Lega, Salvini scopre la realpolitik su Kim Jong Un
Due anni fa il leader del Carroccio paragonava la Corea alla Svizzera. Ora in una mozione ammette: «Il regime è un fattore di preoccupazione».
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11 Febbraio 2016
(© Imago/Getty) Matteo Salvini e Kim Jong-un.
Matteo Salvini scopre la realpolitik in politica estera. Dopo le affermazioni un po’ troppo avventate degli anni passati, che avrebbero creato qualche imbarazzo e non pochi fastidi in sedi diplomatiche, ora il leader della Lega Nord sembra aver cambiato rotta. Merito soprattutto di Giancarlo Giorgetti e Gianluca Pini, il primo mente economica e politica del segretario, il secondo responsabile esteri e capogruppo della Lega Nord in commissione Affari Esteri. Da anni entrambi stanno lavorando per riportare il segretario leghista a più miti consigli quando si parla fuori dall’Italia. Ne è un esempio il caso della Corea del Nord. Se due anni fa Salvini elogiava il regime di Kim Jong-un paragonandolo a uno Stato «come la Svizzera, dove non ci sono prostituzione e criminalità», ora invece ha cambiato registro, come dimostra la mozione presentata dal Carroccio a Montecitorio dove “si esprime preoccupazione per i diritti umani” nel paese asiatico.
LA VISITA IN COREA CON RAZZI. Del resto, non meno di due anni fa il segretario della Lega si era recato in visita insieme con il senatore Antonio Razzi. Un cambio c’era già stato a gennaio dopo le prime indiscrezioni sulle bombe all'idrogeno in mano al regime nordcoreano («Che il leader nord-coreano sia un problema appare evidente a chiunque in giro per il mondo», spiegò). Ora però c'è stata una svolta.Nella mozione presentata da Pini si «esprime preoccupazione per quanto trapela relativamente al trattamento che ricevono i diritti umani nel territorio della Corea del Nord, condannata già con apposita risoluzione datata 28 marzo 2014 dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani». In particolare, «circolano notizie a proposito dell'esistenza di una rete di campi di prigionia e rieducazione in Corea del Nord, a somiglianza di quanto peraltro avverrebbe nell'attigua Repubblica Popolare Cinese».
«KIM? FATTORE DI PREOCCUPAZIONE». Non solo. Nel documento sottoscritto da tutto il gruppo leghista, tra cui l’ex leader Umberto Bossi, si legge: «Va stigmatizzata, altresì, la brutalità di alcune esecuzioni, come quella di cui è rimasto vittima nello scorso aprile anche Hyon Yong-chol, ministro e capo delle forze armate, peraltro precedentemente legato all'attuale leader del regime nord-coreano, Kim Jong-un, prelevato da una manifestazione pubblica ed ucciso poche ore dopo con un cannone anti-aereo, perché reo di essersi addormentato durante una parata militare».
Si sottolinea come «il regime nord-coreano inizi a costituire un fattore di preoccupazione non soltanto per gli Stati Uniti ma anche per le potenze regionali più o meno vicine, come la stessa Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica di Corea, il Giappone e la Federazione Russa».
LE PRESSIONI SUL GOVERNO. La richiesta della Lega è chiara e ha l’obiettivo di «impegnare il governo ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali competenti affinché vengano esercitate pressioni dirette ad ottenere un maggior rispetto dei diritti umani fondamentali da parte della Repubblica democratica popolare di Corea; a vincolare la concessione futura alla Corea del Nord di qualsiasi aiuto a progressi tangibili e verificabili internazionalmente del rispetto dei diritti umani da parte delle locali autorità; ad assumere in ambito internazionale, di concerto con gli Stati alleati, amici o partner del nostro Paese, tutte le iniziative ritenute opportune ad indurre la Corea del Nord a rinunciare alle proprie ambizioni nel campo della proliferazione nucleare e delle tecnologie missilistiche».
LA VISITA IN COREA CON RAZZI. Del resto, non meno di due anni fa il segretario della Lega si era recato in visita insieme con il senatore Antonio Razzi. Un cambio c’era già stato a gennaio dopo le prime indiscrezioni sulle bombe all'idrogeno in mano al regime nordcoreano («Che il leader nord-coreano sia un problema appare evidente a chiunque in giro per il mondo», spiegò). Ora però c'è stata una svolta.Nella mozione presentata da Pini si «esprime preoccupazione per quanto trapela relativamente al trattamento che ricevono i diritti umani nel territorio della Corea del Nord, condannata già con apposita risoluzione datata 28 marzo 2014 dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani». In particolare, «circolano notizie a proposito dell'esistenza di una rete di campi di prigionia e rieducazione in Corea del Nord, a somiglianza di quanto peraltro avverrebbe nell'attigua Repubblica Popolare Cinese».
«KIM? FATTORE DI PREOCCUPAZIONE». Non solo. Nel documento sottoscritto da tutto il gruppo leghista, tra cui l’ex leader Umberto Bossi, si legge: «Va stigmatizzata, altresì, la brutalità di alcune esecuzioni, come quella di cui è rimasto vittima nello scorso aprile anche Hyon Yong-chol, ministro e capo delle forze armate, peraltro precedentemente legato all'attuale leader del regime nord-coreano, Kim Jong-un, prelevato da una manifestazione pubblica ed ucciso poche ore dopo con un cannone anti-aereo, perché reo di essersi addormentato durante una parata militare».
Si sottolinea come «il regime nord-coreano inizi a costituire un fattore di preoccupazione non soltanto per gli Stati Uniti ma anche per le potenze regionali più o meno vicine, come la stessa Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica di Corea, il Giappone e la Federazione Russa».
LE PRESSIONI SUL GOVERNO. La richiesta della Lega è chiara e ha l’obiettivo di «impegnare il governo ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali competenti affinché vengano esercitate pressioni dirette ad ottenere un maggior rispetto dei diritti umani fondamentali da parte della Repubblica democratica popolare di Corea; a vincolare la concessione futura alla Corea del Nord di qualsiasi aiuto a progressi tangibili e verificabili internazionalmente del rispetto dei diritti umani da parte delle locali autorità; ad assumere in ambito internazionale, di concerto con gli Stati alleati, amici o partner del nostro Paese, tutte le iniziative ritenute opportune ad indurre la Corea del Nord a rinunciare alle proprie ambizioni nel campo della proliferazione nucleare e delle tecnologie missilistiche».
Insomma, non era proprio la Svizzera.
Twitter @ARoldering
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