Scissione, un capolavoro di contraddizioni
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C'è una "piccola" contraddizione alla quale dovranno rispondere coloro che si avviano alla scissione nel Pd. In questi giorni ci è stato spiegato che uno dei 'paletti' doveva essere un esplicito sostegno al governo Gentiloni fino al 2018. Affermazione già in contraddizione con le dichiarazioni che i medesimi hanno rilasciato lo stesso giorno che l'Assemblea nazionale del 18 dicembre deliberava il sostegno al governo, "daremo la fiducia al governo solo per i provvedimenti che condividiamo".
L'altro paletto chiaro era una richiesta di discontinuità nei confronti delle politiche del Governo Renzi che avrebbero portato ad "una scissione con una parte importante del popolo di centrosinistra". C'è un 'piccolo particolare' non trascurabile però: che Gentiloni non ha mai mancato di ripetere che il suo governo era in piena continuità con il governo Renzi e che si sarebbe mosso per completare le riforme iniziate con Renzi.
Quindi delle due l'una: o è strumentale dire che si esce dal Pd contro una linea politica e di governo che poi si appoggerebbe da fuori il partito, oppure si esce dal Pd votando contro le politiche di quel Governo che si chiedeva ad altri di appoggiare fino al 2018 facendolo cadere ben prima del 2018 provocando elezioni anticipate, forse addirittura immediate. Un bel capolavoro questa scissione.
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