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PARIGI - Hollande chiama, Merkel risponde. Perché, ammette la cancelliera tedesca, "lo Stato Islamico non si batte a parole". Così la Germania, che attualmente provvede alla fornitura di armi e addestramento alle forze curde impegnate sul campo contro l'Is in Siria e Iraq, accoglie l'invito a "fare di più" contro il terrorismo, pronunciato a caldo dal presidente francese dopo gli attentati di Parigi e ribadito oggi durante l'incontro all'Eliseo, dopo che i due leader hanno deposto dei fiori a Place de la Republique a Parigi, in memoria delle vittime degli attentati del 13 novembre. Merkel dunque promette lo schieramento di 650 suoi soldati in Mali, per permettere alla Francia di concentrare i suoi sforzi nella campagna militare siriana. Tra l'altro, proprio oggi il Parlamento francese con una schiacciante maggioranza ha prorogato, come prevede la Costituzione quando un intervento militare supera la durata dei quattro mesi, il prolungamento dei raid aerei in Siria, decisi a inizio settembre da Hollande e intensificati dopo le ultime azioni terroristiche.

Il capo dell'Eliseo continua il suo forcing diplomatico per rafforzare e possibilmente espandere la Coalizione internazionale con l'obiettivo di annientare lo Stato Islamico, mandante degli attentati che hanno sconvolto la Francia. Hollande ieri era a Washington, accanto ad Obama. Stasera è di nuovo nella sua Capitale, dove ospita la cancelliera tedesca e dove ha già il primo ministro britannico David Cameron, avendo già in agenda nuovi faccia a faccia con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Vladimir Putin. A cui, spiega Hollande in conferenza stampa, ribadirà quanto detto ieri assieme a Obama, poche ore dopo l'abbattimento del caccia russo da parte dell'aviazione turca: "E' contro l'Isis" che dobbiamo batterci. Ovvero, l'obiettivo non è difendere Assad, magari bombardando anche chi gli si oppone, ma unire gli sforzi contro un unico nemico: il Califfato nero. Argomento espresso da Hollande oggi anche al presidente turco Recep Tayyp Erdogan nel corso di un colloquio telefonico, in cui il presidente francese ha comunque riconosciuto il diritto della Turchia di difendere la propria sovranità territoriale.

"Nessun Paese è al riparo da attacchi terroristici" ha dichiarato Hollande, per questo "auspico che la Germania si possa impegnare di più contro l'Is in Siria e in Iraq. Sarebbe un bel segnale". Ma, ha proseguito il presidente francese, "è nostro dovere accogliere le persone che fuggono dalle guerre, soprattutto dalle stragi in Siria e dagli orrori dell'Is". "È una questione delicata" ha osservato Hollande, riconoscendo che sul tema dell'accoglienza e dell'asilo "la Germania ha fatto molto per le centinaia di migliaia di persone in arrivo. Abbiamo bisogno, insieme, di sviluppare una polizia efficace sul controllo delle frontiere esterne". "Dopo gli attacchi di Parigi - ha spiegato Hollande -, dobbiamo evitare una situazione insopportabile, l'associazione tra profughi e terroristi. Abbiamo appurato come alcuni terroristi possano utilizzare i percorsi dei profughi per introdursi ed è nostro dovere controllare chi arriva".

C'è poi la Turchia, che secondo Hollande va "aiutata a sistemare i rifugiati più vicino alle loro terre di origine". E sempre a proposito di Turchia, Hollande ha sottolineato l'importanza in questo momento di favorire la normalizzazione della situazione dopo la grande tensione creatasi tra Ankara e Mosca a seguito dell'abbattimento del caccia russo.

Da parte sua, la cancelliera Merkel ha affermato: "Saremo più forti del terrore. Non potremo battere l'Isis con delle parole. Serviranno mezzi militari. Vogliamo combattere insieme il terrorismo. E' la nostra missione, il nostro dovere ". E ha appunto assicurato che la Germania sosterrà militarmente la Francia inviando fino a 650 soldati in Mali, per permettere alla Francia di dispiegare le sue forze su altri teatri d'operazione. Merkel ha quindi convenuto sulla necessità di "trovare anche una soluzione politica in Siria, che richiede l'impegno di tutti perchè tutte le parti coinvolte possono essere intorno al tavolo del negoziato. Il processo nato a Vienna deve continuare".