Linea rovente
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Pubblicato il 14/07/2017
Ultima modifica il 14/07/2017 alle ore 07:35
MATTIA FELTRI
Luigi Di Maio, che se il destino vorrà sarà il nostro prossimo presidente del Consiglio, ieri ha dato prova di che pasta è fatto. Finito il lavoro alla Camera dei deputati, si è meritoriamente precipitato sul Vesuvio a sfidare fuochi e fumi, ma col pensiero rivolto all’Italia tutta, laddove brucia: Sicilia, Calabria, Lazio. Siccome di politici da passerella e grave testimonianza in favore di tg ne abbiamo da generazioni, Di Maio s’è rimboccato le maniche. È testimoniato, per puro amore di verità, sul suo profilo Facebook: «Sono stato tutta la sera al telefono con le ambasciate degli altri Stati europei per chiedere l’invio dei loro Canadair, perché quelli a disposizione purtroppo non sono abbastanza».
E lo ha fatto perché non è il momento delle polemiche, è il momento di darci dentro e aiutare questa terra sventurata. Se qualcuno pensa che volesse prendersene il merito, legga qua: «Ora non serve fare polemica, dobbiamo aiutare le aree colpite, serve subito che gli altri Paesi europei ci inviino i loro aerei per spegnere le fiamme, così come l’Italia ha fatto con il Portogallo qualche settimana fa». E infatti, al culmine dei contatti intercontinentali, Di Maio annuncia: «Sono in arrivo dalla Francia tre aerei di cui due Canadair».
Evviva! Salvezza! Lo conferma il portavoce della Commissione europea, Alexander Winterstein. Che però, accidenti, precisa che gli aerei sono partiti su richiesta formale della Protezione civile. Ora, dunque, chi diavolo ha sabotato l’agenda telefonica di Di Maio?
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