Perché si chiama Transatlantico? Non chiedetelo a Di Battista
Il deputato cinquestelle da Carbonia si lascia andare a una libera interpretazione del nome della celebre sala di Montecitorio
Alessandro Di Battista frequenta il palazzo di Montecitorio da tre anni ormai. Passeggia in sale che hanno segnato la storia di questo Paese, ne osserva le bellezze artistiche e architettoniche. Ma, purtroppo, non perde tempo a studiarle, a conoscerle, come dimostra questo video girato a Carbonia il 3 aprile scorso.
E dire che non ci sarebbe bisogno nemmeno di essere deputato, basterebbe partecipare infatti alle visite gratuite – come fanno migliaia di romani e turisti ogni anno – che si svolgono ogni prima domenica del mese per sapere, ad esempio, che il Transatlantico non si chiama così perstatue e bassorilievi (?) bensì per i lampadari a plafoniera, caratteristici delle navi che solcano gli oceani.
Inoltre, quello che lui chiama “corridoio delle anime perdute” in realtà sarebbe il corridoio dei “passi perduti”. Proprio il Transatlantico, infatti, è il luogo in cui politici si dedicano a lunghe passeggiate per dialogare tra loro, stringere accordi e consumare scontri (anche se in questi casi si preferiscono le stanze più riservate) e parlare con i giornalisti. Ma forse Dibba da quando è entrato lì teme di aver perso un po’ anche l’anima.
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