Un consiglio alle opposizioni: leggete un giornale vero, non il Fatto
La figuraccia di ieri al Senato è anche effetto dello “scoop” travegliesco
La rovinosa sconfitta in Senato delle opposizioni di destra, di sinistra, di sopra e di sotto conclude, ma certo non archivia, l’offensiva su Banca Etruria: poiché non c’è nulla, in quella vicenda, che riguardi Maria Elena Boschi e il governo, è assai probabile che le insinuazioni, le chiacchiere e le manipolazioni continueranno ancora per un po’.
E’ una legge inesorabile del “giornalismo” nostrano: se una cosa non esiste, se ne può e anzi se ne deve parlare per mesi (se esistesse, basterebbero i fatti).
Il Fatto di oggi si consola della débâcle e dell’ormai strutturale mancanza di notizie autocelebrandosi con esibito orgoglio: “Renzi non risponde su Etruria – è il titolone di prima pagina – e grida al complotto del Fatto”.
“Complotto” è una parola-chiave del lessico travagliesco, una stella polare, un marchio di fabbrica: e immaginiamo la gioia in redazione nel credere di averne finalmente ordito uno, e tanto ramificato e pericoloso da minacciare addirittura il presidente del Consiglio.
In realtà, il “complotto” del Fatto, se c’è stato, è stato ai danni dei variegati oppositori di destra, di sinistra, di sopra e di sotto. I quali, poveretti, si sono fidati di Marco Travaglio e nelle loro mozioni di sfiducia hanno ricopiato dai suoi editoriali due errori marchiani (il 12 e il 19 dicembre aveva scritto che Pierluigi Boschi fu nominato vicepresidente di Etruria mentre al governo c’era Renzi: e invece c’era Letta).
L’imprecisione, peraltro emblematica della generale cialtroneria con cui è stata condotta la campagna contro il ministro delle Riforme, è stata simpaticamente ricordata da Renzi, ieri in aula, nella generale ilarità che sempre accompagna gli scoop del Fatto. Povere opposizioni: la prossima volta, magari, leggetevi un giornale vero.
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