venerdì 29 gennaio 2016

Le faide nel M5s, peggio di un partito della Prima Repubblica

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M5S
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Beh, io resto ogni giorno sempre più perplesso. Dopo i miseri e disastrosi risultati sui comuni da loro amministrati, dove incompetenza, inadeguatezza, incapacità di gestire il bene pubblico e di fare politica sono stati il tratto saliente del loro operato, oggi viene fuori che sulla scelta dei candidati sindaci le cose vanno ancora peggio. Sì, perché  tutta la sceneggiata del "sceglieremo i candidati per via telematica" o "della democrazia partecipata nella selezione dei candidati" si sta lentamente, cosa che in molti già sapevamo, rivelando il più terribile e temibile dei boomerang. Mi vien da dire, l'ennesimo boomerang.
Andiamo per ordine: Milano.
Il Movimento teme uno figuraccia nei consensi e corre ai ripari. Pare che la pentastellata non abbia un grande impatto mediatico, una scarsa candidatura in tutti i sensi se si valutano le campagne dei suoi diretti avversari. Una presenza a dir poco invisibile fino al punto che il Premio Nobel Dario Fo ha sbottato dichiarando. "La ragazza che è stata scelta mi preoccupa molto, il problema è vedere poi se è in grado di gestire qualcosa di così grande". I 5 Stelle sono intervenuti dando una sistemata allo staff della comunicazione ma vista la situazione drammatica l'ipotesi che la Bedori venga "fatta fuori" è già sul tavolo del direttorio. Alla faccia della democrazia interna.
Bologna.
Senza primarie né consultazioni, anche per le Amministrative 2016 il "candidato naturale" a Palazzo D'Accursio è l'ortodosso Massimo Bugani. Dunque "primarie" vietate per scongiurare infiltrazioni di dissidenti e traditori. Tutto chiarissimo e sempre alla faccia della democrazia interna. Saltano le primarie dunque, si impongono una rosa di nominati al consiglio proprio come il Porcellum e con un diktat dall'alto che ovviamente non è andato giù a una buona parte del M5s locale. Lorenzo Andraghetti, militante storico del Movimento, ha sfidato Bugani chiedendo ufficialmente consultazioni aperte come da non Statuto. Volete sapere qual è stato il risultato? È stato espulso. Non solo. Sempre in linea con le regole, ha denunciato all'interno del listino la presenza di due incandidabili: Antonio Landi, professione attore, già candidato nel 2011 nella lista civica vicina al centrodestra Bologna Capitale, e Dario Pataccini, sospeso per sei mesi dall'Ordine dei giornalisti per lo scandalo del pagamento dei servizi televisivi da parte di alcuni consiglieri regionali e già candidato con il M5s nel 2013 ma anche con l'Idv nel 2009. Qualcuno ha gia detto "A Bologna tutto è cominciato e a Bologna tutto finirà".
Salerno.
"A tutela del MoVimento 5 stelle non verranno certificate liste con persone che hanno corso contro il MoVimento 5 stelle in precedenti elezioni per tutti i capoluoghi di regione e di provincia", viene precisato sui social senza però fare riferimenti diretti". Così hanno dichiarato alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle di Salerno, e invece? Il 26enne Dante Santoro, candidandosi cinque anni fa nella lista "Salerno per i giovani" a sostegno dell'allora sindaco Vincenzo De Luca, prese 600 voti, ora si è messo dalla parte del M5s, ed è in pole position come aspirante primo cittadino di Salerno nella lista dei grillini. La cosa non va giù a nessuno del M5s locale, e nemmeno al direttorio che per ora tace, ma la questione è sulla graticola e la faida è in corso.
Napoli.
Situazione ancora più delicata dopo il caso Quarto, In pole due persone molto vicine: Mario Peluso e Antonio Nocchetti. Il primo voluto da Fico, che dopo l'imposizione della Ciarambino da parte di Di Maio alla presidenza della regione reclama spazio e territorio, il secondo addirittura additato dal Movimento locale come uno vicino a De Magistris, un cavallo di Troia per capirci. In entrambi i casi il Movimento non avrebbe comunque la capacità e la forza di poter presentare candidati alle municipalità, che in un sistema basato sule preferenze sarebbe la morte elettorale. 
E potrei andare avanti. Penso a Roma dove i consiglieri uscenti Marcello De Vito e Virginia Raggi se le stanno già dando di santa ragione e a nulla sono valsi gli inviti di Di Battista, la faida fratricida è in corso e senza esclusione di colpi. Roma è un banco di prova delicato, e Casaleggio sta seguendo la cosa direttamente. Come potrebbe essere altrimenti, fallire su Roma potrebbe essere la morte dei 5 Stelle. Oppure a Torino, dove il Movimento è staccato addirittura di 15 punti dal sindaco uscente Fassino.
Per capirci. Il sistema 5 Stelle di scelta dei candidati è già saltato. La presunzione della democrazia dal basso li ha portati a fare i conti con la realtà delle organizzazioni complesse, come quelle dei partiti. Assemblee dove si dicono di tutto, consiglieri che sbottano, il direttorio che dove può prova a metterci una pezza, la trasparenza nelle scelte andata a farsi friggere, candidati improbabili che in virtù di consenso elettorale scalano il partito, diktat feroci dall'alto, espulsioni, denunce etc etc
Diciamocelo, hanno ereditato i peggiori vizi delle organizzazioni politiche che tanto denunciavano e al posto di migliorare quel difficile percorso che chiamiamo "democrazia interna" lo stanno acuendo in virtù della loro incapacità e dalla loro totale distanza dalla politica.
Mutatis Mutandis.

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