sabato 20 agosto 2016

I Pubblici Ministeri Italiani quando leggono quello che scrive Salvini non riscontrano ipotesi di reato? E i poliziotti, magari del SAP, quando fanno le indagini non si accorgono di quello che dice ogni giorno Salvini?

Salvini cerca audience sulla pelle degli immigrati e attacca Mattarella

Lega
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Salvini ha attaccato il Capo dello Stato che oggi aveva parlato del problema dell’immigrazione: “E’ complice degli scafisti”
 
Lui provoca e noi ci caschiamo. Lui, Matteo Salvini, dice una frase ad effetto, alza la voce, sbraita qualcosa dal basso della sua pagina Facebook e noi abbocchiamo. Gli diamo contro, scriviamo articoli come questo, e lui, grazie al nostro affannarci, riceve un’immeritata visibilità.
La colpa è nostra. Sia chiaro. Ma sarebbe una colpa, altrettanto grave, lasciare tutto com’è e permettere che un commento folle passi come un’idea arguta o un’analisi efficace, quando – invece – è solo un’altra panzana di Salvini. Come oggi, in cui ci troviamo costretti a commentare la sua ultima esternazione.
Su Facebook, il leader del Carroccio ha attaccato così il Capo dello Stato: “Mattarella anche oggi predica accoglienza, invita a “costruire ponti”, dice che non si può “vietare l’ingresso” agli immigrati. Buono? No, complice di scafisti, sfruttatori e schiavisti. L’anno scorso 107.000 italiani (22.000 giovani) sono scappati all’estero per lavorare, ma Mattarella preferisce preoccuparsi dei clandestini”.
Salvini non è nuovo a sparate del genere. Quest’estate il suo circo ci ha intrattenuti con il machismo sgonfio della bambola gonfigabile e, più recentemente, con la bandiera europea sventolata alle Olimpiadi. Salvini ama provocare perché – forse – è conscio della fragilità del suo programma, dell’irrilevanza della sua leadership e dell’estrema difficoltà di trasformare se stesso in un leader nazionale o, addirittura, internazionale.
Per portare la sua Lega oltre certi confini le ha provate tutte. E’ sceso a Roma per prendere fischi e ha provato a vestire i panni di altri, come ha fatto l’altro giorno quando ha indossato – senza successo – una maglia della polizia. Si autodefinisce, con orgoglio, “populista” e non gli diamo ragione. Non c’è parola più adatta per lui. Va solo arricchita da un’altra: “pericoloso“.
Pericolosa è l’idea che ci sia sempre una soluzione semplice, facile, immediata a problemi enormi, complessi e delicatiPericolose sono le parole date in pasto ai media senza alcuna responsabilità. Pericoloso è un leader che sulle difficoltà di tanti, costruisce la popolarità di pochi. In particolare: di se stesso.
Parlare di chi ha perso il lavoro per criticare chi parla di accoglienza, vuol dire distrarre il proprio pubblico, aizzarlo contro chi cerca di trovare una soluzione, e fomentarlo verso un avversario ostile che – in reatlà – non esiste.
Tutto questo può pagare? A lungo termine probabilmente no. E Salvini lo sa. Ma l’importante è urlare ora. Le conseguenze non sono affar suo.

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