiglio ha preso provvedimenti concreti per spezzare il circolo vizioso: il sistema dei rimborsi senza rendiconto ai gruppi è ancora in vigore quasi dappertutto.
Venerdì, 22 Novembre 2013

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