Un comunicato. Che metta nero su bianco tutte le difficoltà che stanno vivendo in questi mesi. Che vanno dal solito tema della mancanza della democrazia interna al ruolo dello staff della comunicazione, dalla condivisione delle leggi da proporre al coinvolgimento degli attivisti nelle scelte che si prendono in Parlamento, fino a toccare la presunta parentopoli.
Lo spiega un senatore stellato: "Dobbiamo una volta per tutte spiegare quel che non funziona nel Movimento. Chi lo dirige impedisce a tutti di crescere, di evolvere. Per questo dopo il V-Day renderemo pubbliche le nostre perplessità". Si prende tempo, un po' per organizzarsi, un po' per non dare a Beppe Grillo un'arma con cui attaccarli dal palco di Genova. Chi è stato ieri su al nord per fare il punto con il leader (si è parlato a lungo anche di questo) non va tanto per il sottile: "Tutti noi, ma anche Grillo e Casaleggio, non siamo preoccupati. Se qualcuno vuole uscire quella è la porta, a noi interessa portare avanti le idee del Movimento".
La parola "scissione" è pronunciata con molta cautela dalle parti di Palazzo Madama. La prudenza è tanta: "Bisogna capire che soluzione sarebbe un nuovo gruppo, chi rappresenterebbe. E soprattutto far capire alla gente, nel caso si decidesse di farlo, quale sono le ragioni". Per gli ortodossi la situazione è lineare: "Sì, ci è arrivata la notizia del comunicato - spiega uno di loro - La spiegazione è semplice: creare una polemica, un polverone, per avere il pretesto di andarsene. Fanno così sulle piccole cose da tempo, ma hanno capito che non funziona più". Secondo un'autorevole fonte stellata, "la cosa potrebbe anche non dispiacere a Napolitano, che vedrebbe così puntellato un governo dai numeri fragili" (secondo chi ci ha parlato, Gianroberto Casaleggio conterebbe in 6 i voti di margine del governo di Enrico Letta al netto di Forza Italia).
Nessuno lo ammette apertamente. Si parla di "dialettica interna", di "malumori normali che ci sono da tempo". La senatrice Elena Fattori allarga le braccia: "Che ci vuole fare, ogni volta che mi allontano da Roma qualcuno scrive che me ne voglio andare, non capisco perché". Si allontana, ma ci ripensa e da lontano: "Lo scriva che non esco, mi raccomando". A microfoni accesi nessuno ancora si sbilancia. Ma alcuni senatori sono andati dai loro colleghi che hanno preso le distanze dal M5s (Adele Gambaro, Fabiola Anitori, Paola De Pin) e gli hanno chiesto come si fa a formare un nuovo gruppo.
Al ristorante di Palazzo Madama raccontano di una Monica Casaletto che spiegava sorniona: "Avrete delle sorprese". E Laura Bignami, la senatrice che aveva denunciato a Grillo la parentopoli, avrebbe mandato un messaggio ad un comunicatore che lavora in corso Rinascimento: "Ti va di fare il responsabile comunicazione del nuovo gruppo?". Alla richiesta di delucidazioni sono arrivate una serie di emoticon scherzose. Si ironizza, per il momento, ma allo stesso tempo si tasta il terreno per capire chi ci sta.
La questione è politica, ma anche umana. Chiunque parla racconta di una situazione relazionale all'interno del gruppo ormai esplosa. "C'è un gruppo A - racconta un senatore - al quale interessa avere il controllo. E così facendo si scontra con un gruppo B, che vorrebbe fare politica. Molti stanno in mezzo e poi c'è il gruppo C che è composto dallo staff della comunicazione, che gioca una partita tutta sua, spesso anche di mediazione. Il problema è che il gruppo A e il gruppo B non si parlano, anzi, nel più dei casi si detestano".
Ieri sera, alla riunione congiunta dei parlamentari, Luis Orellana ha provato ad avanzare perplessità sulla mancata condivisione del disegno di legge sulla riforma elettorale. Ma, a giudizio di un collega, Orellana non aveva il diritto di esprimersi: "Proprio tu parli, che hai presentato una delle prime leggi senza chiedere niente a nessuno?".
Un parlamentare riassume la cosa con il "Paradigma dell'olio fritto". "Ma ti pare possibile che tra legge di stabilità, europee che si avvicinano, caso cancellieri, problemi a non finire, un nostro meetup stia due ore a litigare perché qualcuno va in giro a raccogliere l'olio fritto senza il consenso dell'assemblea? Ecco, qui in Parlamento è la stessa cosa". Vedere per credere.