DECLINO
Flop M5s alle elezioni amministrative
Il M5s perde consensi. A Roma cala dal 27,7 al 13%. La base attacca Beppe e invoca: «Bisogna andare in tivù».
Una Caporetto. Quella che si profila per il Movimento 5 stelle alle elezioni amministrative del 26 e 27 maggio è una sconfitta storica. Perché i grillini hanno segnato il passo, perdendo tanto terreno rispetto ai voti ottenuti alle politiche di febbraio. E l'astensionismo sembra c'entrare ben poco.
DEBACLE DE VITO. Il flop, ovviamente, è guidato da Roma, dove il candidato sindaco Marcello De Vito si dovrebbe fermare intorno al 13%, ben lontano da Gianni Alemanno (centrodestra) e Ignazio Marino (centrosinistra), ma soprattutto ad anni luce di distanza dal soprendente 27,7% che il Movimento ottenne nella Capitale per le politiche.
Anche in Valle d'Aosta il risultato è stato negativo, un terzo di quello realizzato a febbraio, il 6,62% contro il 18,5. Due consiglieri regionali, ma numeri che parlano di disfatta.
SIENA, MPS NON AIUTA. Nemmeno lo scandalo Monte paschi ha spinto in alto i 5 stelle. A Siena, infatti, Michele Pinassi si deve accontentare di un 7,8%, ben poca roba rispetto al 20,95% addirittura dietro il candidato della sinistra radicale, Laura Vigni. Saldamente in testa Bruno Valentini (Partito democratico) col 42,33%, destinato al ballottaggio contro Eugenio Neri, candidato del centrodestra.
A Vicenza Liliana Zaltron è terza, ma deve accontentarsi del 5,5%, le briciole lasciate dalla sfida Pd-Lega, con il candidato del centrosinistra, Achille Variati che dall'alto del suo 57,4% non dovrebbe nemmeno ricorrere al ballottaggio per battere Manuela Del Lago.
Anche a Brescia la candidata grillina Laura Gamba è terza, con il 7,7% (16,6 a febbraio), mentre si va verso il ballottaggio in sostanziale parità tra Paroli (centrodestra) e Del Bono (centrosinistra).
Crollo a Imperia (8,8% dopo poche sezioni scrutinate), dove il Movimento 5 stelle era risultato essere il primo partito alle ultime elezioni politiche. Meno male a Imola, dove dal 26,1% si è scesi al 18,8% (stando ai primissimi dati emersi dalle urne).
DEBACLE DE VITO. Il flop, ovviamente, è guidato da Roma, dove il candidato sindaco Marcello De Vito si dovrebbe fermare intorno al 13%, ben lontano da Gianni Alemanno (centrodestra) e Ignazio Marino (centrosinistra), ma soprattutto ad anni luce di distanza dal soprendente 27,7% che il Movimento ottenne nella Capitale per le politiche.
Anche in Valle d'Aosta il risultato è stato negativo, un terzo di quello realizzato a febbraio, il 6,62% contro il 18,5. Due consiglieri regionali, ma numeri che parlano di disfatta.
SIENA, MPS NON AIUTA. Nemmeno lo scandalo Monte paschi ha spinto in alto i 5 stelle. A Siena, infatti, Michele Pinassi si deve accontentare di un 7,8%, ben poca roba rispetto al 20,95% addirittura dietro il candidato della sinistra radicale, Laura Vigni. Saldamente in testa Bruno Valentini (Partito democratico) col 42,33%, destinato al ballottaggio contro Eugenio Neri, candidato del centrodestra.
A Vicenza Liliana Zaltron è terza, ma deve accontentarsi del 5,5%, le briciole lasciate dalla sfida Pd-Lega, con il candidato del centrosinistra, Achille Variati che dall'alto del suo 57,4% non dovrebbe nemmeno ricorrere al ballottaggio per battere Manuela Del Lago.
Anche a Brescia la candidata grillina Laura Gamba è terza, con il 7,7% (16,6 a febbraio), mentre si va verso il ballottaggio in sostanziale parità tra Paroli (centrodestra) e Del Bono (centrosinistra).
Crollo a Imperia (8,8% dopo poche sezioni scrutinate), dove il Movimento 5 stelle era risultato essere il primo partito alle ultime elezioni politiche. Meno male a Imola, dove dal 26,1% si è scesi al 18,8% (stando ai primissimi dati emersi dalle urne).
Tutti contro Grillo: «Beppe, vaffa tu»
Così è esplosa la rabbia della base, che ha subito trovato il colpevole della debacle: Beppe Grillo. «Vaffa tu» il più classico dei messaggi lanciati all'ex comico genovese, che ora si vede tornare indietro come boomerang le stesse espressioni colorite con cui aveva costruito il suo successo politico.
Sul banco degli imputati anche Gian Roberto Casaleggio, che insieme con Grillo sarebbe responsabile di aver messo le catene al Movimento, privandolo di una qualsiasi autonomia sulla linea politica.
«OSTAGGI DI CASALEGGIO». «Il movimento è dimezzato. Bravi. Complimenti a Casaleggio, che ha impostato una strategia comunicativa disastrosa, e complimenti a Grillo, che ha dissipato un enorme patrimonio di voti», ha scritto l'utente Lino Messieri.
«Bla bla bla bla bla, e poi quando potevate governare e cambiare il Paese non lo avete fatto, per cosa credete la gente vi abbia votato? Per giocare alle belle madamine?», ha incalzato Agostino I. «Come previsto ora avete un terzo dei voti, così sarete contenti, siete riusciti a far tornare in auge Berlusconi. Grazie, davvero grazie, tornerò certo a votarvi, così potrete continuare con le vostre vuote dissertazioni. Nessuno vi ha spiegato che nella vita vi sono delle priorità, e che a volte meglio scegliere il male minore anzichè suicidarsi?».
Francesco Barresi se l'è presa con la strategia comunicativa del movimento e ha sostenuto che «bisogna andare in tivù, altrimenti il massacro mediatico continuerà all'infinito. Se non si vuole andare nei talk, andate ad interviste faccia a faccia...ma andateci!».
DE VITO ASPETTA PRIMA DI PARLARE. A Roma, invece, al quartier generale di Marcello De Vito, si sono vissuti momenti di autentico imbarazzo e confusione. Il candidato sindaco del M5s era uscito dalla sala dove era chiuso dalle 15 per commentare le prime proiezioni, ma il suo portavoce Stefano Zaghis lo ha convinto a rientrare in attesa di dati reali tra il dissenso di altri componenti dello staff del candidato, che avrebbero voluto far parlare De Vito.
In precedenza Zaghis aveva sostanzialmente ammesso il non raggiungimento del ballottaggio, invitando però a considerare che le ultime proiezioni danno il M5s al 14,4, rispetto al 16,85 delle regionali di febbraio e il 2,66 degli Amici di Beppe Grillo alle comunali del 2008.
Insomma, in casa Grillo si cerca di minimizzare il confronto impietoso con il 27,7% delle politiche. «Non bisogna paragonare mele e pere. Le amministrative sono altra cosa rispetto al nazionale», ha detto Zaghis.
Ma il boom di appena tre mesi fa sembra già finito e lo tsunami, adesso, assomiglia molto di più a una innocua bonaccia.
Sul banco degli imputati anche Gian Roberto Casaleggio, che insieme con Grillo sarebbe responsabile di aver messo le catene al Movimento, privandolo di una qualsiasi autonomia sulla linea politica.
«OSTAGGI DI CASALEGGIO». «Il movimento è dimezzato. Bravi. Complimenti a Casaleggio, che ha impostato una strategia comunicativa disastrosa, e complimenti a Grillo, che ha dissipato un enorme patrimonio di voti», ha scritto l'utente Lino Messieri.
«Bla bla bla bla bla, e poi quando potevate governare e cambiare il Paese non lo avete fatto, per cosa credete la gente vi abbia votato? Per giocare alle belle madamine?», ha incalzato Agostino I. «Come previsto ora avete un terzo dei voti, così sarete contenti, siete riusciti a far tornare in auge Berlusconi. Grazie, davvero grazie, tornerò certo a votarvi, così potrete continuare con le vostre vuote dissertazioni. Nessuno vi ha spiegato che nella vita vi sono delle priorità, e che a volte meglio scegliere il male minore anzichè suicidarsi?».
Francesco Barresi se l'è presa con la strategia comunicativa del movimento e ha sostenuto che «bisogna andare in tivù, altrimenti il massacro mediatico continuerà all'infinito. Se non si vuole andare nei talk, andate ad interviste faccia a faccia...ma andateci!».
DE VITO ASPETTA PRIMA DI PARLARE. A Roma, invece, al quartier generale di Marcello De Vito, si sono vissuti momenti di autentico imbarazzo e confusione. Il candidato sindaco del M5s era uscito dalla sala dove era chiuso dalle 15 per commentare le prime proiezioni, ma il suo portavoce Stefano Zaghis lo ha convinto a rientrare in attesa di dati reali tra il dissenso di altri componenti dello staff del candidato, che avrebbero voluto far parlare De Vito.
In precedenza Zaghis aveva sostanzialmente ammesso il non raggiungimento del ballottaggio, invitando però a considerare che le ultime proiezioni danno il M5s al 14,4, rispetto al 16,85 delle regionali di febbraio e il 2,66 degli Amici di Beppe Grillo alle comunali del 2008.
Insomma, in casa Grillo si cerca di minimizzare il confronto impietoso con il 27,7% delle politiche. «Non bisogna paragonare mele e pere. Le amministrative sono altra cosa rispetto al nazionale», ha detto Zaghis.
Ma il boom di appena tre mesi fa sembra già finito e lo tsunami, adesso, assomiglia molto di più a una innocua bonaccia.
Lunedì, 27 Maggio 2013
1 commento:
Tsumani per Grillo.
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