Pussy Riot libere. Maria Alyokhina: "Se avessi potuto, avrei rifiutato l'amnistia. È un atto di propaganda" (FOTO, VIDEO)
L'Huffington Post | Pubblicato: 23/12/2013 09:39 CET | Aggiornato: 23/12/2013 15:52 CET
Le due componenti della band russa Pussy Riot ancora in carcere, Maria Alyokhina eNadezhda Tolokonnikova, sono state liberate questa mattina dopo l'amnistia voluta nei giorni scorsi dal presidente Vladimir Putin.
La prima a essere liberata è stata Maria. Poi le porte del carcere si sono aperte anche per Nadezhda. All'uscita dall'ospedale carcerario in cui era rinchiusa in Siberia - riferisce Itar-Tass - c'erano il marito e numerosi giornalisti.
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Anche se provata dai 22 mesi di prigionia, Maria Alyokhina ha bollato l'amnistia come una mera trovata propagandistica del presidente russo e ha detto che avrebbe preferito rimanere in carcere: "Io non credo che sia una amnistia, si tratta di una profanazione", ha detto al canale televisivo Dozhd, aggiungendo che la misura si applica solo a una piccola minoranza di detenuti e di non credere affatto che la sanatoria sia un atto umanitario ma "solo una trovata pubblicitaria".
Dopo aver trascorso circa un anno e dieci mesi di reclusione per aver inscenato una "preghiera punk" nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore in protesta contro la rielezione di Vladimir Putin, Alyokhina ha detto la sua opinione sul presidente russo non è cambiata e che lei avrebbe rifiutato l'amnistia se avesse potuto: "la mia opinione sul presidente non è cambiata affatto", ha sottolineato, "se avessi avuto la possibilità di non approfittare di questo 'gesto umanitario', non ne avrei sicuramente approfittato". Ma "in questa situazione ero solo un corpo che doveva essere spostato nello spazio, non dipendeva da me".
"Se avessi avuto la scelta di rifiutare (l'amnistia ndr), l'avrei fatto senza dubbio". "Nenche il 10 per cento dei detenuti è stato liberato", ha rimarcato la componente delle Pussy Riot, sottolineando come tante detenute incinte, accusate di reati gravi, non saranno liberate. La Alyokhina si è detta comunque sicura che continuerà a lottare per i diritti dei suoi compagni di prigionia nel campo di Nizhny Novgorod. "La cosa più difficile in carcere è vedere come le persone si arrendono e si trasformano in una massa", ha detto. "Difendere i diritti umani è l'attività che ho intenzione di intraprendere", ha promesso.
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