“Siamo tornati alla nostra dimensione effettiva. Ci ha votato lo zoccolo duro che ha sempre creduto in noi. Quello di questa tornata amministrativa non è stato un voto di protesta, ma di coscienza”. Andrea Cecconi ha appena 29 anni, ma ragiona come chi sta in politica da tempo. Marchigiano, infermiere, tira una sigaretta dopo l’altra mentre parla pacatamente e senza indecisioni. Tra i deputati del Movimento 5 stelle è da annoverarsi tra i fedelissimi di Beppe Grillo. Questo però non gli impedisce di articolare ragionamenti che integrino e vadano oltre i post del suo leader. Come quello sul governo: “Ad oggi non ci sono le condizioni per nessun accordo. Ma se Enrico Letta si dimostrerà capace si può rivedere completamente tutto”.
Anche nell’impatto mediatico del M5s qualcosa andrà rivisto: “Beppe è un grande comunicatore, ma uno Tsunami tour è irripetibile, lo si è visto nelle ultime settimane. Qualcosa dovrà cambiare dal punto di vista della sua comunicazione, ma sicuramente saprà farlo, è un maestro in questo”. Il problema che ha scoperchiato il voto nei Comuni è quello di selezionare dei frontman e una classe dirigente che siano in grado di trainare il Movimento a prescindere dai fuochi d’artificio dell’ex comico. “Il sistema delle parlamentarie va rivisto, per evitare di far candidare persone meno capaci a scapito delle tante nostre eccellenze. Serve una selezione dal basso, dai gruppi locali, che vada oltre la valutazione di un video e un curriculum, che rendono impossibile un voto informato. Resta fermo che il giudizio finale rimane alla rete, ma dobbiamo adottare un criterio di selezione simile a quello sperimentato alle quirinarie, dove la scelta era tra candidati eccellenti”.
Il M5s ha perso moltissimi voti.
Siamo tornati a quella che è sempre stata un po’ la nostra dimensione effettiva. Ci ha votato lo zoccolo duro che ha sempre creduto in noi. Quello di questa tornata amministrativa non è stato un voto di protesta, ma di coscienza.
Avete perso dunque.
Non si può paragonare il voto nazionale con quello amministrativo. A febbraio siamo stati investiti di grandi aspettative, che pochi mesi non sarebbero stati sufficienti a soddisfare, nemmeno se fossimo stati al governo.
Ha influito quel che avete fatto a Roma.
Il Parlamento è al lavoro da un mese. Se lavoreremo bene, così come stiamo già facendo, inizieremo a recuperare.
Non si è un po’ perso il contatto con quel che succede fuori dal Palazzo?
Il rischio è quello che diventiamo un ingranaggio di questa macchina, di omogeneizzarsi con chi ha queste stanze come unico orizzonte. Ma sono fiducioso, credo che tutti noi ci smarcheremo da questa insidia.
Rimane il fatto che a febbraio era andata diversamente.
A febbraio siamo stati sovradimensionati da un voto che conteneva una fortissima protesta. Non so cosa succederebbe se si rivotassero le politiche oggi. Forse riprenderemo quei voti, o magari la gente continuerà ad astenersi, come ha fatto ieri, ma questo penalizzerà tutti quanti.
Cosa non ha funzionato a livello locale?
Noi nasciamo dal basso, abbiamo bisogno di radicarci, di farci conoscere nelle singole realtà. Abbiamo bisogno di tempo per crescere, tant’è che i comuni che sono andati meglio sono quelli nei quali i nostri attivisti sono presenti da più tempo.
L’impressione è che, politicamente parlando, abbiate parlato solamente al vostro elettorato storico.
È vero, chi ci ha votato come forma di protesta di febbraio è stato poco coinvolto. Ci siamo rivolti ai nostri, e con i nostri mezzi di comunicazione. Laddove non eravamo presenti le persone non hanno potuto ascoltare le nostre idee, non siamo riusciti a comunicare come vorremmo anche con chi non ci segue quotidianamente. Per questo stiamo iniziando a cambiare, ad andare in televisione, per poter raggiungere anche chi non è avvezzo alle dinamiche del Movimento.
Cambierete anche l’approccio con le altre forze politiche?
Stiamo già iniziando a trovare dei punti di mediazione nel lavoro nelle Commissioni. Se parla invece di un eventuale accordo di governo, in questo momento non ne vedo le condizioni.
Chiusura totale?
Se Enrico Letta si dimostrerà capace si può rivedere completamente tutto. Ma dovrà far vedere che al centro della sua attività di governo pone gli interessi dei cittadini, non quelli dei partiti o di altri interessi estranei a quelli delle persone in difficoltà.
Siete tornati alla vostra dimensione effettiva e non farete accordi. Considerando il fatto che il 51% sembra lontano, il M5s in questa fase non si propone dunque come alternativa o parte di un eventuale governo. Siete tornati al progetto originario, quello di un’opposizione che scoperchi le magagne del Parlamento?
L’idea del M5s è quella di mandare in Parlamento dei cittadini che controllino quel che succede e su quello informino tempestivamente ed efficacemente tutti. Il nostro ruolo è sempre stato questo, più che quello di forza di governo.
Qualcuno vi potrebbe accusare di non volervi prendere responsabilità.
Non è vero. Siamo ben contenti di governare, e i sindaci che abbiamo eletto in questi anni stanno lavorando bene. Se i cittadini decidono di premiare il nostro lavoro mandandoci a governare bene, altrimenti svolgiamo volentieri il ruolo di opposizione.
Ma non ritenete di aver sprecato una possibilità di cambiare le cose?
Chi ha espresso un voto di protesta oggi non vota più. Dobbiamo dimostrare di non essere talebani sulle singole questioni, lavorando al massimo e mostrandoci aperti sulle cose buone che ci si presentano davanti.
Nel risultato elettorale ha influito anche una progressiva perdita di efficacia del messaggio di Grillo?
Beppe è un grande comunicatore, ma uno Tsunami tour è irripetibile, lo si è visto nelle ultime settimane. Qualcosa dovrà cambiare dal punto di vista della sua comunicazione, ma sicuramente saprà farlo, è un maestro in questo.
Anche il metodo di selezione dei vostri candidati non sembra aver funzionato benissimo.
Il processo di selezione della classe dirigente va migliorato, ce ne siamo accorti. Il sistema delle parlamentarie va rivisto, per evitare di far candidare persone meno capaci a scapito delle tante nostre eccellenze. Serve una selezione dal basso, dai gruppi locali, che vada oltre la valutazione di un video e un curriculum, che rendono impossibile un voto informato. Resta fermo che il giudizio finale rimane alla rete, ma dobbiamo adottare un criterio di selezione simile a quello sperimentato alle quirinarie, dove la scelta era tra candidati eccellenti.
Da dove iniziare?
Quando eravamo al 2% il ruolo dello staff di Gianroberto Casaleggio esauriva ottimamente tutte le nostre necessità. Oggi che siamo cresciuti così tanto e così in fretta ha perso quella funzione di garanzia e di controllo, non ce la fa più a seguire tutto, e ci doterà di nuovi strumenti per farlo. Sempre tenendo presente che il ruolo di controllore finale dovrà sempre mantenerlo.