vallefuocoBruno Vallefuoco, il padre di Alberto Vallefuoco vittima innocente di camorra, assassinato insieme ai colleghi Salvatore De Falco, Rosario Flaminio a Pomigliano d’Arco il 20 luglio 1998 durante la pausa di lavoro, ha scritto su Facebook al vice-presidente della Camera, in merito alla sua comparsata a Casal di Principe per ricordare Don Peppe Diana:

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…E QUESTI SAREBBERO IL NUOVO CHE AVANZA?

Non sono andato a Casale proprio perché avevo letto le dichiarazioni del Sig Di Maio che annunciava azioni eclatanti durante la commemorazione per don Peppe Diana.

Approfittare di quel che doveva essere un momento solenne in Memoria di Giuseppe Diana, Eroe civile e Martire della Chiesa, ma anche in ricordo di tutte le Vittime Innocenti di cui la nostra regione ha, purtroppo il primato, per una mera speculazione elettorale credo sia la cosa più squallida che un politico possa fare.

Ma poi, quando parla di risarcimenti, di fondi sospesi ecc. il sig di Maio sa di cosa sta parlando? da quello che dice, non credo. E poi chiede di vedere i fatti? Ecco, se fossi andato a Casale sarei stato tentato di chiedergli conto dei suoi.

Ma forse, troppo impegnato a girare il Paese per la sua perenne campagna elettorale, dimentica che è lui il vicepresidente della Camera dei deputati, quella stessa Camera dove è ferma, non si sa per quale motivo, una proposta di legge che metterebbe finalmente fine a quella particolarità della legislazione italiana che, unica in Europa, divide le Vittime per categorie: mafie, terrorismo, dovere etc creando delle assurde quanto schifose discriminazioni: Vittime di serie A di serie B, etc , fino ad arrivare alla serie Z, la più reietta di tutte, quella della criminalità cosiddetta comune.

Sa il sig Di Maio, Vice presidente della Camera, quante sono le famiglie che avendo perso, insieme alla persona cara, anche l’unica fonte di reddito non sanno più come mettere il piatto in tavola, conosce quanti sono quei giovani che hanno dovuto lasciare gli studi per cercarsi un lavoro ( come se fosse cosa facile) per poter dare una mano dopo l’assassinio di un genitore?

Lo sa il sig Di Maio che l’unico, anche se piccolissimo, segno di vicinanza queste famiglie l’hanno rucevuto non dallo Stato, di cui il sig Di Maio con la sua carica è uno dei più autorevoli rappresentanti, ma da altri familiari, quelli che, appartenendo alle categorie “privilegiate” hanno voluto utilizzare una piccola parte di quanto a loro concesso per creare delle borse di studio per quelli meno “fortunati”.

No, il sig Di Maio queste cose non le sa, se le sapesse in calce a quella proposta di legge, insieme alla firma di deputati di varie parti politiche, forse ci sarebbe anche la sua e, chissà, utilizzerebbe il ruolo che in nome del popolo italiano gli è stato assegnato, perché quella proposta di legge arrivi finalmente al vaglio della Camera e possibilmente abbia il voto favorevole suo e del suo gruppo, mettendo da parte tatticismi e strategie tipici di quel vecchio modo di fare politico che dicono di combattere.

I fatti, avrei detto al sig Di Maio, non si possono solo invocare agli altri, bisogna prima assumersi la responsabilità dei propri.

Bruno Vallefuocco

Il 20 luglio 1998 in Via Nazionale delle Puglie a Pomigliano d’Arco, nella zona nord-est di Napoli, Alberto Vallefuoco, è stato assassinato insieme ai colleghi Salvatore De Falco, Rosario Flaminio, durante l’ora di spacco, davanti al bar nei pressi del pastificio Russo dove lavoravano.

I giovani stanno per entrare in macchina quando tre sicari a bordo di una “Lancia Y” con in pugno revolver e kalashnikov ed il volto coperto da cappucci, sparano circa quaranta colpi uccidendo all’istante i tre colleghi e ferendo di striscio la cassiera.

I nomi delle tre vittime non dicono nulla a Carabinieri e Polizia. Nessuna segnalazione, nessun precedente, niente di significativo dal punto di vista criminale.
Gli investigatori subito ipotizzano che si sia trattato di un clamoroso errore. Sono stati scambiati per appartenenti ad un clan rivale a quello dei killer.

Per questo triplice omicidio sono stati condannati all’ergastolo Modestino Cirella, Giovanni Musone, Pasquale Cirillo, Pasquale Pelliccia e Cuono Piccolo come mandanti ed esecutori.

La famiglia di Alberto Vallefuoco è impegnata nel Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti della criminalità e porta la propria testimanianza ai giovani campani affinchè Alberto sia ricordato e affinchè queste tragedie non si rinnovino (da fondazionepolis.regione.campania.it)

mader