“Intorno ai miei lavori si è spesso sollevato un polverone mediatico sensazionalistico che ne ha impedito una lettura approfondita, che andasse oltre alla barzelletta. Mi sembra che la stessa cosa avvenga in politica: si leggono dichiarazioni a caratteri cubitali sui grandi scandali, ma raramente si esaminano i programmi. Il risultato è una analisi superficiale dei contenuti: questo vale sia per l'arte sia per la politica. Suonerà provocatorio, ma cosa succederebbe se invece di scegliere una faccia potessimo votare esclusivamente i contenuti dei programmi?”.
Così parla all’Huffington Post Maurizio Cattelan, uno degli artisti contemporanei più influenti del panorama internazionale. Iconoclasta, incline alla provocazione e dotato di raffinato acume, Cattelan ha annunciato – nel 2011 – il ritiro dalle scene all’apice del successo. Ma se gli chiediamo chi oggi nel panorama politico possa considerarsi un innovatore dotato di spirito di provocazione, l’artista ammette la mancanza di un vero cambiamento, soprattutto nei modi in cui la politica si declina.
Nel 1999 ha appeso al muro il suo gallerista, oggi secondo lei chi andrebbe attaccato al muro tra i candidati premier (Berlusconi, Bersani, Monti, Grillo, Ingroia)?
In democrazia la responsabilità sta nelle mani di chi vota, i candidati non sono altro che l’espressione delle scelte degli elettori. Quello che più mi colpisce è la mancanza di una risposta spontanea a ciò che stiamo subendo, l’apparente incapacità di scendere in piazza e reagire. Dall’era delle ideologie sembriamo piombati nell’era glaciale: siamo diventati spettatori della nostra stessa rovina. Parafrasando un lavoro di Joseph Beuys del 1972, oggi si potrebbe dire “La Crisi siamo Noi”: sembra non riguardarci direttamente, eppure siamo proprio noi ad affondare.

Le novità in ambito politico oggi sono rappresentate da Renzi, Grillo e Ingroia, ma si tratta di vera innovazione o di stanche riedizioni della vecchia classe politica?
Sono le modalità a dover cambiare, non tanto le persone, ma non vedo grandi trasformazioni da questo punto di vista. Idealmente mi affascinano le potenzialità della democrazia diretta: possiamo esprimere il televoto nei reality e nei talent show, ma non sui temi davvero rilevanti. Abbiamo a disposizione una tecnologia immediata e veloce, eppure ci nascondiamo ancora nelle cabine elettorali ogni cinque anni. Come se per comunicare urgentemente usassimo una raccomandata invece di scrivere un sms.

Pensa che il vaffa di Grillo abbia la stessa valenza del suo dito medio davanti alla Borsa di Milano? Cosa ne pensa del M5s?
Trovo che Berlusconi abbia più elementi in comune con Grillo di quanti non ne abbia io. Entrambi sono ottimi showman…personalmente non credo di essere alla loro altezza in materia d’intrattenimento! In generale, la cultura televisiva mi sembra radicata in ogni ambito, come se tutto il paese fosse governato da un telecomando.(L'INTERVISTA CONTINUA SOTTO LA GALLERY)