mercoledì 22 febbraio 2017

Tutte le invenzioni del Fatto sulla scissione “a rate” del Pd

Il Fattone
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Rileggere i titoli di oggi aiuta a capire qual è il senso politico della scissione che si apprestano a compiere Bersani, Rossi e (forse) Emiliano
 
Le prime cinque pagine del Fatto di oggi – come del resto quelle di quasi tutti gli altri quotidiani – sono dedicate alla scissione “a rate” del Pd (così viene canzonata con indubbia efficacia nel titolo di apertura). Il filo rosso che accompagna pezzi, titoli e foto è naturalmente la disumana cattiveria di Matteo Renzi, reo di aver sfasciato tutto per narcisismo, autoritarismo, delirio di onnipotenza, arroganza e chi più ne ha più ne metta.
Rileggere i titoli del Fatto di oggi aiuta dunque a capire qual è il senso politico della scissione che si apprestano a compiere Bersani, Rossi e (forse) Emiliano, quali effetti avrà, e chi ne pagherà il prezzo più alto: se infatti l’house organ della Casaleggio Associati srl è così convinto che sia tutta colpa di Renzi, il dubbio che la verità stia dalla parte opposta, e che ad avvantaggiarsi dell’avventura scissionista sarà proprio il M5s, è più che legittimo.
“Renzi se ne frega di Bersani e si prende tutto il partito”, spara il primo titolo (dimenticandosi che è stato Bersani a “fregarsene” di Renzi, visto che ha parlato alle telecamere dell’Annunziata anziché ai microfoni dell’Assemblea nazionale). Il secondo incalza: “Emiliano spaventa Speranza e Rossi, ma Matteo lo caccia” (qui la colpa è non essere intervenuto nuovamente alla fine del dibattito: il che non era tecnicamente possibile, visto che Renzi alla fine della giornata non era più il segretario del Pd).
Voltiamo pagina: “L’ex mister 40 per cento vince giocando da solo”, insiste un terzo titolo (ignorando che a “giocare da soli” sono semmai gli scissionisti, visto che hanno posto come condizione della loro permanenza nel Pd la rinuncia di Renzi a candidarsi a qualsiasi carica). E infine: “Il lungo addio del Pd dalla rossa Testaccio a Matteo il pariolino”. Accipicchia!
Da tre anni Renzi discute pazientemente con tutti i suoi oppositori, nessuno dei quali è stato mai cacciato da niente, e da tre settimane propone di fare ciò che i suoi oppositori hanno chiesto a gran voce, minacciando addirittura “le carte bollate”, e cioè il congresso, che fino a prova contraria è l’unico modo democratico di cui un partito dispone per scegliere liberamente linea politica e leadership. Ma per il Fatto Renzi è un dittatore egotico.
E Grillo? Sempre sulla prima pagina del Fatto di oggi leggiamo: “Oggi Grillo è a Roma per tentar di mettere ordine sullo stadio nel Movimento 5 stelle, che, specialmemte nella Capitale, parla con troppe voci. E tutte cacofoniche”.
Sì, avete letto bene: gli attivisti e i militanti del M5s che si permettono di ricordare che il Movimento è sempre stato contrario alla costruzione del nuovo stadio sono dei provocatori e le loro opinioni sono “tutte cacofoniche”, mentre Grillo che cala da Genova per dare la linea è un modello di serietà e di democrazia. E vabbè.

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