mercoledì 17 agosto 2016

Basterebbe che i nullafacenti sindacalisti rinunciassero ai distacchi e ci sarebbero già le risorse per il rinnovo dei contratti.

Contratti, sindacati all'attacco sui rinnovi: "Con il blocco persi 212 euro al mese. Ora servono 7 miliardi"

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CAMUSSO

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Il mancato rinnovo dei contratti pubblici è costato, nella busta paga dei dipendenti del pubblico impiego, 212 euro al mese di stipendio in meno. È la stima indicata all'Agi da Michele Gentile, coordinatore del dipartimento del pubblico impiego della Cgil. "Trentacinque miliardi per cinque anni come certificato dall'Avvocatura dello Stato nella memoria presentata alla Corte Costituzionale - ha spiegato Gentile - equivarrebbero a 7 miliardi per ogni anno. Al lordo delle tasse, per 3,3 milioni di dipendenti pubblici significherebbe almeno 212 euro perse al mese per ogni anno, destinate a crescere. Questa sarebbe, sulla base di questi numeri, la perdita retributiva dovuta al blocco dei contratti". Al netto la cifra si traduce in 132 euro: dei 7 miliardi tornano nelle casse dello Stato circa 2,3 miliardi.
E proprio sette miliardi - secondo quanto spiegato dal segretario generale della Uilpa Nicola Turco - sarebbe il costo a regime per le casse pubbliche del rinnovo dei contratti. "Sappiamo tutti che il costo di un rinnovo triennale dei contratti si attesta, a regime, intorno ai 7 miliardi ed è quindi questa la cifra che il Governo deve mettere sul piatto della bilancia, diversamente sarebbe ragionare sul nulla. Che le risorse, a legislazione vigente, ci siano non è un mistero, lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo: agire sulla politica dei bonus, sulle consulenze esterne nella P.A., sulla reinternalizzazione dei servizi, sul sistema degli appalti e degli acquisti e restituire anche ai lavoratori il frutto del lavoro compiuto con la lotta all'evasione fiscale". 

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