Non ha fatto in tempo la deputata del Movimento 5 stelle Emanuela Corda a chiedere scusa, che la collega senatrice Sara Paglini ne ha combinata un'altra. Ma andiamo con ordine. Ieri Corda, in Aula, aveva commemorato i morti di Nassiryya a modo suo. Cioè ricordando aanche il kamikaze quale "vittima dell'attentato". Oggi, sotto lo sguardo vigile di Alessandro Di Battista, si è scusata, sempre nell'emiciclo di Montecitorio.
Toppa chiusa? Sì. Se non che, poco prima, la collega Paglini la consigliava proprio di scusarsi. Con queste argomentazioni: "Per favore, non giustifichiamo tutto, altrimenti mi verrebbe da pensare che qualcuno un giorno si potrebbe anche dire che le stragi naziste, i morti in Siberia, i regimi violenti come quello di Pino Chet , o i colonnelli in Argentina o Pol Pot in Cambogia".
Tutto bene, ad una prima, veloce, lettura. Ora però provate a tornare indietro. Perché il dittatore cileno non si chiamava Pino, bensì Augusto, e il suo cognome non era Chet, ma, come è noto, Pinochet. Una toppa peggiore del buco?
pino chet