Come è finito il caso di Angelo Vassallo
Angelo Vassallo fu ucciso con nove colpi di pistola nella notte tra il 4 e il 5 settembre del 2010 mentre rientrava a casa. Da allora nessun colpevole e solo un indagato per la sua morte
Angelo Vassallo sindaco pescatore di Pollica e la sua storia finiscono su Rai1 con una fiction con Sergio Castellitto. Angelo Vassallo fu ucciso con nove colpi di pistola nella notte tra il 4 e il 5 settembre del 2010 mentre rientrava a casa. Da allora, in tutti questi anni, non è stato ancora individuato un colpevole per la sua morte. Ecco la storia che vedrete in tv stasera.
ANGELO VASSALLO IL SINDACO PESCATORE CONTRO I CLAN
Finora l’omicidio di Angelo Vassallo non ha responsabili. Gli inquirenti hanno battuto diverse piste: dalla criminalità organizzata al controllo degli appalti. La sera del 5 settembre 2010, intorno alle 22:15, Angelo Vassallo stava rientrando a casa, a bordo della sua auto. Contro il sindaco pescatore sono stati sparati nove colpi di calibro 9, otto dei quali andarono a segno. Sulla esecuzione indagò il pm Luigi Rocco avanzando l’ipotesi della matrice camorristica. Angelo Vassallo, con le sue politiche ambientalistiche, si stava ponendo come un ostacolo per chi voleva metter mani nella gestione del porto e negli appalti locali.
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ANGELO VASSALLO: L’INCHIESTA
«Ho scoperto una cosa che non avrei mai voluto scoprire», raccontava il primo cittadino di Pollica-Acciaroli con gli amici pochi qualche giorno di morire. Nell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, ancora aperta, figura finora solo un unico indagato: Bruno Humberto Damiani de Paula, detto “il Brasiliano”, iscritto nel registro per omicidio aggravato dalla finalità mafiosa. Nel 2015 il Brasiliano fu estradato in Italia dalla Colombia. Nella storia di Angelo Vassallo si parlò inizialmente di forze dell’ordine colluse. Pista poi abbandonata. Repubblica raccontava lo scorso marzo:
Sono usciti dalle indagini invece altri due nomi accostati ai fatti sin dal primo giorno. Non nomi qualsiasi, ma quello di un ufficiale dei carabinieri, il colonnello Fabio Cagnazzo, a lungo in servizio a Castello di Cisterna dove si è guadagnato la stima di numerosi magistrati napoletani, e di un suo attendente, Luigi Molaro. La posizione dei due militari è stata archiviata dal giudice su richiesta della Procura diretta dal procuratore Corrado Lembo. Una lunga e approfondita serie di accertamenti non ha fatto emergere elementi concreti nei loro confronti. Si chiude dunque così il filone aperto a seguito delle allusioni che, subito dopo l’omicidio, avevano avvelenato la vita del paese tra sospetti e accuse reciproche.
E ora…
Restano aperti invece gli altri filoni, a cominciare da quello che riconduce a Damiani, ora in cella per droga ed estorsione ma non per l’omicidio. Assistito dall’avvocato Michele Sarno, il “brasiliano” è stato interrogato in Colombia dai pm e ha respinto le accuse. A suo favore c’è la prova negativa dello stube, che però è stata effettuata diverse ore dopo l’omicidio. Secondo gli inquirenti, prima di essere ucciso Vassallo aveva scoperto un ingente traffico di droga trasportata via mare ad Acciaroli. Mancano però i dettagli, a cominciare dai registi dell’affare. Era questa, forse, quella verità che il sindaco non avrebbe mai voluto scoprire.
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