EMILIANO E LA FABBRICA DELLE TESSERE
Dopo il “Patto della Crostatina” che vede Michelle Emiliano in corsa per la segreteria del Partito Democratico con “l’aiutino” di Silvio Berlusconi quando ci saranno le primarie aperte, adesso viene alla luce con quali modalità il magistrato si prepara alla scalata del maggior partito della sinistra europea.
Se sono inquietanti i retroscena della cena con Berlusconi, quello che sta succedendo in Puglia chiarisce meglio cosa sta accadendo dietro le quinte lontano dalla luce dei riflettori. Nel 2015, gli iscritti su tutto il territorio nazionale al PD erano 385.320, in crescita rispetto all’anno precedente, un più 1,9%. Ora si scopre che nella sola Puglia sono 34.748 con un incremento improvvisodi circa 16.000 in più. Un aumento del 90%.
Si tratta della “campagna acquisti” del governatore pugliese che deve lanciare Emiliano nella sua corsa alla segreteria. Una campagna che nelle intenzioni del magistrato è prevista a largo raggio e non solo limitata a livello locale.
Alla luce di questo “tesserificio pugliese” si comprende la ripetuta richiesta da parte di Michele Emiliano di spostare il congresso del Partito Democratico e il rifiuto posto da Matteo Renzi. La “campagna acquisti” non è ancora terminata e aveva bisogno di più tempo per completarla. Per questo non ha neppure disdegnato di utilizzare per i suoi fini tutta la minoranza dem che è stata solo una pedina di un progetto più vasto e scaricata alla fine con la formalizzazione della sua candidatura a segretario del PD.
Diventa anche chiaro il destinatario della sibillina frase di Matteo Renzi all’assemblea di domenica scorsa: «Non è possibile che al Pd s’iscrivano in blocco 400 persone con una carta di credito. Non è giusto, non è lecito, non è legittimo», si riferiva proprio a Michele Emiliano e al tesseramento pugliese.
Il caso di Bisceglie tenuto in sordina è emblematico. Il sindaco, ex Forza Italia Francesco Spina iscrive al PD 364 persone con una richiesta on line. Assessori, amici, parenti in pratica tutti i candidati delle sue liste. Michele Emiliano difende la scelta dell’intera amministrazione comunale del piccolo paese pugliese: “Suo diritto fare istanza. Va avanti in questa sperimentazione politica civica che non ha niente a che vedere con il centrodestra”.
Secondo Francesco Boccia, deputato del PD e consigliere comunale di Bisceglie fino a marzo del 2016, quando si è dimesso, qualche problema invece c’è e proprio in riferimento a Francesco Spina:
Se uno che faceva il saluto fascista e che è stato 10 anni in Forza Italia o nel Movimento Sociale, oggi si iscrive al Pd, può immaginare quanto io possa ritenerlo con i requisiti politici necessari. Voglio proprio vedere chi nel mio partito possa giustificare profili politici di questo tipo. Le regole sono chiare. Io ho l’idea di un partito sempre aperto, ma aperto al civismo vero. Questo mi sembra un assalto ad una diligenza che non c’è. Mi auguro che il Pd si esprima presto”.
Nulla di strano quindi secondo Emiliano ma anche nulla di sinistra a nostro modesto avviso, semmai questa vicenda ci riporta indietro in un tempo che pensavamo non potesse più tornare. Per quello che ne sappiamo, non è un caso isolato. Un ex segretario regionale, Sergio Blasi, cita anche i casi di Presicce, Taviano, Cavallino, Tricase, Salve, tutti nel Salento.
Michele Emiliano per chi lo conosce, non è nuovo però a questi “giochi di potere” da quando è entrato nel Partito Democratico, anzi, tutt’altro.
Ad Altamura per esempio, per le elezioni comunali, aveva prestato per cosi dire il simbolo della sua lista al candidato che il PD aveva rifiutato perché veniva dal centro destra.
Ma, Michele Emiliano, nella sua carriera dentro il PD è stato renziano poi antirenziano convinto ma prima con D’Alema, Veltroni e Bersani. Non stupisce perciò il suo essere dapprima salito sullo stesso carro della minoranza dem per portarla alla scissione con il PD per poi scaricarla a sua volta e candidarsi alla segreteria.
Berlusconi dal canto suo non fa mistero di preferire un PD più spostato a sinistra, almeno nell’immaginario popolare che non conosce i retroscena della partita. Il Cavaliere può ricreare lo spauracchio del comunismo e pensare di riorganizzare la destra che in questo momento se ne va in ordine sparso senza nessuna guida unitaria, mentre Emiliano può ritagliarsi un ruolo nazionale in grado di appagare le sue ambizioni che non possono essere contenute nella sola Puglia. In Albania, dove sembra lo conoscano meglio che in Italia, lo chiamano “Michelone” ma i rapporti tra Emiliano e l’Albania sono un’altra storia.
Ora c’è solo lui, Michele Emiliano a sfidare a Matteo Renzi con qualche probabilità perfino di vincere, visti gli accordi fatti con Silvio Berlusconi e quello che sta venendo alla luce con il tesseramento, anche perché non sembra che nella Direzione del Partito Democratico, nessuno sia veramente intenzionato a fermarlo, tanto che cade nel nulla il disperato grido dell’euro deputata del PD Elena Gentile: “E’ un delirio di onnipotenza, fermatelo!”
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