mercoledì 6 aprile 2016

Certo D'Alema era inclusivo. Non lacerava. Si metteva d'accordo con i sindacati nullafacenti e con la Confindustria nullafacente e con le caste e le lobby e ha portato l'Italia al fallimento insieme a Salvini e Berlusconi.

Massimo D'Alema: "Matteo Renzi uomo che divide e lacera. Fuori luogo sui pm di Potenza"

Pubblicato: Aggiornato: 
DALEMA
Stampa
"Renzi è un uomo che divide, che lacera. Sembra essere più interessato a combattere il suo mondo che non i suoi avversari e questo per un leader della sinistra è un peccato capitale perché poi alle elezioni si perde, mica si vince", così Massimo D'Alema ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
A proposito del Caso Guidi, per D’Alema "la vicenda non è chiusa, c'è un'indagine in corso da parte della magistratura, la quale deve appurare se si configuri un reato di scambio di influenze. L'indagine seguirà il suo corso, e mi auspico che avvenga velocemente. Ho stima della Guidi, non ho alcun astio nei suoi riguardi". E ancora: "Per sbloccare le opere, bisogna cambiare le procedure. Finora si è usata una procedura ad hoc per sbloccare un'opera specifica: non c'è nulla di nuovo ed è un sistema che ha prodotto dei guasti".
Secondo l’ex premier, in ogni caso l’inchiesta sul petrolio “lascia un segno nel governo”. "Il Ministro per i rapporti con il Parlamento non ha funzioni deliberative, è il Premier che decide. La vicenda però lascia un segno nel Governo", ha spiegato D’Alema. "Il Premier è intemperante, ed è pure simpatico ad alcuni per la sua intemperanza, ma il momento in cui ti mettono sotto inchiesta il ministro è quello meno adatto per dire quello che ha detto Renzi sulla magistratura".
Quanto al referendum sulle trivelle, D’Alema spiega di essere per il NO, ma critica la scelta del Pd di fare campagna per l’astensione. "Non sono affatto contrario affinché questi impianti possano continuare fino a che ci sono risorse da sfruttare, ma il Governo avrebbe dovuto prendere provvedimenti per evitare i rischi di disastri ambientali per tranquillizzare gli elettori che andranno a votare sì. È indecente che il maggiore partito italiano inviti a non andare a votare, avrebbe dovuto avere il coraggio di dire di votare NO".
Da D’Alema anche critiche al Jobs Act, all’assenza di discussione nel Pd e al candidato dem per la Capitale. "Si comincia a vedere il lato oscuro del Jobs act, e cioè che fino ad ora c'è stato il denaro pubblico a finanziare l'occupazione. Come sono finiti gli incentivi, c'è stato un calo di 94 mila unità e oltretutto le aziende sono libere di licenziare come vogliono", ha detto D’Alema alle telecamere di Lilli Gruber.
"Nella Direzione del PD non c'è più una discussione vera. Mi fanno simpatia i compagni che discutono e dibattono ma io non ho più l'età per fare questi gesti muscolari". Sulle elezioni a Roma: "Giachetti? Normalmente sono disciplinato e voto per i candidati del mio partito ma in questo caso mi prenderò un ulteriore momento di riflessione, perché non vedo un leader della caratura adatta ai problemi della città".
Infine, un affondo ai 5 Stelle e un parallelismo con il passato. "I 5 Stelle non si occupano dei poveri. Dove amministrano, non hanno dimostrato grandi capacità. I poveri oggi tendono ad essere fuori dalla società: sono fuori dai sindacati, sono esclusi dalla politica e non vanno più a votare. Un vera lotta alla povertà non la fa più nessuno. Durante il Governo dell'Ulivo, prendemmo misure contro la povertà".
Poi il momento amarcord. "Io non ho mai avuto con Prodi le espressioni che Renzi ebbe con Letta. Anzi, mi adoperai perché Prodi ottenesse l'incarico di Presidente della Comunità europea. E proposi a Veltroni la segreteria del partito: il rispetto delle persone viene prima del dibattito politico. E Renzi oltretutto ha un tono sprezzante".

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...