Tangenti ai giudici tributari
nei cesti dei regali di Natale
Marina Seregni è coinvolta nello stesso giro di tangenti che ha portato in carcere a dicembre il giudice tributario Luigi Vassallo. La società Swe-Co Sistemi al centro delle nuove indagini: una parte dei 65 mila auro sarebbe stata girata da un giudice all’altro
È «certa l'esistenza di ulteriori episodi illeciti posti in essere dagli indagati, nonché il coinvolgimento di altri soggetti», scrive il gip Manuela Cannavale ordinando ieri l'arresto del giudice tributario Marina Seregni e notificando l'ordinanza in carcere all'avvocato Luigi Vassallo, giudice tributario di secondo grado già arrestato a dicembre. Le indagini della Procura rischiano di allargarsi a macchia d'olio nelle commissioni tributarie. Seregni, commercialista 69enne di Monza, era stata già indagata con l'arresto di Vassallo il quale, chiedendo una tangente da 30mila euro dalla multinazionale tedesca Dow Europe per aggiustare un processo in cui la professionista era relatrice, aveva detto che avrebbe dovuto girare a lei parte della tangente.
L’arresto
A mettere le manette a Vassallo mentre intascava la mazzetta erano stati i militari della Gdf avvertiti dai legali della società. Le indagini hanno travolto anche Marina Seregni collegando sempre più la sua attività giudiziaria a quella di Vassallo, dentro e fuori le aule. La Gdf ha scoperto che il legale aveva ottenuto un'altra mazzetta, stavolta da 65mila euro, da Luciano Ballarin, titolare (indagato) della Swe-Co sistemi srl, un'azienda di elettronica di Milano. In ballo c'erano 1,9 milioni di euro che la società avrebbe dovuto pagare al termine di un processo tributario in cui la Seregni era giudice. La sentenza, depositata l'11 gennaio, quasi un mese dopo l'arresto di Vassallo, dava ragione alla società e cancellava le richieste dell'Agenzia delle entrate, ma il documento risultava scritto con il computer del legale e controfirmato dalla Seregni che, in questo modo, confermava «la volontà di continuare impunemente a porre in essere il reato, sebbene sapesse di essere attenzionata» dagli inquirenti, scrive il gip.
Quei 265mila euro in contanti
Perquisendo l'abitazione, lo studio e le cassette di sicurezza di Vassalli, la Gdf ha trovato 265mila euro in contanti che, per i pm, non sono compatibili con la sua attività di legale. La conferma arriva dalla sua segretaria che, dopo aver dichiarato che Vassallo seguiva pochissimi processi, ha aggiunto che nello studio c'era chi portava denaro in contante: «Giustificava le somme di denaro che chiedeva ai clienti - ha dichiarato - con la necessità di corrispondere un parte di quelle somme ai giudici per ottenere sentenze favorevoli». Aveva anche un «tariffario» che era «ripartito per i vari gradi di giudizio» e una contabilità «nera» delle mazzette, che teneva in buste con sopra ancora il nome dei corruttori, che per gli investigatori non sarà difficile identificare. Il «carattere sistematico e professionale» delle «condotte criminose» di Vassallo gli «ha fatto meritare tra i professionisti del settore, la fama di "aggiusta processi"».
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