giovedì 24 marzo 2016

Scandalo rimborsi tra i parlamentari Cinquestelle Di Maio nella bufera, rendiconti per diecimila euro

Scandalo rimborsi tra i parlamentari Cinquestelle <br> Di Maio nella bufera, rendiconti per diecimila euro
Scoppia “rimborsopoli” anche nel Movimento Cinque stelle. Note spese, a carico dei fondi pubblici, fino a 10mila euro, per deputati e senatori grillini. Case, ristoranti, convegni, trasporti e iniziative rimborsati dalla Camera per i componenti dei gruppi parlamentari del Movimento.  A documentarlo è Jacopo Iacoboni, sul quotidiana La Stampa.
“L’aspirante leader del direttorio, Luigi Di Maio – scrive Iacoboni sul quotidiano torinese -, a ottobre ha incassato 3246 euro, restituendo una parte di indennità di 1694; ma in più ha ricevuto 10516 euro di rimborsi, e quali sono le pezze d’appoggio? Il grosso (9710 euro) figura alla voce «attività ed eventi sul territorio». Non sappiamo nulla di più, non c’è altro documento. Naturalmente, giova ripeterlo, spese varie e «eventi sul territorio» sono lecite eccome, per un parlamentare: ma non è una forma di finanziamento pubblico (sia pure indiretto) al Movimento, che diceva di non finanziarsi così?”
Nel mirino anche Mario Giarrusso e Carlo Sibilia, altri parlamentari molto in vista del Movimento. 
“Mario Giarrusso – scrive Iacoboni sulla Stampa – nella busta paga di novembre 2015 ha incassato 3362 euro di quota fissa di indennità (restituendo una parte di 1662 euro), più una quota di rimborsi e spese varie sbalorditiva: 10066,07 euro. Un «cittadino» normale potrebbe mai spendere una cifra simile? E come sono giustificati tutti questi soldi ricevuti come rimborso? Alloggio, 1880 euro; 1182 euro di trasporti (spesa curiosa, considerando le varie agevolazioni dei parlamentari sui trasporti pubblici); vitto, 1149 euro; attività sul territorio, 713; collaboratori, 4678. Nessuna di queste spese – e non solo da Giarrusso – viene ulteriormente dettagliata”.
Anche per Sibilia, deputato campano, a  ottobre 3245 euro di indennità e rimborsi per 10516 euro.
“Beppe Grillo – scrive ancora il giornalista della Stampa – voleva il politometro: un algoritmo per paragonare redditi e patrimonio dei politici al momento in cui entravano in politica, con redditi e politici durante e dopo l’attività politica. Se lo applicassimo adesso vedremmo per esempio che nel 2013 (non un secolo fa) Luigi Di Maio dichiarava zero euro, e nell’ultimo anno ha dichiarato 98.471 euro”.

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