Vota che non ti passa, le elezioni infinite della Spagna
La prospettiva di terze elezioni resta ancora quella più probabile
Come vari osservatori avevano già segnalato da tempo anche le seconde elezioni ripetute in Spagna non hanno designato un chiaro vincitore. Il lieve incremento del Partito Popolare, che ha spinto Ciudadanos ad avvicinarsi ad esso, non è in grado di portare a una maggioranza autosufficiente. Nessun altro partito intende sommarsi, a cominciare dal Psoe, che è tallonato alla sua sinistra da Podemos, forza che non vedrebbe l’ora di poterne denunciare lo slittamento a destra per potersi sostituire ad esso. Né possono farlo i baschi del Pnv con i loro cinque deputati perché tra qualche settimana hanno le elezioni regionali e non si possono, almeno per ora, appiattire su nessuna forza nazionale. Non è quindi plausibile né una grande coalizione né un’astensione benevola del Psoe a un Governo di centro-destra.La teoria provvidenzialistica delle coalizioni (se una coalizione è necessaria, essa per forza sorgerà) sostenuta da qualche studioso non sembra proprio funzionare.
Fin qui il riassunto delle puntate precedenti. Si è aggiunta ora una novità: per drammatizzare il quadro il leader del Pp Rajoy e la Presidente della Camera Pastor, sua fedelissima, hanno congegnato uno scadenzario per il quale, iniziando a votare alla Camera il 30 agosto, in caso di insuccesso vi sarebbero terze elezioni esattamente nel giorno di Natale che, per inciso, quest’anno cade anche di domenica. Una sorta di gioco del cerino, neanche tanto nascosto, per accusare il Psoe, in caso di voto contrario a Rajoy, di portare a nuove elezioni in una data decisamente poco sensata. Il gioco è così scoperto che, evidentemente, porta il Psoe di Sanchez a irrigidire comunque la posizione, tacitando le pochissime voci possibiliste sull’astensione: nessuno potrebbe accettare una richiesta di capitolazione del genere senza suicidarsi politicamente. E’ quindi del tutto evidente che Rajoy verrà solennemente bocciato dalla Camera sia il 30 agosto, quando è richiesta la maggioranza assoluta, sia il 2 settembre, quando invece basterebbe la maggioranza relativa. Le certezze però si fermano solo lì. La prospettiva di terze elezioni resta quella più probabile, però bisogna vedere il possibile impatto delle regionali basche (e anche galiziane) di fine settembre che potrebbero mutare il quadro.
Fino a fine ottobre ci sarebbe tempo sia per ritentare con Rajoy, sia per qualche esponente del Pp diverso da Rajoy, se il Pp volesse, o per qualche soluzione a sorpresa. La rigidità del Presidente uscente sembra però far intendere che, pur dandone la colpa agli altri, Rajoy pensi che votare a Natale potrebbe dargli finalmente una maggioranza per sfinimento, scegliendo l’usato sicuro a uno stallo perdurante. Che la scommessa funzioni, applicando una nuova teoria provvidenzialistica, quella delle elezioni ripetute (vota a oltranza, prima o poi una maggioranza uscirà) è tutto da dimostrare.
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