martedì 28 maggio 2013

Gli incompresi.


Comunali: la nuova strategia del Movimento 5 stelle

I deputati Ruocco e Artini sul flop elettorale. «Non abbiamo trasmesso la nostra diversità». Grillo attacca gli elettori.

di Paola Alagia
Se Vito Crimi ha preferito trincerarsi dietro un lapidario: «I dati di Roma e delle amministrative? Non li ho seguiti», sono tanti i parlamentari 5 stelle che, invece, in queste ore un’analisi del voto la stanno facendo. E a differenza di Beppe Grillo, che pontifica dal blog bersagliando gli elettori («Votando chi vi rassicura, ma in realtà ha distrutto il Paese, si condanna l'Italia a una via senza ritorno», ha ammonito), molti neoeletti hanno già una strategia precisa per correre ai ripari.
M5S ESCLUSO DA TUTTI I BALLOTTAGGI. L’esclusione del M5s da tutti i ballottaggi di questo appuntamento elettorale, insomma, è un risultato con cui fare i conti. «Anche se non è possibile un confronto tra le Politiche e le Amministrative. Rispetto a cinque anni fa abbiamo guadagnato voti», ha detto a Lettera43.itCarla Ruocco, vicepresidente della commissione Finanze. «Noi non siamo come il Pd che si rivela sempre vincitore del nulla. E, quindi, siamo in grado di comprendere i nostri errori».
LA DELUSIONE (A METÀ) A SIENA. Di fronte al flop pentastellato, c’è chi non nasconde una certa delusione. È il caso del parlamentare toscano Massimo Artini. «Siena vive una situazione difficile a causa della ‘collusione’ tra il Monte dei Paschi e la politica», ha spiegato. «Per cui 2.500 voti non saranno un ottimo risultato, ma nemmeno così negativo. Se guardo a Massa o a Viareggio, però, mi prende un po’ di amarezza».
DITO PUNTATO ALLA DINAMICA ELETTORALE. C’è chi, come l’avellinese Luigi Di Maio, punta invece l’indice «contro l’intera dinamica delle elezioni comunali. Come spiegare altrimenti l’esito delle consultazioni a Portici (dove il M5s ha incassato un magrissimo 5,15%,ndr)?», ha sottolineato il vicepresidente della Camera.
Tutti, però, sono d’accordo sulla exit strategy da imboccare: un cambio di passo nella comunicazione.
COMUNICAZIONE SBAGLIATA. «Non siamo riusciti a trasmettere all’esterno il messaggio della nostra diversità. Ci vuole un pizzico di umiltà da parte nostra», ha ammesso Artini. «E una migliore capacità nel comunicare il nostro lavoro». «Non è giusto che il nostro impegno sul reddito di cittadinanza, per esempio», ha rincarato la dose Ruocco, «venga vanificato da quella che è diventata una sterile polemica su diaria e scontrini».

M5s al lavoro per nuove forme di interazione sul web

Il cambio di passo a livello comunicativo, tuttavia, non ha niente a che fare con l’invito ad andare più spesso in tivù, lanciato dagli attivisti ai parlamentari. «Non penso che andare in televisione sia la soluzione. A meno che non si tratti di focus precisi sui contenuti. Insomma, il problema non è dove comunicare, ma cosa e come», ha sintetizzato Artini.
«CHI LAVORA NON VA IN TIVÙ». La vicepresidente della commissione Finanze la pensa allo stesso modo: «Il paradosso di questa legislatura è che si dà più importanza all'aula televisiva rispetto a quella legislativa. Ma noi lavoriamo e per chi lavora davvero i ritmi televisivi diventano insostenibili».
Il nuovo approccio comunicativo che sta prendendo forma nei pensieri del Movimento comunque, almeno a sentire Artini, non è la risposta a caldo dopo l’esito elettorale: «È un processo già in itinere. Già da un po’ di tempo stiamo studiando nuove forme di interazione sul web».
I «CARRI ARMATI» DEI PARTITI. Che poi, la «flessione», per dirla con Ruocco, registrata nelle urne possa accelerare tale processo sembra nelle cose. «Il nostro errore», ha commentato la parlamentare eletta nel Lazio, «è stato quello di credere di poter arginare i carri armati delle altre formazioni politiche solo con la forza della verità. Da questo momento saremo più agguerriti e faremo una comunicazione molto più mirata ed efficace».
LA LEZIONE SICILIANA. Di Mario ha individuato pure il modello da seguire: «Dobbiamo prendere esempio dall’Ars Siciliana. Lì gli eletti del Movimento hanno saputo comunicare bene tutte le proposte e iniziative che hanno messo in campo».
Guai invece a parlare di errori nella selezione dei candidati per spiegare la battuta d’arresto del M5s. «Le nostre candidature sono l’espressione più sincera delle varie comunità cittadine, ne rispecchiano l’eterogeneità», ha subito chiarito il vicepresidente della Camera dei deputati. «D’altronde, l’attitudine del Movimento è sempre stata la naturalezza. Non di certo la propensione al comizio di questa o quella persona». Sulla stessa linea pure Ruocco: «Ciò che conta è il progetto e non le singole persone», ha tagliato corto.
LA BASE È FLUIDA. C’è, in realtà, un ultimo aspetto con cui fare i conti all’indomani delle elezioni e cioè la scoperta di uno zoccolo elettorale, quello del M5s, molto mobile. Sarà colpa della forma stessa del Movimento rispetto a quella partito?
Una domanda che nessuno dei parlamentari interpellati da Lettera43.it ha preso minimamente in considerazione. «Il nostro è un elettorato libero perché non abbiamo mai promesso un posto di lavoro o altro», ha puntualizzato Ruocco. «Abbiamo chiesto soltanto di costruire insieme un progetto di lunga durata».
E le preferenze perdute? La vicepresidente della commissione Finanze non si scompone: «Tutti i partiti hanno perso consensi perché ha vinto il non voto. Quanto al M5s, la traversata di Cristoforo Colombo ha conosciuto momenti di stanchezza e di disaffezione», ha concluso. «E anche noi dovremo affrontare tante bufere».
Martedì, 28 Maggio 2013

1 commento:

Unknown ha detto...

Gli incompresi.

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