giovedì 23 febbraio 2017

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Caro Bersani dovevi fermarti tu. Da un bel po'. Ora la scissione s'ha da fare

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BERSANI
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Non c'è altra risposta, alla situazione drammatica, penosa e compassionevole, del Pd balcanico, con una sana, cosa buona e giusta, scissione. E chi si sta adoperando, in queste ore, per ricucire, mediare, allargare, confluire, smussare, programmare è fuori dal mondo. Non ha il polso della situazione. Non ha alcun contatto con la realtà, con la gente che tutti i giorni va al lavoro e una volta al giorno, alla sera, assiste al telegiornale, vedendo e ascoltando servizi sul Pd angoscianti, con dichiarazioni di guerra di gruppi contro altri, con iperbole di scienza politica senza senso, linguaggi astrusi, solo per addetti ai lavori. 
Una situazione per altro che sta andando avanti da anni, da quando Renzi è andato alla guida del Pd e poi del governo. E continua tuttora dopo le dimissioni. Vedi Bersani &c. Tanto che uno è portato a chiedersi: ma Bersani ci è o ci fa? Grida un "Fermati" a Renzi dopo tre, quattro anni di vera e propria guerra politica contro l'ex premier e segretario del Pd. Una guerra incomprensibile, fatta di continui rimandi, marce avanti e mille indietro, come in questi ultimi mesi: voglio il congresso, no il congresso no, le elezioni oggi, domani mai più, mille varianti di leggi elettorali, solo, sempre e comunque perché lui e i suoi compagni non sopportano Renzi.
Ma chi ha infranto le regole, onorevole Bersani, fino a oggi, violando di continuo la civile convivenza dentro un partito fatto di minoranze e di maggioranze le cui decisioni vanno rispettate, da tutti, consapevolmente? Allora, come è possibile pensare a una riconciliazione? Come si può pensare che queste anime agli opposti, possano restare dentro il Pd? 
E mettiamo il caso che si trovi una soluzione riconciliatrice, dove troverà la forza il Pd per fare, in modo rapido, deciso e chiaro, proposte politiche, e qui rispondo a Walter Veltroni e alle sue angosce, in grado di essere competitive con le richieste dell'epoca contemporanea in cui il Pd vive e agisce? 
Le distanze tra Bersani, Gotor, Speranza, D'Alema, Emiliano, e altri ancora con Renzi, lo stesso Veltroni, Del Rio, Serracchiani, sono distanze culturali oltre che di linguaggio. Abbiamo assistito, assistiamo a un partito nel partito, quello di Bersani &c., che se anche portato a miti giudizi e comportamenti, anche se il Pd facesse un congresso lungo 6 mesi, o una conferenza programmatica che parla dell'universo mondo, con tesi fatte di pagine e parole che non contano nulla, ecco, anche se si palesasse questa azione morbida di riappacificazione, il risultato sarebbe un partito immobile, ingessato, morto.
Già oggi il Pd è una scatola vuota, già oggi milioni di persone si chiedono perché votare Pd, immaginate una campagna elettorale con un Pd malformato e menomato, senza direzione, vago, innocuo, tutto intento a non urtare le suscettibilità di quel dirigente o di quel leader. Morfinizzato. Ma ai vari pontieri impegnati in queste ore in mediazioni, caminetti, e a suture varie, chiedo a loro, se poi saranno in grado di raccogliere voti e vincere le prossime elezioni. 
Chiedo loro se non stanno perdendo tempo inutile, sottraendolo alla loro attività di ministri di Stato, alla ricerca di accordi per tentativi fallaci di tenere insieme un partito che poi nei prossimi mesi dovrebbe rimanere in silenzio per non provocare continui battibecchi, insulti, che puntualmente andrebbero nei talk e sui giornali. Renzi su questo punto non deve desistere. 
La parte di Bersani-D'Alema è già fuori dal Pd da tempo. Lo stesso vale per i potenziali elettori e militanti che guardano al Duo del Sol de l'Avenir, prossimo venturo. Si tratta di vedere oggi chi farà la prima mossa per poi estinguere il peccato. Ma sulla primogenitura dello strappo non deve avere paura Renzi, tanto sarà sempre lui il capo espiatorio. D'altronde quel "partito nel partito" per anni, e tuttora in servizio permanente, ha funzionato sempre così: ricatti&paure. 
La scissione, quindi, non è rinviabile. E nessuno faccia qualcosa per fermarla. Quella scissione andava fatta tempo fa e non si è fatta perché tirare a campare dentro il Pd è una cosa, fuori è un'altra storia. Ma, diciamoci la verità, non poteva essere uno spartito da suonare all'infinito. Il congresso e e le elezioni sono uno spartiacque che svelano i giochi, soprattutto quelli sporchi. 
Il partito locale, le sezioni, i dirigenti chiedono questa chiarezza, e la scissione, da tempo immemorabile. Ci sarà un periodo di transizione con trambusto, ma vuoi mettere il risultato? Renzi potrà così costruire un partito socialista, europeo, riuscirà a portare a termine il progetto di conquistare consensi dalla parte dei moderati così come da quella grillina. 
E il nuovo incomodo di queste ore, l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia? La Sinistra di queste ore dell'ex sindaco Pisapia, a cui guarda anche il presidente della Camera Boldrini, è qualcosa di inconsistente. Direi anche priva di un qualsiasi seppur minimo moto egemonico. Dove sta l'appeal? Dove sta l'esprit? Dove sta l'utilità politica? E l'affidabilità.
Pisapia sarà anche stato un buon sindaco, ma inaffidabile politicamente visto che non si è ripresentato per il secondo mandato, in qualche modo disconoscendo il lavoro fatto. L'Expo se fosse stato per lui non si sarebbe nemmeno fatto. Nel 2017 Pisapia vuole fare il cantiere (anche queste parole quando imparerà la sinistra a non usarle più? Fanno venire l'orticaria solo a scriverle) della sinistra plurale, guarda a Emiliano, guarda di là e di qua. Insomma chi vede in Pisapia il nuovo Prodi, il consiglio provvidenziale è andare cauti, molto cauti. Ora Renzi ha sicuramente altro da far

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