La vera storia della norma sugli affitti d’oro
di A. Sofia e S. Carboni - 23/12/2013 - Tutta la storia fra bufale e attacchi
Un ingorgo di voti di fiducia, tra Camera e Senato, con il governo Letta che sarà chiamato a blindare anche il “Salva Roma“, considerato l’ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord. Poi, a Palazzo Madama, si cercherà il sì definitivo per la legge di stabilità. Il nodo delle polemiche resta la questione degli affitti d’oro della Camera. Tutto era partito dall’attacco del Movimento Cinque Stelle e del Carroccio all’esecutivo, con la denuncia – da parte dei deputati a 5 stelle Riccardo Fraccaro e Laura Castelli – su quello che era stato definito come un «emendamento porcata» nella Legge di Stabilità, con l’accusa di voler cancellare la norma contro gli «affitti d’oro» pagati dallo Stato. I deputati del M5S avevano minacciato: «Il governo si impegni e trovi una soluzione alla vergogna degli affitti d’oro attraverso un decreto ad hoc o siamo pronti all’ostruzionismo». Lo stesso governo ha così pensato alla possibilità di un decreto milleproroghe, dove affrontare questioni rimaste aperte. Come quella sulla possibilità di recesso su alcuni affitti a carico della Camera. L’intricata questione verrà così risolta tra qualche giorno, con il decreto ad hoc, che uscirà da palazzo Chigi il 27 dicembre.
LA QUESTIONE DEGLI AFFITTI D’ORO – La vicenda è legata alla scoperta di una norma nella legge di stabilità che neutralizzava la battaglia vinta l’altro giorno in commissione Bilancio, sul diritto di recesso per gli affitti d’oro dei palazzi della politica. A cominciare da quelli considerati dai media come “inutili” e costosi. Come gli uffici affittati dalla Camera al gruppo Scarpellini. Definito da Sergio Rizzo come un «munifico elargitore di contributi liberali ai partiti di destra e sinistra». Scriveva il giornalista del Corriere della Sera in merito agli uffici della discordia:
«È un’operazione che ha origine alla fine degli anni Novanta quando la Camera, d’accordo centrosinistra e centrodestra, decise di stipulare senza gara una serie di contratti con la società Milano 90, che metteva a disposizione di Montecitorio quattro immobili e relativi servizi. A un prezzo, oltre 500 euro annui al metro quadrato, tale da ripagare abbondantemente i mutui bancari contratti dal privato per acquistare le mura.
Secondo Rizzo la Camera avrebbe speso in 18 anni la quota di 444 milioni di euro soltanto per i canoni d’affitto, «senza ritrovarsi in tasca un solo mattone». Un simbolo degli sprechi della casta della politica, già preso di mira in passato dal partito Radicale. Eppure c’era stato poco da fare: ai critici veniva risposto come fosse impossibile non rispettare i contratti. Dopo diversi sforzi, era stato possibile liberarsi di un locale. Poi, con l’emendamento presentato dal deputato a 5 Stelle Fraccaro, sarebbe stato possibile portare avanti il recesso anche per altri tre locali, che avrebbero pesato sulle casse dello Stato per altri 26 milioni di euro. Sempre soltanto a livello di canone. Poi, però, la sorpresa, con l’emendamento che sopprimeva di fatto quella disposizione passata sempre al Senato il venerdì precedente.
TUTTA LA VICENDA – L’emendamento del M5S approvato nella “manovrina” e che consentiva alla Camera e al Senato di recedere dagli affitti da loro stipulati, anche in mancanza della clausola rescissoria, era stato di fatto annullato dal cosiddetto “salva Roma”, dove si cancellava la norma e si lasciava di nuovo libera la Camera di sprecare soldi in modo inutile. Di fronte alle proteste dei Cinque stelle, nella notte tra venerdì e sabato si era riusciti a “correggere la correzione”. Ma non era l’ultima parola. Perché questa volta era nella legge di stabilità (per la quale il governo ha chiesto il voto di fiducia al Senato) che veniva piazzato un nuovo “codicillo”, che – come hanno attaccato M5S e Lega Nord – neutralizzava di nuova la norma anti-affitti folli. Per leghisti e pentastellati si trattava di una norma inserita con l’obiettivo di “Salvare gli interessi della casta”. Per il Carroccio era stato Davide Caparini a denunciare come la nuova misura inserita «neutralizzerebbe» la possibilità di rescindere dagli affitti d’oro. Tanto che erano ripartite le polemiche.
LA REPLICA DI SCELTA CIVICA - Secondo Scelta Civica, però,si trattava di polemiche in realtà sbagliate: «Quella dei grillini è una bufala», ha spiegatoAndrea Mazziotti, responsabile giustizia di Scelta Civica. Il motivo? Mazziotti ha spiegato come la polemica del del M5S sul comma 254-ter della legge di stabilità (attaccata come norma “salva casta” per proteggere i ricchi contratti di locazione stipulati con la Camera dall’immobiliarista Scarpellini, ndr) non avesse basi solide. Questo perché, spiegava, «il 254-ter esenta dal recesso solo gli immobili di proprietà dei fondi comuni di investimento». Al contrario, Scarpellini deteneva Palazzo Marini tramite la Milano 90 S.r.l., una normalissima Srl che fa capo a lui personalmente: «Quindi il diritto di recesso gli si applica comunque. Sarebbe bastata una ricerca su internet di pochi minuti per evitare di perdere una giornata di lavoro della Camera e risparmiare fiumi di inchiostro e di parole inutili», ha attaccato.
LE SRL – Cos’è Milano 90? Una srl. La società a responsabilità limitata ha delle particolari peculiarità. Ha caratterisitche intermedie tra società di capitali e società di persone. Con capitale minimo di 10 mila euro che viene suddiviso in quote per ciascun socio, possono essere oggetto di conferimento (art. 2464 c.c.) di tutti gli elementi dell’attivo suscettibili di valutazione economica: denaro, crediti, beni mobili ed immobili. Non solo sono suscettibili di valutazione anche prestazioni di opera o di servizi in favore della società, Le quote però non possono essere oggetto di sollecitazione all’investimento del pubblico risparmio. Si possono però emettere titoli di debito. Questo dopo la riforma del 2003: non sono obbligazioni da Società per Azioni, ma restano comunque titoli di massa. E su questo è il far west: l’ ex art. 2483 c.c. nulla stabilisce su competenza, modalità di emissione o caratteristiche. Tutto rinviato all’atto costitutivo. Cosa sono invece i fondi comuni di investimento? Sono, come ben spiega Borsa Italiana, di fatto istituti i intermediazione finanziaria che hanno lo scopo di investire i capitali raccolti dai risparmiatori. Tre sono i sui principali aspetti: i partecipanti del fondo, sono anche fondisti, la società di gestione, avvia il fondo e lo gestisce con banche depositarie che ne custodiscono titoli e liquidità. Qui si può consultare l’indice dei principali.
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