“Ma davvero ha scritto questo su Stefano Rodotà? Ma no, ma dai, non ci credo, sembra una cosa strana”. Carlo Sibilia si sta infilando alla riunione serale dei deputati del Movimento 5 stelle. Non ha ancora letto il post di Beppe Grillo contro il candidato grillino alla presidenza della Repubblica, ma non ci vuole credere. Lo scetticismo di Sibilia è significativo: non un dissidente, non uno scettico, non un malpancista. Al contrario, un po’ a sorpresa, è uno dei prescelti per andare a seguire la full immersion organizzata da Gianroberto Casaleggio per preparare alcuni fedelissimi ad andare in televisione.
C’è un altro uomo di provata vicinanza al leader che sembra prendere le distanze dagli ultimi post, che sembrano voler chiudere a qualunque contaminazione con le altre forze politiche e accelerare la fuoriuscita dei dissidenti. Lontano da Roma, Giancarlo Cancelleri, capogruppo in consiglio regionale a Palermo, si siede a parlare con il deputato del Pd Antonello Cracolici. E fa un’analisi del voto distante da quanto letto finora sul blog e in tante dichiarazioni dei deputati a 5 stelle: “Dobbiamo fare un po’ di sana autocritica, perché un po’ di voti li abbiamo perso alle scorse elezioni comunali. Le parole di Grillo non avranno ripercussioni sulle regionali in Sicilia”. È forse la prima volta che le parole dell’ex-comico, agli occhi di un suo fedelissimo, non solo potrebbero non essere un viatico, dunque, ma rappresentare addirittura una possibile penalizzazione. Proprio il giorno nel quale Antonio Venturino – espulso dal gruppo siciliano per non aver fatto la rendicontazione della diaria – annunciava la nascita del movimento “L’Italia migliore” e vi invitava tutti i malpancisti del Parlamento. Cancelleri ha rincarato la dose, ha spiegato che è stato un errore non andare in tv, e ha liquidato con una battuta Roberta Lombardi, che aveva definito “una merda” i propri colleghi che passano informazioni ai giornalisti: “La maleducazione non è una posizione politica e comunque si sta avvicendando con un altro deputato”.
Anche il vicecapogruppo alla Camera Riccardo Nuti sembra pensarla allo stesso modo: “La mail di Roberta? – risponde facendo spallucce – ma chi se ne importa, abbiamo altro di cui occuparci”. Sembra pensarla diversamente lo staff di Casaleggio, che ha inserito la pasionaria nel gruppetto destinato a rappresentare nelle prossime settimane il Movimento in tv. Si avverte per la prima volta uno scollamento generale tra le parole di Grillo e i suoi uomini nelle istituzioni. Un sentimento globale, che va dal disorientamento degli ortodossi alla rabbia dei più dialoganti. Si prenda Nicola Morra, in pole position per sostituire Vito Crimi come portavoce al Senato. Insieme a Patrizia Terzioni, Adriano Zaccagnini e un altro paio di deputati oggi era alla manifestazione di Left, la seconda che la rivista ha organizzato per mettere seduti attorno ad un tavolo i rappresentanti del mondo alla sinistra del Pd e il M5s.
Quelli che da sempre sono i più dialoganti marcano più nettamente le distanze. “Dopo la Gabanelli, oggi tocca all'"ottuagenario resuscitato dalla rete".Guardando la lista delle Quirinarie il prossimo potrebbe essere Gino Strada. Non mi riconosco in quelle parole” ha scritto Aris Prodani su Facebook. Gli ha fatto eco il collega Walter Rizzetto, rispondendo a commenti di attivisti che difendono il capo: “Nessuno di voi era presente durante l'elezione del presidente della Repubblica e nemmeno in assemblea quando Rodotà veniva santificato al grido Ro-do-tà Ro-do-tà. Evidentemente non si vuole vedere. Và benissimo, sono posizioni. Fatto sta che il post è chiaro ed il santo subito Rodotà è stato malamente maltrattato”. Paola Pinna esce dalla riunione dei deputati prima del termine: “È una cosa sconvolgente, non so perché Grillo lo faccia. Forse per fidelizzare alcuni e allontanare chi considera un dissidente. Ma è una cosa irreale, mi sembra di essere in un Truman show”. Arriva poi Adriano Zaccagnini: “La mia solidarietà a Rodotà, contro di lui la macchina del fango”.
Ma anche i più fedeli alla linea si accorgono che qualcosa non va. Nuti e Riccardo Fraccaro convocano in tutta fretta una mini-conferenza stampa nella sala della comunicazione del gruppo alla Camera, evento mai accaduto prima. Provano a parlare della propria proposta sul finanziamento pubblico ai partiti, della mozione sul ritiro dei finanziamenti agli F35, un mantra che i deputati grillini hanno ripetuto senza sosta nei corridoi di Montecitorio e sui social network. Il tentativo è quello di parlare dell’attività parlamentare degli stellati, di recuperare il pallino della comunicazione, ma c’è poco da fare. Il discorso si sposta ben presto sul caso-Rodotà. “Sarebbe ancora il nostro candidato alla presidenza della Repubblica – spiega Nuti – Ha fatto però bene Beppe a criticare quello che ha detto oggi, anche se i suoi toni li conosciamo tutti, noi ne avremmo utilizzati di diversi”. A domanda precisa tuttavia risponde: “La posizione di Grillo è quella del Movimento”. Non sembra essere d’accordo la senatrice Paola Taverna, che preferisce non rispondere sull’argomento: alza le spalle e si lascia andare ad un sorriso ironico.
Forse per disinnescare la bomba (ma gli interessati assicurano che si trattava di problemi di logistica), la riunione congiunta tra deputati e senatori non si è tenuta. Due assemblee separate, che hanno girato intorno all’argomento del giorno (alla Camera si è sollevata qualche voce per discutere delle polemiche, ma è stata disinnescata in fretta) e affrontato piuttosto il corso di comunicazione televisiva della Casaleggio&associati. Che non sembra coinvolgerà a rotazione tutti gli eletti, ma sarà dedicato di volta in volta a chi lo staff riterrà valido per rappresentare il movimento. “Ma come – è sbottato un onorevole - lo sappiamo adesso? Chi decide chi deve parlare per conto del Movimento? E la trasparenza, l’uno vale uno?”.