lunedì 23 novembre 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

Combattiamo il terrorismo con la banale normalità

Il Fattone
Italian soldiers patrol outside Termini railway Station for security checks two weeks before the start of the Jubilee, Rome, Italy, 23 November 2015. Pope Francis' special Jubilee of Mercy will kick off on 8 December. ANSA/ ANGELO CARCONI
Continuare a vivere normalmente non è un segno di debolezza o di resa ma, al contrario, di resistenza e di libertà
“Può darsi che tutto finisca come nel celebre romanzo di Wells, La guerra dei mondi. Quando dopo l’invasione aliena che ha generato panico e distruzione tutto sembra perduto, i marziani cominciano a morire a causa dei batteri dell’atmosfera terrestre, dai quali gli umani sono immuni. Chissà se alla fine anche il terrorismo sparirà consumato dai batteri delle nostre implacabili abitudini e indifferenze”. Sul Fatto di oggi Antonio Padellaro conclude così un amaro commento a dieci giorni dai massacri di Parigi: alzando bandiera bianca.
Alcune osservazioni sono più che condivisibili – è vero per esempio che non esiste al momento nessun coordinamento europeo, neppure per lo scambio di informazioni: figuriamoci per fare la guerra all’Isis –, altre appaiono un po’ forzate e fuori luogo: è per esempio del tutto normale, ed è anche molto giusto, che gli stadi siano tornati a riempirsi.
Il punto però è un altro: i media chiedono risposte semplici e immediate, come immediati e semplici sono stati, a modo loro, gli attentati di Parigi. Ma non tutto può avvenire in diretta, e i tempi delle reti all-news non possono essere anche quelli della realtà. La guerra al terrore non è cominciata venerdì 13 novembre e non finirà domani. Ma la nostra impazienza non può diventare rassegnazione o, peggio ancora, disfattismo: continuare a vivere normalmente non è un segno di debolezza o di resa ma, al contrario, di resistenza e di libertà.
Così, la conclusione di Padellaro, ancorché ironica nelle intenzioni, potrebbe invece rivelarci una grande verità: l’antidoto più forte al terrore islamista è il tranquillo tran tran della quotidianità occidentale, intessuta di tolleranza e svago, lavoro e divertimento, solidarietà e differenze. La guerra militare all’Isis la stanno facendo, e sempre più la faranno, le polizie e i servizi e gli eserciti: quella psicologica, non meno importante, è nelle nostre mani – nella nostra banale normalità.

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