Lega, Berlusconi ha un piano mediatico per far fuori Salvini
Libero, il Giornale e Mediaset contro Matteo. E Parisi leader nazionale se vince a Milano. Il progetto del Cav per affossare il Carroccio.
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18 Marzo 2016
(© Ansa) Silvio Berlusconi con Matteo Salvini.
Silvio Berlusconi non si dà per vinto nella sua battaglia contro il leader della Lega Nord Matteo Salvini.
E a tre giorni dalla candidatura di Giorgia Meloni a Romacontro Guido Bertolaso, l'ex Cavaliere ha già rinserrato le truppe nel quartiere generale di Arcore per rispondere colpo su colpo all'attivismo del segretario padano che pure in altre città d'Italia sta facendo saltare l'accordo con Forza Italia, da Torino fino a Benevento.
Il Giornale e Libero, i due quotidiani di centrodestra, sembrano già allineati su un fronte anti-salvinista.
RIPICCHE CONTRO STAFFILATE. Di televisioni si è già lamentato Salvini proprio all'indomani del blitz sulle candidature a sindaco della Capitale, raccontando che una sua comparsa sulle reti Mediaset era saltata.
Piccole ripicche berlusconiane da un lato, staffilate contro «una classe dirigente anziana» dall'altro, la situazione nel centrodestra se non è esplosiva poco ci manca.
Di sicuro c'è che in questo momento Salvini può fare la voce grossa, anche perché i voti - soprattutto su Milano dove Lega e Forza Italia sono d'amore e d'accordo su Stefano Parisi - li porta il Carroccio.
Ma ciò potrebbe rappresentare un fuoco di paglia.
E LA QUESTIONE SETTENTRIONALE? La svolta lepenista e nazionalista che sta portando avanti Salvini, infatti, rischia di essere controproducente soprattuttto con la base leghista del Nord, orfana della questione settentrionale e dei vecchi slogan di Umberto Bossi sul federalismo.
E la pressione aumenta, perché il tema sta diventando di attualità con la questione di Sappada, la città veneta che dovrebbe diventare friulana dopo un referendum del 2008.
E che mette in una certa difficoltà il governatore Luca Zaia, che sta ostacolando il passaggio alla regione a statuto speciale.
TOSI: «LEGA ORMAI SNATURATA». In Veneto è il tutti contro tutti da giorni. Flavio Tosi, ex leghista e sindaco di Verona, che non smette di dire agli ex compagni di essersi dimenticati del Nord e di snaturare la storia della Lega.
Così come fanno i cinque stelle veneti, con il loro capogruppo Jacopo Berti, che spinge sulla macroregione nel Nord come un vecchio leghista della prima ora.
E a tre giorni dalla candidatura di Giorgia Meloni a Romacontro Guido Bertolaso, l'ex Cavaliere ha già rinserrato le truppe nel quartiere generale di Arcore per rispondere colpo su colpo all'attivismo del segretario padano che pure in altre città d'Italia sta facendo saltare l'accordo con Forza Italia, da Torino fino a Benevento.
Il Giornale e Libero, i due quotidiani di centrodestra, sembrano già allineati su un fronte anti-salvinista.
RIPICCHE CONTRO STAFFILATE. Di televisioni si è già lamentato Salvini proprio all'indomani del blitz sulle candidature a sindaco della Capitale, raccontando che una sua comparsa sulle reti Mediaset era saltata.
Piccole ripicche berlusconiane da un lato, staffilate contro «una classe dirigente anziana» dall'altro, la situazione nel centrodestra se non è esplosiva poco ci manca.
Di sicuro c'è che in questo momento Salvini può fare la voce grossa, anche perché i voti - soprattutto su Milano dove Lega e Forza Italia sono d'amore e d'accordo su Stefano Parisi - li porta il Carroccio.
Ma ciò potrebbe rappresentare un fuoco di paglia.
E LA QUESTIONE SETTENTRIONALE? La svolta lepenista e nazionalista che sta portando avanti Salvini, infatti, rischia di essere controproducente soprattuttto con la base leghista del Nord, orfana della questione settentrionale e dei vecchi slogan di Umberto Bossi sul federalismo.
E la pressione aumenta, perché il tema sta diventando di attualità con la questione di Sappada, la città veneta che dovrebbe diventare friulana dopo un referendum del 2008.
E che mette in una certa difficoltà il governatore Luca Zaia, che sta ostacolando il passaggio alla regione a statuto speciale.
TOSI: «LEGA ORMAI SNATURATA». In Veneto è il tutti contro tutti da giorni. Flavio Tosi, ex leghista e sindaco di Verona, che non smette di dire agli ex compagni di essersi dimenticati del Nord e di snaturare la storia della Lega.
Così come fanno i cinque stelle veneti, con il loro capogruppo Jacopo Berti, che spinge sulla macroregione nel Nord come un vecchio leghista della prima ora.
Lo statuto resta indipendentista e i voti al Sud non decollano
Salvini durante la presentazione di "Noi con Salvini", la lista leghista per il Sud.
Il problema vero nel quartier generale di via Bellerio è sempre lo stesso.
L'articolo 1 sull'indipendenza della Padania nello statuto non è ancora cambiato.
Sarà pure un feticcio, ma più continua a restare, più si ha l'impressione che presto la Lega ritornerà alle origini e nelle lande di Pontida.
Del resto quando Salvini si renderà conto di non aver sfondato al Sud con la lista ''Noi con Salvini'' a quel punto cosa farà?
EX SALVINISTI TORNANO IN FI. Ammetterà che anche lui non è riuscito nella conquista del meridione o continuerà sulla stessa strada?
Un leghista di peso, a microfoni spenti, la spiega così: «Ha capito di non poter diventare leader nazionale e ora punta sul confronto generazionale, poca roba».
Che ''Noi con Salvini'' non sfondi non è ancora certo. Matteo a domanda risponde che si sapranno a giugno le percentuali di voto.
Ma è sotto gli occhi di tutti che proprio a Roma la lista sudista non può vantare su nomi altisonanti.
E molti ex salvinisti sono tornati da poco alla casa madre di Forza Italia, come Marco Pomarici, ex consigliere comunale romano. Segnali che i voti di giugno saranno pochi.
PARISI PUNTA ALLA LEADERSHIP NAZIONALE. E a quel punto? Non è un caso, si spiega invece in ambienti forzisti, che Parisi abbia in queste ore rilasciato un'intervista al Corriere dove parla di una sfida nazionale su Milano.
Che possa essere l'ex manager di Chili il politico su cui puntare a livello nazionale in caso di vittoria contro Giuseppe Sala e il Partito democratico? Sono semplici suggestioni che però danno la tara su un quadro che potrebbe presto ricomporsi nel centrodestra, questa volta a sfavore di Salvini.
Non è neppure casuale che in queste ore si stia ricomponendo un asse che varia da Berlusconi a Roberto Maroni fino ad Angelino Alfano, il leader del Nuovo centrodestra, ovvero la triplice alleanza che sostiene in Lombardia il governatore.
L'articolo 1 sull'indipendenza della Padania nello statuto non è ancora cambiato.
Sarà pure un feticcio, ma più continua a restare, più si ha l'impressione che presto la Lega ritornerà alle origini e nelle lande di Pontida.
Del resto quando Salvini si renderà conto di non aver sfondato al Sud con la lista ''Noi con Salvini'' a quel punto cosa farà?
EX SALVINISTI TORNANO IN FI. Ammetterà che anche lui non è riuscito nella conquista del meridione o continuerà sulla stessa strada?
Un leghista di peso, a microfoni spenti, la spiega così: «Ha capito di non poter diventare leader nazionale e ora punta sul confronto generazionale, poca roba».
Che ''Noi con Salvini'' non sfondi non è ancora certo. Matteo a domanda risponde che si sapranno a giugno le percentuali di voto.
Ma è sotto gli occhi di tutti che proprio a Roma la lista sudista non può vantare su nomi altisonanti.
E molti ex salvinisti sono tornati da poco alla casa madre di Forza Italia, come Marco Pomarici, ex consigliere comunale romano. Segnali che i voti di giugno saranno pochi.
PARISI PUNTA ALLA LEADERSHIP NAZIONALE. E a quel punto? Non è un caso, si spiega invece in ambienti forzisti, che Parisi abbia in queste ore rilasciato un'intervista al Corriere dove parla di una sfida nazionale su Milano.
Che possa essere l'ex manager di Chili il politico su cui puntare a livello nazionale in caso di vittoria contro Giuseppe Sala e il Partito democratico? Sono semplici suggestioni che però danno la tara su un quadro che potrebbe presto ricomporsi nel centrodestra, questa volta a sfavore di Salvini.
Non è neppure casuale che in queste ore si stia ricomponendo un asse che varia da Berlusconi a Roberto Maroni fino ad Angelino Alfano, il leader del Nuovo centrodestra, ovvero la triplice alleanza che sostiene in Lombardia il governatore.
Le tensioni dentro il ''Cerchio magico'' salviniano aumentano
(© GettyImages) Militanti leghisti durante lo storico raduno di Pontida.
E non è neppure un caso che la pressione contro il cosiddetto ''Cerchio magico'' salviniano stia sempre più aumentando.
Al centro delle critiche ci sono soprattutto Luca Morisi e Andrea Paganella che con la loro società Sistemaintranet gestiscono i social della Lega Nord.
POST CONTESTATO. A diversi militanti padani non è andato giù un post dove proprio Morisi scriveva: «Qualcuno pensa che la Lega sia ancora un cespuglietto solo nordista, minoritario, da tenere sotto il tacco regalandole ogni tanto qualche contentino. Poveretti! La Lega di Salvini è forza trainante».
Ne è scoppiato un putiferio. E tra i tanti a rispondere c'è stato soprattutto Giovanni Malacchini, responsabile organizzativo in Lombardia, uomo di fiducia del segretario lombardo Paolo Grimoldi.
Si è visto pure cancellato il suo commento, dando in escandenscenza. «Non so chi l'abbia eliminato, visto che ha riscosso diversi apprezzamenti da autorevoli della Lega Nord. Ha commesso un gravissimo errore».
GRIMOLDI SI FA LARGO. Intorno a Grimoldi si stanno radunando in tanti. E in molti da mesi si rivolgono a lui per esprimere il proprio malessere contro il cerchio intorno a Salvini che di voti sul territorio ne può contare ancora poco, dopo la stagione dei congressi nazionali (regionali).
Che possa essere lui un giorno il nuovo segretario della Lega quando finalmente si andrà a congresso? Sono sempre solo suggesioni, ma intanto se ne parla.
Al centro delle critiche ci sono soprattutto Luca Morisi e Andrea Paganella che con la loro società Sistemaintranet gestiscono i social della Lega Nord.
POST CONTESTATO. A diversi militanti padani non è andato giù un post dove proprio Morisi scriveva: «Qualcuno pensa che la Lega sia ancora un cespuglietto solo nordista, minoritario, da tenere sotto il tacco regalandole ogni tanto qualche contentino. Poveretti! La Lega di Salvini è forza trainante».
Ne è scoppiato un putiferio. E tra i tanti a rispondere c'è stato soprattutto Giovanni Malacchini, responsabile organizzativo in Lombardia, uomo di fiducia del segretario lombardo Paolo Grimoldi.
Si è visto pure cancellato il suo commento, dando in escandenscenza. «Non so chi l'abbia eliminato, visto che ha riscosso diversi apprezzamenti da autorevoli della Lega Nord. Ha commesso un gravissimo errore».
GRIMOLDI SI FA LARGO. Intorno a Grimoldi si stanno radunando in tanti. E in molti da mesi si rivolgono a lui per esprimere il proprio malessere contro il cerchio intorno a Salvini che di voti sul territorio ne può contare ancora poco, dopo la stagione dei congressi nazionali (regionali).
Che possa essere lui un giorno il nuovo segretario della Lega quando finalmente si andrà a congresso? Sono sempre solo suggesioni, ma intanto se ne parla.
Twitter @ARoldering
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