Eluana Englaro, qui no stacco sondino.. Lombardia ora paga
Pubblicato il 7 aprile 2016 12:58 | Ultimo aggiornamento: 7 aprile 2016 12:59
MILANO –Eluana Englaro, qui non si stacca il sondino…era la Regione Lombardia presidente Formigoni e Giunta destra devota. Ora la Regione Lombardia paga per quel divieto, condannata da un Tribunale.
Negò ad Eluana Englaro i suoi diritti fondamentali e, per questo, dovrà risarcire con 142mila euro il papà di Eluana: Beppino. E’ la condanna inflitta alla Regione Lombardia, quella Regione governata all’epoca dei fatti dal ‘celeste’ Roberto Formigoni, perché nonostante una sentenza della Cassazione lo consentisse, vietò su tutto il territorio lombardo la sospensione delle terapie che tenevano in vita Eluana, ricoverata alla casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco. Lì avrebbero dovuto staccarle il sondino naso-gastrico che la alimentava e idratava artificialmente, senza costringere i genitori a sobbarcarsi un drammatico viaggio in ambulanza verso la clinica ‘La Quiete’ di Udine, dove la donna morì la sera del 9 febbraio 2009. Avrebbe ma non poté perché, come scrivono i giudici, la Regione Lombardia ignorò le leggi dello Stato e l’autorità dei tribunali.
Nicola Palma, su Il Giorno, racconta che “Beppino Englaro non si è mai fermato. La sua battaglia è andata avanti. In silenzio. E ieri i giudici gli hanno dato ragione ancora una volta, condannando la Regione Lombardia a versargli 142mila euro come risarcimento danni. E ribadendo che la figlia Eluana, rimasta in stato vegetativo per 18 anni a seguito di un terribile incidente stradale, aveva pieno diritto a morire in Lombardia. (…) Non fu possibile, perché l’allora governatore Roberto Formigoni si oppose – nonostante il chiaro pronunciamento della Corte di Cassazione– facendo emanare al suo braccio destro Carlo Lucchina, direttore generale plenipotenziario dell’assessorato alla Sanità, una nota con la quale si vietava su tutto il territorio lombardo la sospensione delle terapie che tenevano in vita Eluana”.
Una decisione che all’epoca suscitò furibonde polemiche politiche e manifestazioni di piazza e che ora i giudici hanno stabilito essere stata arbitraria. “Non è possibile – scrive il collegio presieduto da Alberto Di Mario – che lo Stato ammetta che alcuni suoi organi ed enti, qual è la Regione Lombardia, ignorino le sue leggi e l’autorità dei tribunali, dopo che siano esauriti tutti i rimedi previsti dall’ordinamento, in quanto questo comporta una rottura dell’ordinamento costituzionale non altrimenti sanabile”. In altre parole la Regione Lombardia avrebbe dovuto ottemperare al verdetto della Suprema Corte, come chiunque, cittadino od Ente, ha il dovere di ottemperare alle sentenze, senza avanzare questioni di coscienza. Perché, come ha sottolineato il Consiglio di Stato nel settembre del 2014, “a chi avanza motivi di coscienza si può e si deve obiettare che solo gli individui hanno una coscienza, mentre la coscienza delle istituzioni è costituita dalle leggi che le regolano”.
Per questo il Tribunale amministrativo della Lombardia ha riconosciuto a Beppino Englaro il risarcimento dei danni patiti per quella vicenda: 12.965,78 euro di danno patrimoniale (647,10 per il trasporto della paziente in Friuli, 470 per la degenza e 11.848,68 per il piantonamento fisso), 30mila euro a titolo di “danno iure hereditatis per lesione dei diritti fondamentali della signora Eluana Englaro” e altri 100mila come danno non patrimoniale “da lesione di rapporto parentale”.
Calcoli che poco interessano probabilmente ad un padre che, dopo 18 anni passati ad accudire una figlia in coma, fu condannato a sobbarcarsi anche l’esilio, la fuga sino in Friuli come se fosse colpevole di qualcosa per vedere riconosciuto quello che i giudici già allora avevano stabilito essere un suo diritto. E calcoli che qualcosa persino tolgono alla gravità del comportamento di un Ente Pubblico insita nel non rispettare una sentenza della magistratura. Un atto che va contro le ‘regole elementari’ della democrazia ed in particolare del rispetto della divisione dei poteri. Ma su questo nessuna coscienza di chi allora governava la Regione si agitò.
Sentenza ineccepibile quella che condanna la Regione Lombardia, per essere proprio perfetta avrebbe dovuto mettere a carico di Formigoni e dei membri della Giunta i 142 mila euro che invece dovranno pagare i contribuenti…
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