lunedì 8 febbraio 2016

Uno vale uno e uno che non citiamo vale per tutti.

Il Paese che non amaMauro Munafò 

Altro che multa da 150mila euro: così Gianroberto Casaleggio è diventato il vero capo M5S (e lo dimostrano i documenti)

grillo casaleggio
La Stampa con un articolo di Jacopo Iacoboni ha oggi diffuso la notizia che il nuovo codice di comportamento fatto firmare ai candidati del Movimento 5 Stelle alle amministrative di Roma prevede per loro una multa di 150mila euro se sgarrano dalle direttive di Grillo e Casaleggio.
"Ciascun candidato si dichiara consapevole che la violazione di detti principi comporta l’impegno etico alle dimissioni dell’eletto dalla carica ricoperta e/o il ritiro dell’uso del simbolo e l’espulsione dal M5S e che pertanto a seguito di una eventuale violazione di quanto contenuto nel presente Codice, il M5S subirà un grave danno alla propria immagine,che in relazione all’importanza della competizione elettorale, si quantifica in almeno Euro 150.000. Il candidato [...] si impegna pertanto al versamento del predetto importo, non appena gli sia notificata formale contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, in favore di un Ente che opera a fini benefici, indicato nella contestazione stessa".
Il documento integrale di quanto fatto firmare ai potenziali eletti grillini è stato in mattinata diffuso dal capogruppo 5 Stelle al Campidoglio Marcello De Vito, e in realtà ci fornisce notizie molto più rilevanti della storia della multa: una sanzione che, proprio come nel caso della multa da 250mila euro per gli europarlamentari M5S, nessuno pagherà mai. 
Non esiste infatti una scrittura privata che possa costringere un eletto in incarichi pubblici a pagare una penale a un partito o un giudice che obbligherà qualcuno al rispetto di un contratto palesemente illegale. Il regolamento dell'assemblea capitolina è infatti molto chiaro: "I componenti del Consiglio Comunale e i Consiglieri Aggiunti esercitano le loro funzioni liberamente e senza vincoli di mandato". E la sanzione del codice M5S altro non è che una limitazione al mandato camuffata.
consiglio
Chiarito che il codice di comportamento è in buona parte inapplicabile, andiamo all'aspetto più rilevante e politico del documento: la dimostrazione del controllo ufficiale di Gianroberto Casaleggio sul Movimento 5 Stelle.
Un crescendo del suo potere rispetto a quello di Beppe Grillo che diventa evidente se si confrontano questo codice di comportamento (del 2016) con il codice di comportamento per i Parlamentari (anno 2013) e quello per gli europarlamentari (anno 2014).
Nel documento del 2013 rivolto agli eletti alla Camera e al Senato, il nome di Gianroberto Casaleggio non compare neppure una volta, mentre quello di Beppe Grillo compare tre volte. Ed il ruolo di Beppe Grillo è solo quello di costituire e coordinare un gruppo di comunicazione.
Nel documento del 2014 rivolto agli europarlamentari gli equilibri iniziano a cambiare. Oltre alla già citata (e inapplicabile) multa da 250mila euro per chi viola il codice di comportamento, abbiamo diverse novità. Il nome di Gianroberto Casaleggio compare due volte, affiancato da quello di Beppe Grillo. Le uniche responsabilità di Casaleggio, secondo il testo, sono legate allo staff che si occupa della comunicazione. Beppe Grillo compare invece come "capo politico del movimento " ed ha il potere di decidere se il M5S deve entrare in gruppi europei che includono altri partiti.
Eccoci infine al documento del 2016 per i candidati alle elezioni amministrative. Qui i nomi di Gianroberto Casaleggio e quello di Beppe Grillo compaiono 4 volte e sempre affiancati. Hanno quindi gli stessi identici poteri. Oltre a decidere tutto sul fronte comunicazone, il controllo di Casaleggio (anche se "pareggiato" da Grillo) si allarga ad altri campi:
1) può decidere se un assessore o un eletto deve dimettersi: "Il Sindaco, ciascun Assessore e ciascun consigliere assume altresì l’impegno etico di dimettersi qualora sia ritenuto inadempiente al presente codice di comportamento, al rispetto delle sue regole e dei suoi principi e all’impegno assunto al momento della presentazione della candidatura nei confronti degli iscritti al M5S, con decisione assunta da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio o dagli iscritti M5S mediante consultazione online" (articolo 6b).
2) può chiedere il pagamento dei danni: "Il candidato accetta espressamente la predetta quantificazione del danno all’immagine che subirà il M5S in caso di violazioni dallo stesso poste in essere alle regole contenute nel presente codice e si impegna pertanto al versamento del predetto importo, non appena gli sia notificata formale contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, in favore di un Ente che opera a finibenefici, indicato nella contestazione stessa" (articolo 10).
3) può delegare qualcuno affinché faccia rispettare il codice di comportamento: "E' legittimato ad agire in giudizio per la corretta esecuzione di quanto quivi contenuto ogni portavoce rappresentante eletto del M5S a ciò delegato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio" (articolo 10).
A questo aggiungiamo pure che, rispetto al documento del 2014 per gli europarlamentari, qui scompare ogni riferimento a Beppe Grillo come capo politico del Movimento 5 Stelle.
Come era insomma apparso chiaro già da mesi, l'accentramento del potere 5 Stelle da parte di Casaleggio continua. E il ritorno di Beppe Grillo in teatro e il conseguente "passo di lato" rispetto alla gestione quotidiana non faranno che rafforzarlo. A dimostrarlo stavolta non è quanto scrivo io, "pennivendolo di regime". Ma sono i documenti firmati dagli eletti dal Movimento 5 Stelle.

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