Il capo del MoVimento 5 Stelle parla di inondazioni e prefigura uno spostamento del progetto: vi spieghiamo perché è tutta una bufala. E perché il Comune di Roma rischia una causa da oltre un miliardo, visto che l’Avvocatura ha stimato il valore in 400 euro a cittadino, da moltiplicare per 2,8 milioni di romani. A cui aggiungere mancate entrate fiscali per 840 milioni e circa 200 milioni di opere pubbliche in fumo
Mentre ieri il Comune di Roma spostava l’incontro con i proponenti dello Stadio della Roma a Tor di Valle per chiedere pareri all’Avvocatura e alla Sovrintendenza Capitolina sulla continuazione della trattativa dopo l’iter del vincolo apposto dalla Soprintendenza dei Beni Culturali scoppiava una “bomba” con le dichiarazioni di Beppe Grillo: «Nessuno è contrario allo stadio, siamo in discussione sulla collocazione di uno stadio che è in una zona a rischio idrogeologico e con la Soprintendenza che ha posto qualche limite, si discute se farlo in una zona non a rischio idrogeologico».
Beppe Grillo, lo Stadio della Roma a Tor di Valle e il rischio idrogeologico (che non c’è)
La bufala del rischio idrogeologico per lo stadio della Roma a Tor di Valle è tornata a circolare il 31 gennaio 2017, quando i giornali hanno riportato una lettera dell’assessorato all’Urbanistica, allora guidato da Paolo Berdini, ha inviato alla Regione Lazio in cui si sostiene che l’area di Tor di Valle è «pericolosa» a livello idrogeologico (tradotto: c’è il rischio inondazioni) ecco perché il Comune «ritiene che la Conferenza dei Servizi non possa concludersi con esito favorevole». Anche Roberta Lombardi nel suo intervento di pochi giorni fa aveva ricicciato la bufala del rischio idrogeologico. Andiamo nel merito. In primo luogo va segnalato che la questione è talmente decisiva che viene sollevata oggi dopo due anni che si parla del progetto e dopo sette mesi di assessorato Berdini. In secondo luogo bisogna ricordare che tutto quello che viene detto nella lettera aveva già un iter incastrato nel progetto di stadio della Romanel 2014, come ha spiegato StadiodellaRomaFAQ:
In sede di Conferenza dei Servizi preliminare, l’Autorità di Bacino segnala la presenza nell’area prescelta di un rischio idraulico legato al fosso di Vallerano[3][5] (e non al fiume Tevere, come invece denunciato erroneamente da alcuni istituti privati e partiti politici) e, non avendo rilevato nulla di ostativo alla realizzazione del complesso, pone la sua messa in sicurezza definitiva come unica condizione necessaria, per quanto le concerne, alla dichiarazione di pubblico interesse[4] (consentirà al quartiere Torrino-Decima, tra l’altro, di vedere finalmente declassato il suo indice di rischio R4, a decenni dalla costruzione) riservandosi, in sede di Conferenza dei Servizi decisoria, di valutare l’impatto delle nuove strutture e disporre, eventualmente, ulteriori prescrizioni[5] (alcune già previste dal proponente, come ad esempio la realizzazione di tutto il complesso su un piano rialzato);In data 2 dicembre 2015, si conclude l’attività di indagine geologica sull’area interessata dall’intervento, che ne accerta la compatibilità con lo stesso[7].
Ci sarebbe infatti da ricordare che strutture quali Stadio Olimpico, Stadio Flaminio o Auditorium sorgono adiacenti a zone il cui attuale indice di rischio è il medesimo di una porzione dell’ex Ippodromo di Tor di Valle:
Per i primi si tratta di zone di rischio del reticolo primario (fiume Tevere) mentre Tor di Valle è interessata dal rischio del reticolo secondario. Dal momento che per queste aree non è previsto alcun intervento, si può ragionevolmente affermare che, al termine degli interventi di messa in sicurezza definitiva del fosso di Vallerano, anche raggiungere e sfollare (oltre che, ovviamente, frequentare) i luoghi dell’evento sarà più sicuro nel nuovo Stadio della Roma di quanto non lo sia nelle suddette zone.
È stato infatti chiarito non oggi, ma nel novembre 2014 dall’ingegner Carlo Ferranti dell’Autorità del Bacino che:
“La posizione dell’Autorità di Bacino è che la proposta è condizionata dal Fosso di Vallerano, le mappe che sono state pubblicate dimostrano che il rischio idraulico proviene da lì. Parere condizionato a che avvenga la messa in sicurezza del progetto che ci sarà. Poi esprimeremo il parere sulle opere lì proposte. In termini pratici si tratta di realizzare opere di potenziamento arginale, il Fosso mette sotto rischio circa 10000 persone al Torrino, abbiamo previsto indipendentemente dallo stadio un potenziamento arginale e una cassa di espansione per un certo importo da definire. 5 milioni di euro per il Fosso di Vallerano? Quella risulta dal piano finanziario che abbiamo visionato, per quanto riguarda l’efficacia degli interventi bisogna vedere che tipo di intervento verrà proposto. Sono una mera previsione inserita in un piano finanziario”.
Ovvero, la messa in sicurezza che il dipartimento all’Urbanistica chiedeva è già compresa nel progetto. La storia del Comune che blocca tutto denunciando il rischio idrogeologico non sta in piedi proprio perché dell’argomento si è già discusso e a tal proposito si è già deciso.
Il Comune rischia due miliardi di danni
Le frasi di Grillo hanno portato alla reazione dell’A.S. Roma e di Eurnova. “Dopo cinque anni di lavoro su un progetto in stato avanzato di approvazione, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a quello di Tor di Valle. L’area è sicura”, hanno detto i proponenti in un comunicato stampa. E il presidente del club, l’americano James Pallotta, su Twitter, ha avvertito: “Ci aspettiamo un esito positivo dall’incontro con il Comune previsto per venerdì. Altrimenti sarebbe una catastrofe per Roma, per l’A.S. Roma e per i futuri investimenti in Italia”. Spiega Matteo Pinci su Repubblica:
Trigoria è convinta che per domani l’Avvocatura a cui Raggi ha chiesto numi sulla possibilità di annullamento della delibera sul pubblico interesse firmata con Marino nel 2014, avrà dato parere negativo. E quindi, forte anche del “parere favorevole” al progetto firmato dalla Sovrintendenza capitolina , potrà fa valere la “minaccia” di una causa di risarcimento. Una causa da oltre un miliardo, visto che l’Avvocatura ha stimato il valore in 400 euro a cittadino, da moltiplicare per 2,8 milioni di romani. A cui aggiungere mancate entrate fiscali per 840 milioni e circa 200 milioni di opere pubbliche in fumo. Ovviamente, con la partita politica ancora tutta da giocare, cade in secondo piano l’eventualità di richiedere alla Conferenza di Servizi una ulteriore proroga di 30 giorni (complice anche l’apposizione di vincolo della soprintendenza).
Ecco perché la situazione ad oggi appare disperata, ma non seria. Ed ecco perché ad oggi l’incontro programmato del Comune con i proponenti è a rischio anche se Pallotta si aspetta un grande successo, a parole. Perché nei fatti la Roma non può accettare di buttare all’aria un progetto a cui si lavora da tre anni per una bufala. Entro venerdì doveva essere presentata, ed accettata dal Comune, l’ultima mediazione sullo stadio per la quale poi l’ente avrebbe dovuto preparare i documenti da presentare il 3 marzo alla Conferenza dei Servizi, dove i proponenti si aspettano una sentenza definitiva per il 6.
Se la sentenza della Conferenza dei Servizi non dovesse essere favorevole, la Roma ed Eurnova possono chiedere al governo di pronunciarsi: a Gentiloni (e Franceschini) spetterebbe l’ultima parola e anche il prendersi la responsabilità finale di bocciare un progetto davanti alla legge e davanti ai cittadini (e ai tifosi) romani. Intanto la Roma potrebbe inviare a tempo di record le sue controdeduzioni alla Soprintendenza per attendere una risposta anche su quel fronte, portando eventualmente poi al Tribunale Amministrativo Regionale con ottimi argomenti un risultato sfavorevole. Mentre a quel punto la bomba della protesta potrebbe scoppiare in mano alla Giunta.
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