sabato 20 luglio 2013

E mettere Tito Boeri al tesoro? E no, troppo intelligente. Ai piani alti si mettono solo i mediocri.


LA PROPOSTA

Esodati, Tito Boeri propone il reddito minimo garantito

La fascia tra i 55 e i 64 anni va tutelata. Assieme a chi è caduto sotto la scure della riforma Fornero. L'economista lancia un'integrazione del reddito. Riducendo gli assegni d'oro. E dirottando i fondi Ue.

di Antonietta Demurtas
Gli esodati sono ormai diventati un mantra: ogni volta che si fanno promesse sulle future misure che il governo deve attuare per il bene del Paese, ai primi posti ci sono sempre loro.
Anche il 19 luglio il premier Enrico Letta, rallegrandosi della bocciatura della mozione di sfiducia ad Alfano, ha sottolineato al Senato che ora si potrà finalmente «risolvere il problema degli esodati».
ITALIANI SEMPRE PIÙ POVERI. Come un mantra c'è però chi da tempo ripete che per risolvere la questione, occorre affrontarla da un punto di vista più inclusivo, che non tenga conto dell'esodato in sé ma di quella fascia di popolazione sempre più povera che il rapporto Istat pubblicato il 17 luglio 2013 ha messo in evidenza.
Dal 2011 al 2012, infatti, l'incidenza di povertà assoluta nelle persone tra i 55 e i 64 anni è quasi raddoppiata, passando dal 3,8% al 6,8%. «Proprio perché all'interno d quella fascia ci sono gli esodati», dice a Lettera43.it l'economista Tito Boeri. Che avanza la proposta di «sperimentare un reddito minimo garantito, una soluzione che coprirebbe di conseguenza anche gli esodati».
 

DOMANDA. Una salvaguardia anagrafica quindi?
RISPOSTA.
 Se c'è una fascia di età particolarmente colpita prima dalla recessione e poi dalle riforme è quella composta da coloro ai quali di colpo è stata spostata la pensione e da quelli che avevano diritto all'indennità e si sono visti ridurre la durata massima dei trattamenti di mobilità.
D. E sono rimasti via di uscita.
R.
 Sì, perché non hanno avuto la possibilità di tornare nel mercato del lavoro. Un obiettivo davvero difficile vista la loro età, soprattutto in una fase difficile come questa.
D. Per loro lei ha proposto un reddito minimo garantito.
R.
 Sì, una misura che il governo già pensava di introdurre sperimentalmente in alcune province. Naturalmente penso che il reddito minimo debba essere una misura universale che riguarda tutti indipendentemente dall'età, ma dato che le risorse sono davvero poche...
D. Quante?
R.
 Si parla di qualche centinaio di milioni di euro a disposizione, per questo si potrebbe partire da questo gruppo e puntare poi ad allargare la platea.
D. Dove pensa di recuperare le risorse necessarie?
R.
 Una parte il governo le ha già, visto che voleva avviare la sperimentazione. Poi si può risparmiare sulle altre pensioni.
D. Quali?
R.
 Le più alte. Quelle che avevano avuto tassi di rendimento molto elevati. E gli assegni che nel precedente sistema retributivo avevano usufruito di riforme molto vantaggiose.
D. Non solo le baby pensioni, dunque.
R.
 No, si possono tagliare anche quelle di chi si è ritirato dal lavoro a 60 anni. E che ha avuto la fortuna che le regole del retributivo fossero introdotte poco prima che andasse in pensione. Così versando i contributi per tre anni è riuscito ad avere un assegno di tutto rispetto.
D. Come convincerli a rinunciare a ciò che considerano un diritto acquisito?
R.
 Spiegando loro che c'è stata una vera iniquità. Soprattutto tenendo conto del fatto che chi va in pensione oggi ha dei tassi di rendimento estremamente più bassi. Naturalmente chiederemo questo sacrificio solo a chi ha pensioni alte.
D. Quanto si potrebbe ricavare con questa soluzione?
R.
 Si potrebbe recuperare più di 1 miliardo di euro, che non necessariamente dovrà tutto essere destinato al reddito minimo garantito. Coprire solo la fascia di età tra i 55 e i 64 anni costerebbe meno.
D. E nel caso non si riuscisse a tagliare?
R.
 Un'altra strada che secondo me va perseguita è quella di un riequilibrio dei fondi strutturali. Finora quelli che abbiamo ottenuto dall'Unione europea sono stati usati per interventi infrastrutturali e non siamo nemmeno riusciti a spenderli tutti.
D. Ma non si possono usare in altro modo. Propone un dirottamento?
R.
 Penso che a partire dall'esercizio 2014-2020 dovremmo aprire un nuovo negoziato a livello europeo. E utilizzare quei fondi per finanziare gli aggiustamenti alle riforme strutturali.
D. A partire da quella delle pensioni, quindi.
R.
 La Commissione europea chiede sempre di realizzare riforme importanti, come quella delle pensioni. Bene, questa riforma è in una fase transitoria e ha dei costi.
D. Costi vivi, visto che si contano 314.576 esodati...
R. Il numero è così elevato perché ci sono stati sicuramente degli errori. Ma è chiaro che nella fase in cui si cambiano delle regole problemi di questo tipo sono fisiologici. Per questo dovremmo solo chiedere all'Ue di finanziare con i soldi per i fondi strutturali programmi come il reddito minimo per gli esodati che sono stati spiazzati dalle riforme che la stessa Ue ha chiesto.
D. A quanto ammonterebbe questo reddito minimo garantito?
R.
 Per i primi anni si potrebbe partire dai 400-500 euro al mese. Una sorta di pop up, una integrazione al reddito che permetterebbe agli interessati di non cadere al di sotto della soglia di povertà.
D. E perché non salvaguardare direttamente gli esodati dando loro la pensione?
R.
 Ripristinare le pensioni è difficile, perché quello degli esodati non è un numero fisso. Il punto centrale è che alcune imprese, alla luce di questi cambiamenti, non dovrebbero più licenziare i lavoratori in questione. Ma se si apre questo canale, intervenendo ex post, allora lasceranno a casa questi dipendenti scaricando i costi sulla collettività.
D. Sapendo che c'è la norma salva-esodati...
R.
 Potrebbe essere un'arma a doppio taglio. Se si crea una via di uscita sistematica, allora avremmo solo più esodati, più persone a cui pagare la pensione.
D. E la spesa pensionistica pesa già per il 30% sulle casse pubbliche.
R. Oggi vengono erogate pensioni sociali e integrazioni al minimo senza considerare la condizione generale del beneficiario. Magari si tratta di persone che hanno già due o tre assegni, o non sono in una condizione di bisogno. Bisognerebbe fare una riforma che valuti per ogni individuo il reddito complessivo.
D. Giuliano Amato, per esempio, diceva di percepire complessivamente 11 mila euro e che la sua non era nemmeno tra le più alte...
R.
 Bisogna lavorare e stabilire dei livelli, ma il punto centrale sono i tassi di rendimento. La pensione di Amato, come quella di tutti i parlamentari, ha un tasso di rendimento altissimo, davvero irraggiungibile per chi lavora oggi. Sono le prime da tagliare.
Sabato, 20 Luglio 2013

1 commento:

Unknown ha detto...

Tito Boeri è veramente in gamba.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...