M5s: Orellana torna all'attacco ma Beppe Grillo lo stronca. E il nuovo capogruppo sarà un altro fedelissimo
Pubblicato: 19/09/2013 20:59 CEST | Aggiornato: 19/09/2013 21:00 CEST
Paola Taverna e Barbara Lezzi. La partita per la successione di Nicola Morra si giocherà tra due donne. Ma, fatto salvo il dato di genere, soprattutto sarà tra due senatrici tra le più fedeli alla linea di Beppe Grillo. Taverna da prima dell’estate frequenta i corsi di comunicazione alla Casaleggio&associati, ed è tra i prescelti a comunicare le posizioni del Movimento in tv. Lezzi passa alla storia per aver esclamato entusiasta: “Beppe lo sposerei. Dice sempre quello che penso io”. Pensieri e parole che, al momento dell’esclamazione, coincidevano sul considerare Luis Orellana “Il nuovo Scilipoti”.
Lui, l’ex candidato alla presidenza della Camera, rivendicava allora la bontà di confrontarsi con gli altri partiti, attaccava il capo della comunicazione Claudio Messora (che oggi ha marcato stretto i contestatori, presentandosi nel mezzo della riunione) e anche oggi ha rilanciato l'offensiva. “È una minaccia dire 'o voto palese o non voto'. Se non voti, chi se ne frega”, ha detto a Vito Crimi, compagno di tante battaglie, che aveva proposto che le scelte sul nuovo capogruppo venissero prese in chiaro, pena suo abbandono della riunione.
Orellana ha tenuto il punto, Crimi se n’è andato dopo aver incassato bordate pure da Lorenzo Battista e da Maurizio Romani (“Cambiate le carte in tavola un minuto prima dell'assemblea perché non ci fidiamo l'uno dell'altro”), e il senatore italo-venezuelano ha segnato un punto. “È finita che ognuno fa come gli pare – ha chiosato Elisa Bulgarelli, moderatrice della riunione - Abbiamo perso un'ora perché siamo deficienti”. Un’ora a parlare se votare su come votare, nel quale è brillato di luce propria Bartolomeo Pepe: “Dai votiamo, non perdiamo tempo, se iniziamo così si creano fratture insanabili Poi ci si confronterà sulla grigliata, o come la chiamate voi”. La chiamano graticola, in realtà, ed è il botta e risposta tra votanti e votati per capire chi è più adatto a ricoprire l’incarico.
La parziale vittoria di Luis Orellana si è rivelata tuttavia l’unica della serata, perché il nuovo leader del Movimento a Palazzo Madama dall’orecchio “presentiamo le nostre proposte al Pd”, comunque vada il ballottaggio di mercoledì prossimo, proprio non ci sentirà.
Indefesso, è tornato all’attacco sul coinvolgimento della base nelle decisioni politiche del gruppo: "Chiedo nuovamente se e come devono essere coinvolti gli attivisti nelle nostre decisioni. Poche ore fa ci è stato presentato un progetto, Parlamento elettronico, ma anche altri. Io sono in imbarazzo con la base. Propongo di creare un gruppo di lavoro e darci tempi congrui". Una richiesta destinata a cadere nel vuoto. In effetti nel pomeriggio i senatori hanno discusso con Davide Barillari, già candidato alla presidenza della regione Lazio, sulla piattaforma sperimentale da lui realizzata insieme ad un team di sviluppatori. “Ma c’è il veto di Casaleggio, almeno per il momento è un progetto fermo, non si può utilizzare”, confessava tra l’affranto e il rassegnato uno dei partecipanti alla riunione. È stato proprio Grillo a confermarlo, anche se indirettamente: “Si ricorda che non esistono applicazioni certificate al di fuori di quelle del blog”, ha scritto sul blog dopo la riunione.
Nessuno spazio, nessuna apertura alle parti più dialoganti del Movimento, almeno per ora. E se è assodato che lo streaming delle sedute più delicate sia voluto dall’ala intransigente per ‘stanare’ i dissidenti, è anche vero che a Milano il caos nel quale si svolgono le riunioni non sembra andare molto a genio. Anche perché Orellana e i suoi hanno abbassato i toni, togliendo per il momento a Milano il pretesto per farne chiedere la testa alla base. Sabato scorso era stata fissata una riunione dei Meetup del Friuli “per discutere delle affermazioni di Lorenzo Battista”. Riunione nella quale il senatore eterodosso era disposto a dare battaglia, ma che è saltata all’ultimo minuto.
Un buon indizio sul cambio di strategia voluto dai vertici dei 5 stelle: basta espulsioni decretate dal gruppo parlamentare (troppo controproducenti a livello d’immagine), sì a ‘sfiduce’ da parte della base. Era stato messo in allarme il meetup di Pavia, città di Orellana, erano stati mobilitati quelli friulani. Ma per il momento la ‘fronda’ si muove con prudenza. Il prezzo da pagare? I 23 voti a testa per Lezzi e Taverna. Entrambe, non faranno sconti a nessuno. Né tantomeno deroghe allo Statuto.